Vanguard 9

VANGUARD 9
(Prima Parte)




Era ormai il tramonto quando il comandante Daniel O’Neill ed il suo corpo di spedizione raggiunsero le rovine della colonia Vanguard 9.
Il sole lontano stava lentamente affondando oltre la linea dell’orizzonte, abbandonando le macerie annerite dell’abitato nel gelido abbraccio della notte siderale.
Come un’ombra cupa e minacciosa l’oscurità era calata sulle vie deserte e sugli scheletri contorti degli alti palazzi; alla luce degli ultimi sanguigni raggi del crepuscolo la colonia abbandonata appariva ancora più tetra ed inquietante, pervasa da un silenzio irreale.

- Sono commosso, comandante. Missioni di merda come questa non capitano tutti i giorni.-
La voce di Scorpion gracchiò fastidiosamente all’interno del comlink.
- Evita le lamentele.-
Ribattè il capitano, scrutando ansiosamente gli edifici sventrati ai lati della strada; in cuor suo O’Neill condivideva pienamente le preoccupazioni del luogotenente.

La colonia Vanguard 9 aveva subito danni ingenti in seguito ai bombardamenti orbitali effettuati dalle titaniche navi da combattimento dei Jade Falcon.
La periferia nord, in particolare, era stata letteralmente rasa al suolo: nugoli di missili nemici, nei due giorni precedenti, erano caduti senza sosta dal cielo, eliminando con precisione chirurgica tutti i generatori ausiliari della colonia, i depositi di viveri e carburante; persino il grande ospedale di St. James e la vicina installazione mineraria avevano riportato ingenti danni.
I depositi sotterranei presenti nella periferia ovest, stipati di componenti elettroniche e munizioni, erano tuttavia stati intaccati solo marginalmente.
Affinchè i preziosi rifornimenti potessero essere recuperati, era necessario che una lancia di mech penetrasse all’interno delle rovine di Vanguard 9, assicurandosi il completo dominio della colonia e permettendo in questo modo il recupero dei vitali componenti.
Questo, in sostanza, era l’obiettivo del comandante O’Neill e della sua compagnia Oregon.
Il compito secondario loro affidato, certo non meno importante, era infine quello di verificare la supposta presenza di forze di invasione clan nell’area.
Secondo le informazioni pervenute dalle pattuglie avanzate e da elementi della compagnia Dallas, che il giorno precedente aveva subito un’imboscata in una gola rocciosa poco lontana da Vanguard 9, era logico aspettarsi una consistente presenza di ricognitori clan nel settore.
Se davvero tra le rovine di Vanguard 9 si nascondevano le pattuglie del nemico era compito del capitano O’Neill e dei suoi uomini provvedere alla loro eliminazione.

Pilotando il suo pesante Cyclops attraverso le anguste strade della colonia, il comandante O’Neill raggiunse il punto in cui la mappa segnalava l’interruzione.
Un edificio di grandi dimensioni era infatti rovinato sulla strada sottostante, ostruendola ; i frammenti delle vetrate ricoprivano interamente il terreno, scintillando alla luce delle due pallide lune.
- La strada è bloccata.-
Esclamò Scorpion, affiancando il suo Enforcer al mech del comandante.
- L’ho notato, non ci sono aperture.-
Rispose O’Neill, asciutto, e riprese:
- La strada sulla destra, secondo la mappa, sembra essere l’unica via praticabile.-
- Phantom non ha ancora terminato la sua ricognizione. Dovremmo attendere il suo rapporto prima di avanzare ulteriormente.-
Osservò Scorpion.
O’Neill rimase in silenzio per qualche istante.
- Fermarci è sicuramente più rischioso che proseguire.- aggiunse poi, con voce roca - Questo vicolo cieco potrebbe rivelarsi il posto più adatto per un’imboscata. -
- La verità,- rispose Scorpion, sospirando – è che siamo troppo pochi, comandante. Non possiamo neppure permetterci di lasciare mech in retroguardia.-
O’Neill disponeva certamente un numero inadeguato di uomini e mezzi, questo lo sapeva bene.
Oltre al suo pesante e ben armato Cyclops la spedizione da lui guidata contava solo di altri 3 mech: il leggero ma efficace Raven di Phantom, l’Enforcer di Scorpion ed un malandato QKG-4D Quickdraw, pilotato dal giovane ed inesperto Bandit.
Il comando generale della difesa planetaria pretendeva che con quei soli quattro mech O’Neill ed i suoi uomini ripulissero le rovine di Vanguard 9 dalle forze avanzate dei Jade Falcon.
Richiesta assurda.
Ma assurda, ad ogni modo, era anche la situazione in cui versavano le forze di difesa del Commonwealth Federato.
Fiaccate dai pesanti bombardamenti orbitali, isolate l’una dall’altra da chilometri di colline rocciose, costantemente pattugliate dalle forze nemiche, le unità di combattimento Davion e Steiner avevano tentato il tutto e per tutto, trincerandosi nella strenua difesa delle loro ultime roccaforti.

