Global warming (Part 2)

molto simili un gran cazzo lol

2 Likes

il portogallo è il paese europeo che ha più risorse eoliche in proporzione alla popolazione insieme alla danimarca

l’italia è tra i paesi con meno risorse eoliche in europa

E’ interessante notare che hai scelto di concentrarti sul Portogallo tra tutti quei Paesi, mentre scarti altri Paesi che sono molto più virtuosi in termini di emissioni. Inoltre, stai effettivamente paragonando un Paese con 10 milioni di abitanti e un PIL 1/10 di quello italiano, pensando che il suo modello sia replicabile da noi? Dobbiamo considerare anche il fatto che non disponiamo della stessa risorsa di vento, che purtroppo non è importabile. Un Paese che sta adottando una strategia simile, e che sarebbe molto più indicato per fare un confronto, è la Germania, i cui risultati disastrosi sono ormai evidenti.

1 Like

Questa cosa mi suona tipo “hai meno risorse petrolifere → installa più pompe di estrazione”.

Purtroppo non sono molti i posti dove puoi installare, nel Mediterraneo vuol dire proprio ben dentro al mare, e mi sa che i costi sono spropositati

Non è che manchi la volontà, è che l’investimento avrebbe poco senso

Anche perché non funziona così, esiste un punto in cui la capacità di generazione da fonti rinnovabili si satura, per via della sua natura intermittente. Puoi anche avere una potenza installata di eolico che supera il tuo fabbisongno ma se non tira il vento sei costretto a ricorrere ad altre fonti energetiche. Che è esattamente quello che accade anche in Portogallo, infatti compensa con gas e import dalla Spagna, motivo per cui nonostante viaggi spesso a 100% rinnovabili alla fine emette tre volte tanto di chi nel mix ha anche una fonte di produzione da energia nucleare.

sempre a fare la punta al cazzo quando si parla di aumentare seriamente le rinnovabili.

se per assurdo fossimo noi ad avere le coste sull’atlantico e il portogallo si affacciasse sul mediterraneo leggerei commenti del tipo eh ma noi abbiamo l’oceano incazzato nero mica quel laghetto del mediteraneo, è un casino mettere una turbina nell’oceano.

la verità è che siamo tra i paesi industrializzati più indietro in assoluto per l’eolico offsshore, eppure gli studi dicono che abbiamo oltre 200 GW di potenziale offshore tra fisso e galleggiante per una produzione di 540 TWh/anno (cioè almeno una volta e mezza la nostra attuale domanda elettrica) però poi nel Pniec hanno previsto che al 2030 solo il 2% della produzione eolica proverrà da impianti eolici offshore e bisogna vedere se li realizzeranno davvero questi ipotetici impianti.

@Cesky tu non ti occupi di impianti off shore?

Si mi tocca :asd:

E quindi come funziona? È vero che nel Mediterraneo potremmo installare milioni di yottawatt/h di eolico e non lo facciamo oppure no? :asd:

Ricordo che aveva già spiegato che i costi sono al momentotroppo alti per giustificare l’investimento :asd:

Il discorso e’ un po’ complesso e devo dirvi che non c’e’ un parere univoco sulla questione.
Gia’ che sono qui, voglio solo darvi 2 o 3 spunti di riflessione sull’argomento :asd:

  • velocita’ media del vento: nel Mediterraneo non e’ strabiliante, siamo verso l’estremo inferiore della fattibilita’, tra 5 e 7 m/s di media annua e quasi sempre 5 o meno vicino alle coste. Per dare contesto, ci sono siti sulla costa Atlantica o nel Baltico che stanno a 10+ m/s.

  • profondita’ del fondale: lo stato dell’arte ad oggi e’ ancora avere fondazioni rigide (non galleggianti) quindi il fondale dev’essere basso (o devi star vicino alla costa) o diventa impossibile (immagina i costi d’avere la torre che scende 200 metri per intercettare il fondo). Il floating sta facendo progressi ma, ad oggi, la piu’ grande turbina con fondazione galleggiante mi pare sia la 9MW in Scozia (credo sia proprieta’ Equinor ma non son sicuro). La potenza offerta per turbine a fondazione tradizionale e’ 15-16MW. Nel Mediterraneo non abbiamo i grandi banchi di sabbia del Baltico o la piattaforma continentale che c’e’ sull’Atlantico, complicando le cose.

