È bellissimo @xEnd3r che tu abbia un amica così. Non è da tutti secondo me.
Spesso ci isoliamo perchè non vogliamo interferenze, fastidi, o per non creare illusioni o malintesi. O per paura dei nostri sentimenti.
Ci sono istanti nella vita dove si formano dei cristalli perfetti fragili e forti nello stesso tempo, sembrano casuali ma non lo sono, sono anime che si cercano nello spazio, secondo me è quasi magia, quando te ne capita uno servirebbe che il tempo si fermasse, poter congelare tutto il resto, cose, piante, persone, animali, l’aria, e muoversi nel tempo nell’unica direzione possibile, per guardare da vicino quel cristallo quando si è appena formato.
Poi con calma si finisce per capire tante cose. Sono sempre stato attirato dalle storie di amici d’infanzia: romanzi e film dove due bambini si conoscono da piccoli e con gli strumenti che hanno i bambini - il gioco, la complicità, l’ingenuità e la semplicità che si hanno a 8-10 anni - affrontano insieme situazioni difficili. Poi cresco, arrivo alla soglia dei 50 e scopro che io ho vissuto una storia così e allora capisco molto.
Come se il mio inconscio mi avesse aiutato a rimuovere il brutto, ma mi avesse continuato a segnalare che - per forza di cose - cancellando le cose brutte avevo perso anche una parte importante. Insomma sono passate alcune ore da questa chiacchierata e ancora non riesco a togliermi dalla testa come una bambina di 10 anni possa essere stata così coraggiosa e determinata. Mi ha voluto bene anche se era difficilissimo farlo.
Volevo dire scappare dai debiti e ho scritto scappare dai debitori :P Capita. Ora correggo. Pero’ ti prego… visto il tipo di topic e gli argomenti trattati, si riesce ad andare 5 cm in profondità?
Cmq la notte mi ha portato consiglio. Oggi sono meno scosso di ieri (che ero veramente sull’orlo del crollo emotivo :P).
Mi è successa però una cosa strana, che retrospettivamente credo non sia una novità, ma me ne accorgo solo ora.
Guardando la foto di classe e guardando quel bambino biondo che sono io… provo pena per lui, pensando a cosa ha passato.
Il punto è che non riesco a pensare che lui sono stato io. È come se fossimo due persone diverse che condividono una parte di ricordi (pasticciata e incompleta).
Mi sento in pena per quel che sta passando e quello che lo aspetta.
Non riesco proprio a capacitarmi di come lui sia me stesso.
(l’ho scritto malissimo, è che proprio non trovo le parole per spiegare la dissociazione totale che c’è tra me di oggi e la mia infanzia)
Pikkolo te lo dico senza mezze misure, il thread è serio, se ci posti dentro solo per il tuo disperato bisogno di attenzioni ti accompagno alla porta. Primo e ultimo avvertimento
Sarebbe come se qualcuno entrasse e scrivesse a bruciapelo “porgi l’altra guancia”. Sono massime decontestualizzate buone per i cioccolatini e i biscotti della fortuna. Qui si parla di vita vera, ma sembra non rendersene conto.
Provo con altre parole: mi spiace per quel bambino e quel che sta passando e passerà. Ma lui non sono io. Punto.
Siamo al solito: vivo in terza persona ogni evento traumatico mi sia successo a quell’età e anche qualche anno più tardi.
Però se si parla di E che mi stava vicina… allora improvvisamente sento il senso di colpa di non averla ringraziata abbastanza.
Allora quel bambino sono io.
Oggi che sono padre vivo l’infanzia una seconda volta grazie a mio figlio. Mi diverto tantissimo e colgo ogni occasione per giocare con le costruzioni, per fare la lotta sul divano, fare e ricevere scherzi di ogni tipo (ha 5 anni quindi immaginate che tipo di scherzi… robe del tipo mi nascondo dietro l’angolo, lo chiamo e faccio BHU!!!) etc. L’infanzia rubata la vivo adesso, da grande, e ancora una volta mi spiaccio non per me, ma per il bambino (io piccolo) che non se l’è goduta.
Ecco tutto questo mi ricorda come mai a un certo punto non sono più andato dallo psicoterapeuta. Era come se avessi trovato un equilibrio per cui nulla era risolto, ma tutto funzionava in qualche modo.
Io ho pochissimi ricordi della mia infanzia, ma davvero pochi. Fino alle scuole medie, ho un vuoto inquietante.
Per la maggior parte, sono ricordi legati alle foto che posseggo. Cioè ho quei ricordi solo perché li ho visti in foto. Per il resto, c’è il vuoto.
E la cosa è talmente estraniante, che a volte ho avuto il dubbio che quella nelle foto non fossi io, ma un’altra bambina. Che magari mi avevano adottato quando ero più grande e mi avevano fatto credere che quella nelle foto fossi io
Lo psichiatra e la terapista vorrebbero tanto sapere se c’è un unico evento traumatico che ha scatenato questa specie di amnesia, allo psichiatra brillavano letteralmente gli occhi ma io non ricordo assolutamente niente.
È veramente frustrante avere questi vuoti e soprattutto non capire perché oggi sono così. Mi mancano letteralmente pezzi.
Tra parentesi - visto che qualcuno mi ha chiesto come mai racconto tutti questi cazzi miei così con una certa nonchalance - io ho dato al mio passato questo significato: non mi devo vergognare di niente, devo tenere la fronte alta e parlarne liberamente, non perché parlandone mi sento meglio (in genere mi sento peggio :P) ma perché questi sono problemi di cui si deve parlare e se non lo fa chi ci è passato…
Si ecco ci sono terapisti che preferiscono andare al problema, identificarlo e cercare di cauterizzarlo e altri invece più pragmatici che ti aiutano a “fare pace con te stesso”. Io ho trovato le sessioni di psicoterapia così dolorose e traumatizzanti (non per colpa del terapista eh… ma emergevano cose veramente spaventose) che a una certa, d’accordo con lui, abbiamo deciso di “sepellire i genitori nel bosco”.
Ha funzionato. Nella vita di tutti i giorni non mi piango addosso, non mi lamento, non sono “traumatizzato”. Sono un essere che “funziona” abbastanza bene. A volte mi concedo di sondare in me stesso per vedere se dolore, ferite, ansia, ricordi traumatizzanti etc sono ancora tutti lì. E’ come se avviassi un checkup
Tutto ancora lì, perfettamente conservato.
Chiudo la scatola e vado avanti.