- Signore, arrivano.-
La voce di Phantom strappò improvvisamente O’Neill dalle sue riflessioni.
- Puoi vederli?-
Fu la domanda del comandante.
Un ronzìo interruppe per un istante la comunicazione.
- Sì, …..ore, stanno avanzando tra le rovine. Ho cinque contatti ma per ora riesco a vederne solo tre.-
- Una star dei Falcon al completo.- lo interruppe O’Neill, e riprese – Sono mech da ricognizione?-
- No signore,- biascicò Phantom, nervoso – un Loki e un Thor, in una configurazione mai vista. Il terzo sembra essere un Uller. Gli altri sono molto distanti.-
Un Loki ed un Thor.
Nell’udire questi due nomi, O’Neill rimase come pietrificato.
L’esperienza, derivata dalle innumerevoli battaglie sostenute, gli aveva insegnato a temere simili avversari come la morte stessa.
- Dove sono diretti?-
Nel pronunciare questa domanda, O’Neill passò il dorso della mano sulla fronte, tergendola dal sudore.
Phantom ebbe un istante di esitazione, come se cercasse in qualche modo di evitare al comandante la terribile risposta.
- Verso di noi.-
Disse infine.

O’Neill era più che sicuro di essere spacciato.
Una star completa dei Falcon stava per calare sulla sua compagnia Oregon, impreparata a sostenere una simile forza d’attacco.
Ritirarsi era un’idea da scartare in partenza: le rovine avrebbero rallentato certamente la fuga dei suoi uomini, consentendo ai veloci mech dei clan di raggiungerli e coglierli alle spalle.
Mantenere la posizione e combattere, d’altro canto, equivaleva a morire.
Il comandante meditò a lungo sulle possibilità che la situazione gli offriva: una scelta, nell’uno o nell’altro caso, avrebbe sicuramente decretato il destino dei suoi uomini.
Alla fine, come O’Neill si aspettava, l’orgoglio del soldato prevalse su ogni dubbio e paura: né lui né i suoi uomini della compagnia Oregon avrebbero ceduto un solo centimetro di terreno al nemico, a quella razza di sub-umani crudeli e spietati emersi dalle profondità più remote dell’universo.
Il comandante riprese fiato e coraggio prima di comunicare ai suoi uomini la decisione:
-Signori, ci attende una gran brutta serata. Una star di mech nemici sta avanzando attraverso le rovine di Vanguard 9, diretta nel luogo in cui noi ora ci troviamo.
Sarò franco con voi: le speranze di vittoria sono alquanto remote, ma questo non deve assolutamente indurvi ad abbandonare la speranza.
Per tirarvi un po’ su di morale vi dirò che godiamo di due considerevoli vantaggi: il terreno a noi congeniale e la copertura offerta dagli edifici.
L’unico nostro problema sta nell’elaborare un efficace piano di difesa nel breve tempo che ci rimane; il nemico ci sarà addosso nel giro di 5 minuti, considerando gli ostacoli disposti lungo il suo percorso.-

