Di sessismo ingenuo e/o consapevole, parte 2



La risposta è stata: "oh cavolo, lo sto facendo sul serio? Scusa."

Poi hanno continuato a farlo, ma meno di frequente. A volte però devo ricordargli che, ehi, sono sempre io. Non è che perché adesso ho le tette il cervello mi si è ristretto
Si capisce perfettamente, penso. Almeno io ho chiare le dinamiche ed è una cosa che dà molto fastidio anche a me. È come essere trattati coi guanti, perché sì. Sai a cosa mi sembra simile? Simile eh, non la stessa cosa. Ai moti di falsa compassione verso che so, i portatori di handicap o più in generale verso chi ha affrontato difficoltà di un certo tipo. La associo a quel tipo di ipocrisia.
Credo che sia fondamentalmente una forma di "benevolent sexism".


Riesci mica a fare degli esempi più particolareggiati delle due situazioni? Perché sono proprio curiosa di vedere i due modi loro di reagire, visto che mi sono approcciata solo a uno.


In quel caso, secondo i paperz, si tratta di riduzione della soggettività dell'altro, cioè equiparazione alla sua condizione. E' un disabile, quindi sai già per esempio cosa desidera (non esserlo), il suo discorso ti aspetti sempre che verta su come ci si sente ad essere disabile ecc. Non è trattato come un soggetto opaco con desideri complessi e privati.

La via d'uscita è soggettivizzarsi nel discorso pubblico, per esempio se scrivono libri, partecipano alla vita pubblica ecc. in questioni non legate all'essere disabili, diventano opachi come soggetti e quindi anche politicamente efficaci. E' quello che hanno fatto i gay.
Tipo nel mondo dell'arte dalle donne ci si aspettano delle opere che esprimano femminilità, i critici lo vanno a cercare col lanternino quando magari non c'entra niente con l'opera ecc.

E' come cercare mascolinità in tutte le opere di uomini.


Diciamo che con le persone che conoscevo già da prima, ho il grosso vantaggio che gli posso fare notare che mi stanno trattando in maniera diversa.

Ossia, per fare un esempio. Io di lavoro sono consulente. Prima se ad un cliente dicevo A, il cliente lo accettava. Io dicevo A, quindi era A. Adesso invece devo spiegargli come minimo tutto l'alfabeto fino alla M, se non alla Z, prima di riuscire a fargli accettare che A vuol dire A.

Se è un cliente che conoscevo già, gli posso dire: ascolta un po', se prima accettavi quello che ti dicevo senza fiatare, perché adesso fai mille storie? Cos'è cambiato?

Alcuni vanno sulla difensiva, dicono "non è vero", mentre altri ci pensano e riconoscono che effettivamente mi stanno trattando in modo diverso da prima, si scusano, ed accettano quello che gli dico.

Poi a volte, in seguito, gli "scappa" di nuovo questo comportamento, ed allora glielo faccio notare di nuovo, e mano a mano smettono.


Alcune considerazioni:
Nei clinical trials genere viene messo se da letteratura precedente vi è ragionegole evidence che sia prognostico. Se non lo fosse alcuni regolatori potrebbero non accettare un analisi principale (o meglio, rischio del proponente di pianifica re un analisi con un fattore non prognostico). Eventualmente fare analisi a posteriori esplorative.

Se le analisi esplorative sono promettenti sta poi al proponente vedere il potenziale e decider se generare ulteriore evidence(e.g. quanto profittevole per un ente profit o risparmio/efficienza soldi pubblici enti no profit).

Sui dosaggi: ci sono un sacco di incertezze e il più delle volte one size does not fit all. L ideale sarebbe un modello prognostico che dati alcuni parametri minimizzi il rischio safety e massimizzi efficacy. Si fanno molto poco tali modelli (oncologia e in alcuni ambiti cardiologici) . Si minimizzerebero molti problemi con un primo banalissimo modello che includa il peso del soggetto

questo thread è tremendamente interessante

or ora dal fb di un’amica

“Sono stati i cinesi, gli americani…ma perché, visto che il virus sta colpendo soprattutto maschi, non si incolpano anche i laboratori segreti delle nazifemministe? Questa discriminazione dei complottisti è irritante.”

“Risposta: perché possono esistere alieni, rettiliani, angeli, mummie ma non scienziati donne”



Non voglio deviare il discorso, ma questo atteggiamento non è solo legato al genere, ma anche alla posizione lavorativa ed all'età.
Puoi saperne a pacchi, ma se arriva qualcuno coi capelli bianchi ed una posizione più alta della tua, ha più credito e gli risulta più facile farsi ascoltare.

Quindi, giusto parlarne, ma ho come la sensazione che i mulini a vento siano dietro l'angolo


Il fatto che non sia solo legato al genere non è rilevante: nel caso specifico di WhiteTiger, il cambiamento della condizione è direttamente legato al cambiamento di genere, perché la persona è per il resto la stessa, nello stesso ambiente.

Non sono mulini a vento, e pensare di arrogarsi il diritto di spiegare noi alle donne cosa costituisca sessismo o meno è anche, a sua volta, una forma di sessismo strisciante.
Il tuo post nello specifico non devìa il discorso ma lo rafforza: la reazione tipica maschile di fronte alla presentazione del sessismo è la negazione della sua esistenza, o la minimizzazione.


Non volevo sminuire quanto lui stia vivendo, ma solo aggiungere altri dettagli al problema. Se sei donna e sei anche giovane, è pure peggio.

Riguardo ai mulini a vento, sono un po' disfattista perché credo che cambierà molto poco negli anni (tanti anni).
Quanto lei stia vivendo
Avevo visto rileggendo e spero che nessuno se ne risenta perché non è di certo voluto


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è comunque irrilevante, visto che il sesso poi si aggiungerebbe anche alla discriminazione per età, posizione etc...


RomZERO, sei un uomo che è venuto a spiegare ad una donna che si lamenta di come la gente la tratta diversamente dopo il cambio di genere, che non capisce che la trattano così perché giovane.

Lei è sempre la stessa persona e l'unica differenza è il genere.
La trattano diversamente. Non c'è molto da discutere
Secondo me sono intensità diverse. L’esperienza riportata è più intensa che uno con anzianità vs. un nuovo arrivato, perché in quest’ultimo caso la dinamica che si crea è di inserirsi sul lungo, cosa che anche l’anziano accetta. Mentre una donna non ha questa prospettiva di default.


Questa cosa comunque è la base dell'intersezionalità, che è una teoria sociale che il femminismo porta avanti, secondo cui il privilegio sociale (o la mancanza di questo) dell'individuo è dovuto all'incrociarsi di diverse caratteristiche, che possono rinforzare a vicenda (positivamente o negativamente) la condizione.

E' per questo ad esempio che si parla di "straight white male" -> perché essere straight è un livello, essere white è un altro, essere male è un terzo, e tutti rinforzano positivamente e vicendevolmente la posizione dell'individuo nell'impianto sociale.


Non sono venuto a spiegare nulla e non ho messo in discussione cosa ha scritto. Non mi pare difficile da capire quel che ho scritto (a meno che si sia prevenuti o si voglia volutamente dargli un altro senso).
Più che altro perché maschio + bianco + etero è lo standard normativo intorno al quale sono costruite le leggi, il bon ton, i vestiti, i farmaci etc.