Altre cose da tenere a mente e specifiche per le macchine offshore:

  • la wind availability (quanto tempo nell’anno hai vento per produrre) offshore e’ generalmente parecchio piu’ alta di quella onshore, principalmente perche’ in mare il vento e’ parecchio piu’ costante che a terra. Ci aggiriamo attorno al 55-60%. Questo dato generalmente tendera’ a crescere col crescere della dimensione delle macchine (rotore piu’ grande = piu’ area coperta = piu’ spinta a parita’ di velocita’ del vento o minor velocita’ del vento necessaria a parita’ di potenza prodotta). Questo e’ un fattore globale che non dipende molto da sito a sito.

  • la scala dell’investimento: mentre con le macchine onshore, e’ possibile mettere macchine pilota anche singole, per l’offshore non e’ quasi mai realizzabile. Vuoi per i costi di installazione, di posa, la necessita’ di una sottostazione in mare ed altri fattori, il risultato e’ che i parchi offshore sono quasi sempre progetti enormi (e che richiedono investimenti enormi) che non tutti gli stati ritengono appetibili. Di nuovo, per dare contesto, Doggerbank in UK, 3.6GW, si aggira verso i 14B dollah).

  • La manutenzione e’ un dramma. Devi mandare navi apposta, spesso per settimane

Scusate e’ uscito un WOT.
TL,DR: il freno piu’ grosso secondo me e’ come al solito il vil denaro.
Al momento, sempre IMHO, conviene di piu’ costruire lo stesso parco nel Baltico rispetto a farlo nel Mediterraneo.
Non che debba importare ad uno Stato, ma probabilmente al bando di gara, dovrebbero offrire un prezzo dell’energia talmente elevato che forse non ne vale la pena.

5 Likes

Capisco le considerazioni economiche, ma oramai si parla di sopravvivenza della nostra civilizzazione

simpsons

Quindi si può fare, ma costa.

Invece una centrale nucleare di 4 generazione costa e non si può fare, quindi dovremo subito iniziare a costruirle.

Non fa una piega :lode:

2 Likes

Si ma ste cose non le decidiamo ne io ne te, chi lo fa non prende in considerazione CO2/kWh, availability o altro ma EBITDA/ ROI e altre fregnaccie da parassiti finanziari :asd:

1 Like

Tra l’altro è in corso un trend crescente nel settore finanziario per distaccarsi dalle valutazione d’impatto ESG nella predilezione degli investimenti, a favore piuttosto del rendimento in quanto tale, e parallelamente i Repubblicani statunitensi sono impegnati in una campagna per criminalizzare effettivamente le strategie d’investimento orientate a motivazioni differenti dal profitto; la cosa ha poco senso in realtà, la clientela deciderà autonomamente se il proprio agente investitore sia o meno in grado di produrre i risultati attesi, ma stanno esercitando pressioni, ed ottenendo risultati.

https://www.reuters.com/sustainability/sustainable-finance-reporting/jpmorgan-fund-arm-quits-climate-action-100-investor-group-2024-02-15/

Lo so.
Sono contento che almeno nel mio settore, il successo dipende direttamente dalla sicurezza.
O ti chiami Boeing e vieni salvato dagli aiuti di stato sempre.

coi 170 miliardi buttati col supercessobonus sai quante centrali si potevano costruire?

EU greenhouse gases in numbers

6% of global emissions are released by the EU: 4th largest emitter

31% reduction in EU emissions achieved in 2022 compared to 1990 levels

55% is the EU reduction target by 2030 compared to 1990 levels

gli sforzi europei vs resto del mondo

world 37 miliardi e rotti di tonnellate di co2

Se l’europa pesa il 6% fanno 2 miliardi e rotti. Dopo 40 anni un europa stiamo a 1 miliardo in meno circa di tonnellate di co2.

