(Mi piace che non apro mai topic ma quando lo faccio sono mattonate)
Vi butto lì un pensiero che mi rimbalza in testa da mesi. Ho sempre notato che tante persone che mi circondano in “real” non hanno vere e proprie passioni: al massimo qualche hobby intercambiabile, che potrebbe benissimo esserci o meno, e la loro vita procede liscia lo stesso. Per come mi hanno cresciuto, in particolare lato paterno (lui è mancato due anni fa), ho invece sempre avuto l’idea che ci fosse l’obbligo morale di trovare qualcosa che ami davvero, spenderci la vita, lasciare un segno. Questo, un po’ paradossalmente, mi ha messo una forma d’ansia che però è (forse) positiva, perché mi spinge ad approfondire tutto quello che tocco.
Risultato: ogni volta che mi appassiono a qualcosa, ci vado a fondo fino a farmi venire il mal di testa. È successo con la fotografia, con l’informatica, con il design (anche se in maniera piuttosto pratica, artigianale: non ho mai amato l’approccio troppo teorico, preferisco fare con le mani). Ora ho una piccola agenzia che ho costruito proprio per riuscire a lavorare con tutte queste competenze che ho accumulato.
La mia dolce metà, invece, dipinge: è un suo hobby, ma non la “divora” come fa una passione vera e propria. Se decide di non prendere in mano il pennello per un mese, non ne fa un dramma. Io, al contrario, vado fuori di testa a pensare di arrivare a casa la sera, spararmi qualche ora di TV e dichiararmi soddisfatto. Questa differenza di mentalità un po’ ci fa “scontrare”: lei non capisce perché io abbia sempre un fuoco costante che mi brucia dentro, e io non capisco come si possa stare senza.
Poi, però, guardando mio padre e tutti i suoi limiti (non era per niente un esempio da seguire, a parte i discorsi teorici su “lasciare un segno”), comincio a chiedermi se non mi abbia trasmesso una specie di “virus mentale”. In fondo, non è forse giusto vivere alla giornata, godersela senza sentirsi in missione speciale, e basta? Non c’è niente di male a condurre una vita “normale” – fare figli, crescerli, passare il tempo su un forum o su TikTok, e stop.
Nell’ultimo periodo, ho pensato più volte di mollare tutto e dedicarmi completamente alla fotografia, con l’idea di creare qualcosa di davvero grandioso e che lasci un segno. Eppure, mi assale il dubbio: non è che questa fame di realizzare qualcosa di importante finisca per togliermi il puro piacere di fare foto? Forse chi vive senza “grandi aspirazioni” campa meglio, libero da questa pressione costante, o magari è proprio la passione che rende tutto più intenso. Alla fine, mi chiedo se davvero valga la pena puntare così in alto, o se stiamo tutti esagerando nel voler “fare la differenza”.
Boh, volevo sapere cosa ne pensate anche voi. Siete più per il “sacro fuoco” che non vi lascia dormire la notte o per il “vivi e lascia vivere”? È una questione di carattere, di educazione, di paranoie personali? Se uno un domani scegliesse di non fare nulla di “importante” e semplicemente godersi la quotidianità, sbaglierebbe? E viceversa, chi si sente costantemente in dovere di “fare qualcosa” ci guadagna davvero in felicità o vive in uno stato di ansia perpetua?