La voce di Scorpion fece da eco a quella del comandante.
- Signore, propongo di schierarci nelle rovine alla nostra destra, gli edifici sono a ridosso della piazza; il nemico dovrà uscire allo scoperto per lanciare l’attacco.-
-Buona idea,- rispose il comandante, osservando la mappa impressa sul suo schermo luminoso. – per aggirarci i loro mech leggeri dovranno proseguire attraverso queste rovine contorte. Due dei nostri, disposti tra gli edifici in copertura, dovrebbero riuscire a tenerli a bada per un po’ di tempo, tanto da permetterci di ingaggiare il corpo principale della spedizione. Conoscendo la mentalità dei clan, tuttavia, mi aspetto un’attacco diretto.-
- Signore, - interloquì Bandit – due soli dei nostri dovranno respingere l’assalto dei loro mech pesanti?-
-E’ così ragazzo.- rispose O’Neill, lapidario. – Non appena i mech pesanti usciranno allo scoperto, dovremo concentrare il fuoco sul più debole tra i due, il Loki, sperando di abbatterlo nel primo turno di fuoco.
In caso di successo ci ritroveremo a fronteggiare un solo avversario, sebbene temibile. –
Riprese fiato per un istante e concluse:
- Non mi aspetto di poter sconfiggere un simile nemico, la mia intenzione è di spaventarlo al punto da indurlo a ripiegare.-
- E a quel punto cosa faremo?-
Domandò Bandit.
-A quel punto dovremo dividerci e dargli la caccia tra le rovine di Vanguard 9.- concluse O’Neill
- Non dobbiamo lasciarcene scappare nemmeno uno.-
(SECONDA PARTE)

- Sì cazzo, adesso ci hanno sicuramente individuati.-
La voce sommessa di Bandit interruppe il silenzio radio imposto da O’Neill.
Il capitano potè verificare le parole del mechwarrior abbassando lo sguardo sul monitor luminoso della sua console.
Come si aspettava i sensori segnalavano solamente tre contatti, due dei quali proseguivano appaiati, il terzo invece aveva iniziato una manovra ampia e curvilinea, fiancheggiando sulla sinistra il corpo principale della spedizione.
- Allora non mi sbagliavo.- esclamò O’Neill, calmo – l’Uller sta tentando di aggirarci sulla sinistra, lasciando ai due mech pesanti il compito di lanciare l’assalto principale.-
- E gli altri due mech della star?-
Interloquì Scorpion.
La risposta alla sua domanda venne formulata da Phantom, appena tornato dalla ricognizione.
- Sono decisamente lontani e non arriveranno qui tra meno di 20 minuti. Si muovevano a velocità ridotta e credo lo stessero facendo volontariamente.-
- Non capisco…..- continuò Scorpion - perché non ci attaccano tutti insieme?-
- Forse non vogliono avvalersi del vantaggio numerico.- gli rispose O’Neill – I guerrieri clan combattono seguendo uno strano codice d’onore, che più di una volta li ha indotti a strategie discutibili.
Loro credono nell’etica della guerra ed esaltano il combattimento individuale, non devi dunque sorprenderti di questa loro scelta; preferiscono ingaggiarci in un combattimento armi pari piuttosto che sopraffarci in forza del loro numero.
Dovresti sentirti lusingato, Scorpion, questo significa che ci considerano degli avversari alla loro altezza…-
- No capitano, - rispose Scorpion – non mi sento per nulla lusingato! La loro pietà mi offende e se sperano che io ne provi altrettanta per loro si illudono. Quelli sono degli assassini e dei codardi, che perpetrano omicidi e violenze alle spalle del loro insulso codice . Forse capitano lei dimentica quello che hanno fatto a Turtle Bay….-
- No di certo, Scorpion, come potrei. La verità è che questi nuovi nemici, capaci di gesti di grande nobiltà e nel contempo di crudeltà inaudite, sono un vero enigma.-
O’Neill dovette interrompere all’improvviso la comunicazione; i tre avversari erano vicini ormai, come attestava la grafica sul monitor.
Dopo istanti interminabili di ansia e trepidazione, i militari Davion poterono infine scorgere le ciclopiche figure dei mech nemici emergere dalle rovine frastagliate dei palazzi.
- Mantenete la posizione e non allontanatevi dai vostri nidi, - ordinò O’Neill ai suoi uomini – io e Scorpion ci occuperemo dei due mech pesanti. Bandit, nel primo turno di fuoco dovrai fornirci copertura anche tu, ma bada bene di non abbandonare la tua posizione. L’Uller sta procedendo lungo il lato di Phantom ma potrebbe cambiare direzione all’improvviso.
Se ci prende alle spalle siamo fottuti.-

Quando il veloce Loki ed il Thor emersero completamente dalle rovine del grattacielo di fronte alle loro postazioni di tiro, gli uomini del capitano O’Neill, colmi di rabbia e paura, scaricarono su di loro una salva di missili, laser e proiettili.
Probabilmente i guerrieri clan si aspettavano di incontrare solo mech leggeri e ricognitori, rimasero quindi sorpresi di fronte all’impenetrabile cortina di fuoco che i difensori avevano steso a difesa delle loro barricate.
Il Loki fu colpito al torso centrale da un fitto fascio di laser verdi scagliati dal Quickdraw di Bandit e da una rosa di proiettili del cannone automatico LB10-X di Scorpion.
Il colpo che tuttavia causò il danno maggiore fu quello sparato dal tremendo fucile Gauss del capitano O’Neill, che colpì il Loki alla gamba sinistra, scardinando l’articolazione del ginocchio e tranciando la parte inferiore dell’arto.
Il pesante mech dei Falcon ondeggiò per qualche istante con il moncherino della gamba semifuso, prima di rovinare al suolo con un boato sordo che fece tremare la terra.
Il Thor riuscì abilmente ad evitare la salva di LRM lanciata dal Cyclops di O’Neill e si spostò velocemente a destra, in direzione del Quickdraw di Bandit.
Quando Scorpion e O’Neill videro avvicinarsi il Thor tremarono di paura dinnanzi alla sua mole immensa e terrificante: l’armatura del mech nemico, rivestita da un camo grigio e nero adatto agli scontri urbani, era decorata con immagini di teschi fiammeggianti e l’effige di un falco reggente una katana troneggiava sullo spallaccio destro.
Di tutto l’immenso arsenale del Thor, l’arma più spaventosa era sicuramente l’enorme cannone automatico che montava sull’avambraccio sinistro. In tutti i suoi anni passati nelle forze armate del CF O’Neill non aveva mai visto un’arma del genere.
- Che cazzo è quella cosa che ha sul braccio?-
Urlò Scorpion.
O’Neill non rispose, ma si limitò a muovere il suo Cyclops incontro all’avversario nel tentativo di fermarlo prima che questi potesse avvicinarsi a Bandit.
Risultò troppo lento per raggiungerlo ma non abbastanza per evitare di assistere alla terribile fine del giovane mechwarrior.
Con un balzo rapidissimo il Thor atterrò proprio alle spalle del Quickdraw e puntò contro di lui il massiccio cannone automatico.
Il mech di Bandit si voltò appena in tempo per fronteggiare l’avversario, vibrandogli un pugno diretto al volto, che tuttavia urtò la spalla destra del Thor senza danni rilevanti.
Il mech pesante dei Falcon, in tutta risposta, fece fuoco con il suo mostruoso cannone automatico.
I due colpi sparati, in rapida successione, colpirono entrambi il Quickdraw al torso centrale, sfondandogli l’armatura con uno schianto assordante e scagliandolo in pezzi contro la parete di un edificio vicino.
I rottami fumanti del Quickdraw scivolarono al suolo sotto gli occhi atterriti di O’Neill.
Quell’arma orrenda aveva abbattuto un mech da sessanta tonnellate in un solo colpo!
Con un movimento a scatti, il Thor ruotò il busto in direzione del Cyclops alla sua sinistra, fronteggiandolo; per un istante i due mechwarrior si guardarono negli occhi oltre i vetri appannati degli abitacoli.
Una spia rossa sulla console indicò ad O’Neill che il pilota del Thor aveva aperto un canale di comunicazione: il nemico voleva parlare con lui.
Una voce bassa e tetra risuonò nel comlink del capitano non appena questi premette il piccolo pulsante sull’auricolare destro.
- Ho versato il primo sangue, freeborn, altri ne seguiranno. -
O’Neill avvertì un brivido percorrergli la schiena e scuoterlo violentemente.
Era paura mista a rabbia quella che sentiva ribollire nel suo corpo; paura e rabbia……una combinazione micidiale.
Il capitano della compagnia Oregon avrebbe voluto ribattere alla crudele vanagloria di quel nemico, ma le parole di sfida gli morirono in gola, costringendolo ad un tetro silenzio.
Un silenzio che sembrò offendere ed inquietare l’avversario.
- Il prossimo sarai tu.-
Si affrettò ad aggiungere il guerriero clan, con voce dura, prima di troncare la comunicazione.