Mi sembra come svuotare il mare con il secchiello ancorchè parecchio commuovente l’effort della comunità scientifica ma qui ora secondo me siamo alla resa dei conti.

Vabè che non si butta via niente ma se da ora ai prossimi 40 anni famo un altro 30%, usando più spesso i cavalli e scorreggiando meno a livello planetario passeremmo da 37b a 25b.

Cioè nel 2064 con 25b di tonnellate di co2 all’anno. Il valore del 2000 praticamente dove già stavamo con la metastasi. Che poi quella immessa mica scompare. Si somma nel bombolone del botto finale. Hai voglia a risucchiarla con la verdura e gli aspiratori.

Solo la cina pesa per il 30% e i paesi emergenti stanno a “civilizzarsi” a tavoletta.

Il mondo fermo totale manco le crociere e gli aerei per il covid sono stati appena 2b tons di co2 in meno.

Secondo me 8b di umani così ingrifati il pianeta nun li regge.

L’unica soluzione per portare le emissioni a un valore sostenibile per il pianeta è estinguerci asap.

Oppure fare in 10 anni un reset tale da tornare alle clave e alle caverne o nella migliore delle ipotesi introdurre tecnologia borg.

A me pare evidenye che non è più solo un problema di riduzione annuale ma anche di rimozione dell’accumulato se non vogliamo diventare acidi come Venere.

Boh io a sto punto sono parecchio pessimista poi può essere che l’umanità sia capace di un colpo di reni e accade un miracolo.

Trovo molto interessante il seguente articolo su come un valore sulla carta ridicolo, le emissioni umane, in confronto a quante tonnellate il pianeta gestisce naturalmente, abbia invece compromesso il delicato equilibrio frutto di milioni di anni.

ho tradotto un passaggio:

“Il ciclo naturale del carbonio della Terra sposta una quantità impressionante di anidride carbonica (CO 2 ) attorno al nostro pianeta”

“Questo movimento naturale del carbonio fa impallidire il contributo dell’umanità: ammonta a dieci volte la quantità di CO2 prodotta dagli esseri umani attraverso attività come la combustione di combustibili fossili.”

"Se le persone emettono solo un decimo della quantità di CO2 emessa dalla natura, allora perché gli scienziati sono così preoccupati per le nostre emissioni che determinano il cambiamento climatico? È perché la nostra quota extra di emissioni di carbonio ha sbilanciato quello che una volta era un ciclo equilibrato. “Ciò che viene prelevato dai processi naturali è più o meno uguale a ciò che viene immesso, a parte la misura in cui lo abbiamo disturbato”

“Sebbene gli esseri umani abbiano aggiunto le nostre emissioni alle fonti naturali di carbonio, non possiamo accelerare il lavoro della maggior parte dei serbatoi naturali di carbonio che assorbono CO 2 dall’aria. Rothman afferma che ci vogliono secoli perché l’anidride carbonica nell’atmosfera venga completamente assorbita negli oceani. Ci vogliono altri 10.000 anni circa perché i meccanismi naturali rimuovano il carbonio in eccesso dagli oceani e li riportino all’equilibrio.”

"A causa del ritmo glaciale con cui i serbatoi naturali di carbonio assorbono la CO 2 , gran parte dell’anidride carbonica emessa dall’uomo negli ultimi secoli rimarrà nell’atmosfera per molti anni a venire. Ciò sarà vero anche se domani gli esseri umani smettessero di emettere tutti i gas serra: il pianeta avrebbe bisogno di centinaia o migliaia di anni per eliminare tutta la CO 2 in eccesso che le persone hanno immesso nell’atmosfera durante l’era industriale.

"Non ha un posto dove andare… e non se ne andrà per molto tempo", dice Rothman.

Gniente siamo letteralmente nella merda fino all’esofago.

Possiamo solo vedere la medicina scopre dei polmoni sintetici che respirano co2 e emettono ossigeno e ce li facciamo trapiantare asap.

1 Like