[Break] Spaghetti war

sinceramente io ho in senso del gusto talmente scarso che se mi cucini Barilla o la migliore pasta italiana difficilmente riuscirei a distinguerle.

Come non so riconoscere il parmigiano dal grana o dal parmesan cheese (qui ovviamente compro sempre il parmesan cheese che 50euro al kg per il parmigiano reggiano non li spendo nemmeno sotto tortura)

p.s. altro discorso la farina… sulla pizza ho notato differenze di gusto abissali tra le varie farine, con la più buona che mi sia capitata una cinese che non trovo più :cry: aveva un sapore straordinario, persino mia moglie che la pizza la mangia malvolentieri si è accorta immediatamente quando l’ho cambiata (tra l’altro per una italiana del mulino Aguglaro e Figna, lo stesso de Le5Stagioni)

sei giustificato solo perchè vivi in terre straniere :asdsad:

p.s
sei un fumatore ? :look:

Cioè, l’ideale è quello ma viene un buon piatto anche cambiando gli ingredienti.
Come carne meglio il manzo ma va bene anche il maiale, sulle cipolle io da quando mi sono trasferito in Emilia uso tranquillamente le classiche dorate, il risultato non cambia di tanto.
Ma si, le rosse sono forse quelle meno indicate.

No, mai fumato una sigaretta né altro in vita mia.
Ho solo un olfatto e un gusto molto poco sviluppati.

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a parte non spezzare gli spaghetti, tutte stronzate, anzi mo mi farò una pasta cozze e pecorino :asd:

paziente uno covid spotted

:look:

che tra l’altro se andate a sentire il podcast DOI(dominazione di origine inventata) dimostra che l’unico verso parmigiano tradizionale è il parmisan del winsconsin e non il nostro attuale :

Denominazione di Origine Inventata, il podcast di Alberto Grandi, docente di storia dell’alimentazione e storia economica all’università di Parma, e Daniele Soffiati, autore di libri dedicati al cinema e alla tv

Alberto Grandi mette subito in chiaro le cose rispetto alle polemiche degli ultimi giorni sulle origini dei nostri prodotti alimentari, aggiungendo che “la storia ha bisogno di essere rispettata, e deve essere rispettata la memoria di milioni di italiani che sono emigrati all’estero, soprattutto in America, tra il 1875 e gli anni ‘50 e ‘60. Immaginare che queste persone, che se ne sono andate per fame, per povertà, avessero chissà quali competenze gastronomiche da insegnare al resto del mondo è offensivo per la loro memoria e il loro sacrificio ”. Un sacrificio su cui l’Italia ha costruito in larga parte il boom economico, che ha definitivamente spezzato i vincoli della scarsità e della denutrizione che avevano caratterizzato le nostre classi popolari fino a quel momento. Il conquistato benessere permise agli italiani di creare una cucina domestica nuova, frutto degli incroci e delle contaminazioni che arrivavano da coloro che erano emigrati e allo stesso tempo dai nuovi modelli di consumo veicolati dalla televisione e da Carosello.

L’identità e le radici degli italianii

Queste sono le radici nella nostra cucina, che non possono essere confuse con l’identità e la reputazione che il cibo e i prodotti italiani hanno oggi nel mondo. “La nostra identità gastronomica di oggi è quella di una cucina molto ricca e con una grande reputazione internazionale, fatta di ricette meravigliose che io non metto mai in discussione, però le radici sono quelle di un paese povero, disperato, costretto ad andarsene”, che all’estero ha conosciuto nuovi ingredienti. “La nostra identità di oggi, ragionevolmente, sarà un pezzo delle nostre radici di domani. Di questa dimensione dinamica dobbiamo essere consapevoli: l’identità non è una cosa che rimane fissa nel tempo”.

La lunga storia del Parmigiano

Quanto al Parmigiano Reggiano, Grandi spiega che la sua storia è quasi millenaria. Il Parmigiano nasce dalle parti di Parma ed è nota la descrizione che a metà del XIV secolo ne fa Boccaccio nel Decamerone. Nel tempo però le cose cambiano, tanto che dal Settecento – complice la carenza di vacche da latte a Parma – inizia ad affermarsi il formaggio Lodigiano: una vicenda questa, raccontata nel podcast, che alla fine di quel secolo coinvolge anche Napoleone.

E il Wisconsin cosa c’entra?

Arrivando a tempi più recenti: fino alla seconda guerra mondiale una forma di Parmigiano pesava 20 chili circa e per conservarla la si ricopriva con misture di olio e cenere. La classica immagine del Parmigiano, fino agli anni Sessanta, era proprio quella della forma piuttosto piccola e con la crosta nera. Morbido, di 20 chili e con la crosta nera…come il Parmesan del Wisconsin! Sì, perché tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, tra i milioni di italiani che si trasferirono in America, ci furono anche persone con esperienze casearia che in quel settore cercarono impiego. Tra gli stati americani, quello che garantiva maggiore possibilità di lavoro a chi possedeva queste competenze era il Wisconsin, luogo di allevamento bovino con abbondanza di latte.

