Cosa stai leggendo adesso? (Part 1)

Mi sono letto questo libro fiume su Ibsen https://www.goodreads.com/book/show/9737640-i-capolavori che oltre ad avere i testi delle opere maggiori per ognuna ha una lunga introduzione e il commento alle varie messe in scena nei vari paesi e nei vari periodi oltre che alle reazioni della critica.

Al di là del valore dei testi di un classico moderno è stato interessante proprio capire come si è mossa la critica nel recepire Ibsen e come i vari registi lo hanno reinterpretato.
Letto Brevi vite di idioti di Ermanno Cavazzoni che è un libricino divertentissimo e scritto benissimo. Si legge in un pomeriggio e lo raccomando veramente a tutti
Sto leggendo Riccardo III e penso di volermi recuperare qualcos'altro di Shakespeare, ho sempre snobbato il teatro (Ho solo letto Medea ).
Prova Sgt. Peppers


La bbc ha fatto una bella serie tv con talenti d’eccezione (Jeremy irons, Tom Hiddleston) chiamata the hollow crown su richard ii, henry IV 1+ 2 e henry v
Di recente ho letto "Terminus Radioso", un romanzo "post-esotico", genere coniato dall'autore.

Ho idee contrastanti sul libro, da un lato lo ritengo un lavoro geniale di distopia e condizione umana, dall'altro l'ho trovato un po' mollo .
Ho finito Guerra e guerra e sento che questo libro ha bisogno di qualche parola in più perché poco conosciuto e abbastanza particolare.

Per prima cosa anticipo di cosa tratta il libro, perché leggendone un estratto o la quarta di copertina è impossibile arrivarci, cioè dell'apocalisse. Non a caso si apre con una sezione apparentemente scorporata dal resto che si intitola "E' arrivato Isaia" e che era stata precedentemente pubblicata singolarmente anni prima dell'uscita del libro, poi seguita da alcuni passi piuttosto criptici e hints sulla rete.

Ma prima di arrivare all'apocalisse il libro sembra una sorta di Fratelli Karamazov 2, per poi smentirsi (la religiosità di Krasznahorkai è molto più bartesca che dostoevskiana), passando poi a una sorta di bizzarro pendolo di Foucault fino ad arrotolarsi su se stesso in una sorta di metacritica nello stile proustiano del ciclo di Albertine (cioè fatto di frasi interminabili e oscure, ridondanti di ripetizioni e subordinate ecc...) in cui l'autore si cala nello scomodissimo doppio ruolo di scrittore e interprete metaletterario sia nei panni di sé stesso che in quelli del suo (quasi) alterego protagonista Korin. Si conclude diventando quello che è sempre stato, cioè un romanzo di Krasznahorkai sulla fine del mondo e del senso (ogni grande scrittore alla fine scrive un solo romanzo, se ne pubblica più di uno è perché tutti sono lo stesso romanzo). Nota a margine ci sono questioni ipertestuali, come la vicenda dell'artista Mario Merz che entra, esce, e poi rientra nelle pagine del libro passando da eventi nel mondo reale; nomino qui la questione perché è di poca importanza e fa un po' retrò early 2000.

Insomma un libro complicato e piuttosto oscuro che non è, secondo me, l'apice letterario dell'autore (già toccato in Melancolia della resistenza) ma che funge da vocabolario completo dei suoi temi, delle sue posizioni e delle considerazioni letterarie, culturali, politiche (a una certa diventa Non ci resta che piangere ) e linguistiche in cui il lettore ricopre il ruolo che sarà nel libro di diversi personaggi "ascoltatori".


Io ho provato a leggere Melanconia della Resistenza, ma mi ha prosciugato lo stile quasi ossessivo di Krasznahorkai e non l'ho mai finito. Ma per quello che lessi, 10/10.

Mi han parlato molto bene di "Seiobo è discesa quaggiù", una raccolta di racconti sua.