I due avversari erano uno di fronte all’altro e attendevano la prima mossa.
Inaspettatamente per entrambi, fu O’Neill a muoversi per primo, spostandosi a destra e mantenendo il torso sempre puntato in direzione dell’avversario.
Il Thor effettuò un mezzo aggiramento, contando sulla sua superiore mobilità, ma non fece in tempo a muoversi che una salva di SRM del Cyclops calò su di lui, infrangendosi sul braccio destro.
La spessa armatura del mech si ammaccò in più punti ma assorbì il colpo senza problemi.
Il proiettile del fucile Gauss di O’Neill, sparato leggermente in ritardo, mancò nettamente il bersaglio e si schiantò contro la facciata di un lontano edificio.
Quando raggiunse una posizione di tiro favorevole il Thor reagì a sua volta, scaricando sul nemico una rastrelliera di SRM e alzando il cannone automatico.
O’Neill vide l’enorme bocca dell’arma puntata contro di lui e si mosse in avanti per evitare il colpo, ma il suo mech d’assalto risultò troppo lento.
Con un boato assordante il Thor esplose nuovamente due colpi in rapida successione,che investirono il braccio destro del Cyclops, staccandolo di netto dalla spalla.
La carcassa annerita dell’arto cadde tra le rovine una ventina di metri alle spalle dei due combattenti.
O’Neill fu investito da un violento scossone e cercò di mantenere in equilibrio il Cyclops, che stava barcollando pericolosamente a pochi metri dal Thor.
Riuscì a riportarlo in posizione stabile, ma il nemico aprì il fuoco nuovamente, con i suoi laser.
I fasci di energia saettarono contro l’imponente mech d’assalto e si abbatterono sull’armatura del torso centrale, scavando due minuscoli fori.
O’Neill poteva ancora reagire e sparare da distanza ravvicinata con il suo fucile Gauss, un laser medio e gli SRM; il secondo laser si trovava sul braccio amputato e dunque risultava inutilizzabile.
Il capitano veterano cercò di mirare il braccio sinistro, nella cui parte terminale il Thor montava il suo letale cannone automatico.
Senza esitare, O’Neill fece fuoco con tutte le armi a sua disposizione, continuando nel frattempo a spostarsi lateralmente per evitare i laser del Thor.
Di tutti i colpi sparati, solo il laser medio colpì il braccio sinistro, ma il suo raggio a forte intensità non fu tuttavia in grado di penetrare la spessa armatura del mech nemico.
Gli SRM mancarono completamente il bersaglio, mentre il colpo del Gauss investì il torso sinistro del Thor con inaudita violenza, incrinando le piastre dell’armatura e spingendo il mech avversario all’indietro.
La momentanea perdita d’equilibrio del Thor fornì ad O’Neill l’opportunità di lanciarsi in un estremo disperato assalto; urlando a squarciagola il capitano spinse in avanti il suo pesante Cyclops, assalendo il Thor con una poderosa spallata.
L’impatto fu talmente violento che O’Neill venne quasi strappato dal suo sedile e subì un duro colpo alla schiena.
Il Thor venne schiacciato contro l’edificio alle sue spalle dalla carica furiosa del Cyclops, ma riuscì subito con un calcio ad allontanare l’avversario e a liberare il braccio sinistro con il cannone automatico.