Quando alcuni dei nostri immigrati, dopo aver lavorato alle dipendenze degli imprenditori locali, furono nelle condizioni di mettersi in proprio, presero a produrre il formaggio che conoscevano, cioè il Parmigiano Reggiano (ma anche il Grana Padano) come lo si produceva in quel periodo. Così negli anni ‘30 misero sul mercato il “loro” formaggio, chiamandolo col nome inglese più vicino alla loro memoria: “Parmesan”, appunto. Fino agli anni ‘60 Parmigiano e Parmesan rimasero sostanzialmente gemelli, con le ovvie differenze legate alla diversa materia prima. Poi il Parmigiano conobbe un’evoluzione straordinaria: crebbero le dimensioni della forma e migliorarono le tecniche di conservazione e invecchiamento, rendendo inutile l’uso della mistura. Il successo, meritatissimo, fu inarrestabile. Se però vogliamo mangiare il Parmigiano – molto meno buono – che conoscevano i nostri nonni, dobbiamo andare in Wisconsin!"

fine

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ma anche polpo e pecorino, cozze e pecorino, ci sono tantissimi abbinamenti di formaggio e pesce che vanno benissimo, poi però c’è chi magari non capisce un cazzo di come si cucina che ha sentito dire da qualcuno che non ne capisce altrettanto un cazzo “eeeeh mai mettere il formaggio sul pesce” a tavola da ragazzino e continua a diffondere leggende metropolitane. Tipo il fatto che se esci coi capelli bagnati di ammali, se mangi più di 2 uova a settimana si sfasa il colesterolo, se con l’acqua del mare a 32 gradi ti fai il bagno dopo mangiato ti viene l’indigestione… :asd:

Sul formaggio sul pesce in generale son d’accordo…l’unica eccezione è quando faccio la pasta al tonno che una bella spolverata di grana mi piace.
E cmq anche io sono come Guren, non sento tutta sta differenza nel sapore della pasta…una volta che è cotta bene al dente è approved

ma hai mai mangiato un piatto fatto coi controcazzi di spaghetti cozze è pecorino? Se non ti da fastidio il grana sul tonno è una versione meno coatta in quanto a delicatezza :asd:

Ma bevitelo tu un cappuccino dopo un pranzo o una cena cazzo, che cazzo siamo, tedeschi?

provate cozze e gorgonzola, mi ringrazierete sono da sturbo

il fatto che non si possa bere latte dopo pranzo è un’altra regola senza ragione di essere, anche io mi diverto a prendere per il culo i tedeschi ma magari perchè non sanno cosa sia la crema solare. Il “no latte” è appunto frutto della vecchia credenza che “fa acidità di stomaco” (in quanto a ipocondria siamo i numeri 1 :asd:), se uno vuole un cappuccino alle 6 di pomeriggio che se lo beva, non c’è letteralmente una ragione logica per non farlo.

Cioè per me è proprio un modo triste di vivere la vita "avrei voglia di cappuccino ma devo prendere un espresso perchè sono le 16:00 e solo i tedeschi bevono il cappuccino dopo le 16:00 :sad: "

che poi non scherziamo dai, la zuppa di latte prima di andare a nanna è un must!

Per me la questione formaggio e pesce dipende da quanto saporito è quest’ultimo, se è un pesce è delicato alla fine del suo sapore non senti niente e il formaggio copre tutto o gran parte del sapore.
Per me vale anche per le carni in realtà, se è buona la carne, è buono il suo sapore, se l’affogo in litri di salse, condimenti o formaggio, boh, probabilmente non ha un gran sapore di base :dunnasd:

Io l’ho inteso a fine pranzo o cena al posto del caffè eh, non la zuppetta di latte prima di dormire.

Sì dai, tedesco spotted, capito.

Ma se sai cucinare l’abbinamento pesce/formaggio lo fai in mille modi di fatti :rulez:

Con la carne sono d’accordo ma fino a un certo punto.

Noi abbiamo tutte le credenze popolari ormai codificate nel modo di consumare, tipo i macellai italiani che hanno solo sti cazzo di muscoloni di fracosta senza un minimo di marezzatura e frollatura perchè tutti pensano che il grasso sia “da buttare” e vendono merda senza un minimo di gusto mentre il resto di mondo si fa le ribeye reverse seared gustose ammerda :asd:

Stessa cosa per dire con la brace, anche io su un’ottima bistecca marezzata come si deve ci metto olio sale e pepe, ma poi ogni pasquetta dobbiamo sorbirci la braciolina olio sale e pepe cotta troppo mentre altre culture vanno avanti con un chimichurri della madonna e marinature strepitose e noi a darci le pacche sulla spalla perchè “eeeeh mica riempiamo tutto di salse come gli americani” :asd:

La rigidità mentale culinaria dell’italiano è un’arma a doppio taglio. A doppio taglio perchè manteniamo comunque spesso standard molti alti, e tradizioni stringenti che non lasciano che merda varia vada a diluire eccellenze mondiali. Ma poi ci perdiamo un sacco di cose eccellenti e ci portiamo avanti leggende raccontate 100 anni fa e ne soffriamo le conseguenze generazione dopo generazione :asd: