Chi sono io?
Fino a dove si sovrappone la mia maschera con la realtà della mia esistenza?
Sono quello che dico di essere o sono quello che faccio?
Oggi interpreto un ruolo, o è il ruolo che mi sta trasformando in ciò cui vorrei essere?
Solo un frammento debolmente autoconsapevole quale prodotto di un flusso di coscienza più ampia a cui non vi è accesso e di cui, in quanto black-box, ignori il funzionamento, un umano non ha modo sapere chi esso sia, e probabilmente nessuno lo saprà mai.
in teoria tramite l’analisi, la black box, non dovrebbe restare così oscura
E’ sempre un’approssimazione interpretativa, l’elaboratore e l’oggetto dell’elaborazione coincidono quindi l’analisi è parziale per indeterminabilità del modello.
Non te la prendere ma ti giuro, ogni volta che leggo un tuo post è come se leggessi una sequenza di geroglifici
Sei troppo avanti in fatto di esposizione per me si vede
sì, ma non si è ciechi come nell’altro caso.
di fatto, la gente, non si conosce.
La risposta dovrebbe essere: “boh”
Appunto. Non hai accesso a te stesso, puoi analizzarti certo, puoi chiedere ad altri di farlo, anche se poi la risposta verrà sempre riassorbita e rielaborata da quello stesso agente a cui cerchi di attribuire caratteristiche, ma non hai accesso a te stesso, rimarrai un mistero.
sì però Malanic, l’analisi un po’ le cose le cambia.
La completa cecità, rispetto ad essere ipovedente, può fare la differenza
Mh, penso di aver capito cosa tu intenda, e sarei pure concorde in termini generali, dipende solo da quanto vorresti ampliare il concetto; sicuramente l’autoanalisi introspettiva può aiutare ad approfondire il livello di autoconsapevolezza di se, ricorsivamente sempre più, ma il, chiamiamolo livello di definizione, rimarrà opaco. Appunto dipende cosa si voglia cercare e cosa si trovi sufficiente come risposta.
Io sono.
A me questo basta per definirmi.
Ignoro tutto il resto, che è impermanente.
non riesco più a scindere quello che sento da quello che vorrei essere e quello che sono.
mi identifico troppo nelle maschere che monto quotidianamente, al punto da credere che siano parte di me.
C’è da dire che siamo in divenire, per cui una certa dose di “moto verso qualcosa” è fisiologica: quella spinta che definirei esplorativa la abbiamo dentro un po’ tutti, chi più chi meno a seconda di diversi fattori come l’indole, l’età anagrafica, le condizioni contingenti, l’esperienza.
Se questo “qualcosa” sarà egosintonico o no lo si scopre a posteriori, analizzando pensieri, emozioni e sentimenti scatenati dalla nuova situazione. Se a bocce ferme, passato l’entusiasmo iniziale dell’ottenimento dell’oggetto del desiderio, le sensazioni in relazione al “qualcosa” sono “di vuoto”, è molto probabile che si sia fatto un passo nella direzione di una “fantasia” che non ha attinenza col nostro essere, occorre allora avere il coraggio di sfrondare il superfluo alla ricerca di ciò che dà serenità, il che spesso è sotto il nostro naso e già lo abbiamo: I nostri bisogni di base sono motori potenti, difficile poter sopportare la condizione che siano frustrati regolarmente senza che questi ci portino a una situazione in cui vengano soddisfatti.
Attenzione ai desideri indotti da quel che vediamo in giro, raramente ciò che troviamo desiderabile per placare le nostre ansie è ciò che ci darà vera pace. Questo non si sa mai a priori, ma con l’esperienza si può riconoscere gli schemi della frustrazione, e non dico andare a colpo sicuro, ma almeno risparmiarsi certe delusioni e dalle conseguenti disillusioni.
Per risponderti adeguatamente mi servirebbe capire che differenze trovi tra quello che vorresti essere, quello che senti, e quello che sei.
sapere chi voler essere sarebbe già un bel passo avanti.
insomma avere un obiettivo che non sia sopravvivere porta sempre risultati.
ma io non lo so.
sento che sono stanco, non entro in sintonia con nessuno, mi isolo, non ho interessi condivisibili con la media delle persone, vorrei vivere in un eremo.
sono un uomo medio. di mediocrità intriso, mediamente sovrappeso, mediamente alto, mediamente basso, mediamamente scemo
Volevo aprire un thread simile in questi giorni, probabilmente lo farò lo stesso però ti capisco.
La prima cosa che mi viene in mente è che sai chi sei al momento, un uomo nella media.
E mi sembra di capire che non sei soddisfatto di questa cosa, che da come la vedo io, è già un punto di partenza.
Ora passo la palla a te, dato quello che ho appena scritto, quale sarebbe la prossima mossa, o il primo pensiero che ti viene in mente quando pensi “non voglio essere come sono ora”?
cosa te lo impedisce?
Penso che quella sia una conseguenza del sentirsi come si sente ora. Non è quello che vuole dalla vita ma una via di fuga dalla situazione attuale.
Canaia correggimi se ho inteso male.