Ancora una volta O’Neill fu più veloce del guerriero Jade Falcon e sferrò un pugno al fianco sinistro dell’avversario, pochi istanti prima che il cannone del Thor esplodesse il colpo letale.
L’attacco del Cyclops risultò assai impreciso, urtando il mech al torso sinistro, ma riuscì in qualche modo a sbilanciare l’avversario e a deviare il colpo del cannone automatico.
Il secondo pugno del Cyclops raggiunse il Thor al torso centrale con uno schianto terrificante, alzandolo dal terreno e scaraventandolo nuovamente contro la parete dell’edificio.
Fortunatamente per O’Neill, le 90 tonnellate di forza bruta del suo mech d’assalto iniziarono a far sentire la loro differenza contro il ben più leggero avversario.
Rialzandosi a fatica, il Thor tentò nuovamente di alzare il braccio, ma il suo movimento risultò lento ed impacciato a causa dei detriti che si erano incastrati nell’articolazione della spalla.
O’Neill si mosse velocemente di lato, incassando il colpo di un laser nemico, e fece fuoco nuovamente con gli SRM e il laser medio.
Il Thor fu nuovamente investito da una pioggia di colpi che lo costrinsero in ginocchio tra le macerie.

- Non ti aspetterai che io invochi la tua pietà, freeborn…..-
La voce profonda del nemico risuonò ancora una volta nell’abitacolo di O’Neill.
- …non morirò senza lottare.-
O’Neill mosse il suo Cyclops in avanti, mantenendo il fucile Gauss puntato contro la testa del Thor inginocchiato: un solo suo colpo sarebbe stato sufficiente per polverizzare l’abitacolo del mech nemico con il suo pilota all’interno.
- Nemmeno io morirò senza lottare.-
Rispose O’Neill, gelido.
Il pilota del Thor sembrò esitare di fronte alla determinazione dell’avversario, dopodichè parlò nuovamente, con voce ancora più bassa:
- Staremo a vedere….-


O’Neill temeva già di conoscere il tragico epilogo dello scontro: l’avversario che aveva di fronte era un combattente straordinario, un guerriero che avrebbe di gran lunga preferito sacrificare la propria vita pur di onorare la lealtà al suo clan.
I due contendenti sapevano bene che quella sfida avrebbe avuto termine solo con la morte di uno di loro….. o di entrambi.
Tutto ciò che O’Neill poteva fare, e come lui il suo avversario, era rassegnarsi al destino inevitabile e sperare nella sua clemenza.

Con fredda determinazione, nel medesimo istante, entrambi i mechwarrior esplosero il loro ultimo colpo.

La salva del cannone automatico del Thor investì le gambe del Cyclops, dilaniandole e gettando a terra il pesante mech d’assalto.
Tutto ciò che O’Neill riuscì ad intravedere ,una frazione di secondo prima dell’impatto, fu la testa del Thor esplodere, trapassata dal proiettile luminoso del suo fucile Gauss.
Non appena il Cyclops rovinò al suolo, O’Neill venne scaraventato da una parte all’altra dell’abitacolo; le cinghie di sicurezza, che vincolavano il suo corpo al sedile di guida, si spezzarono come vecchie corde sfilacciate.
Il coraggioso capitano della compagnia Oregon cadde a ridosso della consolle e si ferì alla testa; stordito e dolorante tentò invano di rialzarsi ma ricadde subito a terra, dove rimase immobile.
I bagliori ed i rumori della battaglia, dapprima intensi e poi via via sempre più nebulosi, sfumarono lentamente nelle tenebre più fitte, mischiandosi con il sapore metallico del sangue…..

Al suo risveglio, nell’improvvisato ospedale da campo di St. James, O’Neill venne infine a conoscenza di quanto era avvenuto a Vanguard 9.
In seguito all’abbattimento del suo Cyclops, sia Scorpion che Phantom avevano continuato a lottare contro il nemico ed erano riusciti a respingerlo all’interno delle rovine.
La lotta si era protratta furiosa sino all’arrivo inaspettato dei rinforzi.
Una lancia leggera del 7th Donegal Guards era infatti sopraggiunta casualmente sul luogo dello scontro, accerchiando l’Uller rimasto e ingaggiando il Loki atterrato.
Sebbene prono e seriamente danneggiato, il pesante mech dei clan aveva lottato fino all’ultimo, abbattendo con i suoi PPC ben due Commando nemici e l’Enforcer di Scorpion.

- Uno contro molti: non c’è morte più gloriosa per un guerriero.-
Aveva risposto il pilota del Loki a quanti gli proponevano la resa.