Questo è peggio da quel punto di vista, perché ancora più estremo, va meta sulle questioni stilistiche che lo riguardano e ti spiega cosa sta facendo nello stesso stile, tipo una sola frase che dura 10 pagine
rileggendo antologia di racconti di lovecraft che erano in offerta gratis sul kindle della ragazza (kindle che tra l'altro è una figata, non l'avevo mai cagato prima ed è stato un grande errore) a distanza di boh, 16-17 anni.
sempre belli, pensavo che li avrei trovati noiosi invece mi hanno catturato come la prima volta
Pensa che a me invece la raccolta di racconti di Lovecraft che ho letto mi ha lasciato un'impressione abbastanza tiepida

Bello l'immaginario che ha creato, però per il resto boh.



Sostengo anche io che Neal Stephenson abbia imparato a scrivere lungo la sua via da autore (ed ha scritto altri libri abbastanza pallosi), ma "praticamente Neuromante fatto male" è una descrizione un po' disonesta
O meglio, è una specie di fanfic (perché è un libro che aveva assolutamente bisogno di una passata editoriale che non ha ricevuto), che ritorna ciclicamente perché ha il merito di aver imbroccato una certa quantità di elementi grotteschi, secondo almeno l'occhio del 1992, che alla fine si sono manifestati in una qualche forma nella realtà.
Neuromancer ci arriva con una costruzione un po' più generalista, la specificità di Snow Crash è molto più on point in diversi casi.

Se uno volesse leggere Stephenson, ecco, Snow Crash non è un buon suggerimento, così come se uno volesse leggere un buon libro cyberpunk.
Considera anche che li ha scritti quasi 100 anni fa, e ha di fatto gettato le basi per un modo di fare horror che prima sostanzialmente non esisteva


Beh che c'entra, non è che fino all'Ottocento la gente scriveva male
Crossroads di Franzen. Primo romanzo suo che leggo ed è la macchina perfetta da letteratura, ha tutto, stile, cambi di registro, tecnica ecc... solo che è stato anche uno dei libri meno interessanti che abbia mai letto. Nulla di quello che c'è scritto molto bene è minimamente rilevante, non capisco manco perché scrivere nel 2020 un romanzo sul midwest negli anni '70 ma sorvoliamo su questo, sono 450 pagine di realismo psicologico, praticamente 200 puntate di biutiful concentrate in un libro in cui in ogni paragrafo c'è il cliffanger del prossimo con qualcuna che rimane incinta, uno muore, un altro mette le corna, qualcuno si innamora ecc... c'è una frequenza di eventi che a una certa vai in encefalogramma piatto. Poi siccome il realismo psicologico si basa su gente che fa scelte per motivi interni alla propria testa finisce che tutti i personaggi continuano a cambiare idea su tutto in ogni capitolo e ti dici alla fine "but why?".

L'unica cosa che mi è rimasta è prettamente sentimentale, un mood oscuro da provincia USA che si oppone alla brillantezza delle illuminazioni cristiane che cambiano la vita a certi personaggi.


scusami eh, ma che vuol dire "rilevante"?
racconta una storia.
racconta una storia plausibile, di gente comune. E lo fa in maniera non banale...
Ce ne fossero di più di libri così...

se per te quelli sono cliffanger, allora la vita di ognuno ne è piena...

Invece no, è meglio la Oates o la Allende a quanto pare
E' che a una certa devi dire una cosa se scrivi un libro. Io non ho capito cosa voglia, a parte tenerti attaccato alle pagine, riuscendoci abbastanza bene. Il midwest è brutto? La grazia ti salva?


in realtà il messaggio che a me arriva leggendo Franzen e che io trovo con le dovute variazioni in tutti i suoi libri, è che di base "le relazioni tra le persone sono complicate".

Le persone navigano a vista per cercare di stare bene, spesso non capiscono cosa vogliono, sbagliano, fraintendono, hanno un sacco di psicopatologie di cui spesso sono inconsapevoli etc etc...

Magari è un messaggio banale e non filosofico, ma a me colpisce molto...

P.S: qual è il messaggio dei libri di Philip Roth?

Boh, mai letto


ma infatti non intendo che scrive male, se tu intendevi quello sbagli imo