Una manica di cazzi miei

Freddastér

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quando andavo con Chicco a casa di papà
1983-86
nel periodo estivo
quando i pomeriggi diventavano assurdamente lunghi
scattava la partita a palletta
allora facevo una palla con due tre fogli di giornale
li avvolgevo con lo scotch da pacchi
quello marrone
e poi si andava subito ad accanirsi sul tetto
che era proprio lì
essendo al quinto: sopra
così non rompevamo a nessuno
e potevamo darci dentro per bene!
e quando cadeva la palla scendeva Chicco
e chiedeva “perché sempre io?”
“perché io non ci vado” rispondevo

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Tornisiello

Le parentesi di coordinazione perfetta:
cose che non immagino più, nemmeno
ma mi capitava, spesso pure, giocando a videogiochi che conoscevo bene
quella parentesi di coordinazione perfetta!
si trattava solo di coordinare dita e occhi, in realtà
era come se inserissi il pilota automatico, in quelle parentesi:
seguivo il filo d’un qualche mio pensiero, e intanto andavo avanti con la partita
il presupposto era l’essere soprappensiero
esserci già con un piede, fuori dalla realtà…
una volta ebbi invece un intero attimo di coordinazione perfetta!
nel senso vero della definizione
non si trattò di una parentesi, ma di un atto proprio
sospendere per un momento la solita realtà
nella quale tra il dire e il fare
c’è di mezzo tutto quello che rema contro
fare perfettamente quel che vuoi fare
fatto? riprendere con la solita realtà
attimo = tempo necessario per compiere un atto
nel 1982 credo fosse
stavo giocando a pallone
non so da chi partiva la cosa
ma io seguivo Piero che andava con Francesco
che a sua volta andava con Vincenzo
anzi era Vincenzo che veniva con lui
non mi interessava allora credo, per questo adesso non lo so con esattezza
ma il motore doveva essere Francesco…
tipico suo
ma l’aggancio…
andavamo agli allenamenti del Gardenie
una squadra di calcio vera
livello promozione, il confine tra il dilettantismo e il professionismo
non so se le cose funzionino ancora così
ma l’allenatore era il padre di Federico
forse per questo avevamo accesso
ma sì… il papà di Federico si portava tutti i bambini agli allenameti
quelli che erano in squadra avevano il cartellino
ossia: erano effettivamente dei calciatori
“firmare il cartellino”: atto mitico col quale si diventava calciatori
se eri convocato per la squadra, comprensiva di panchina
potevi essere notato la domenica: le squadre famose facevano così
pescavano innanzitutto dalla primavera delle rispettive squadre
ma anche, poteva capitare, anche dal Gardenie
squadretta che la domenica andava a giocare nelle periferie più assurde
le famose “trasferte”
che quando vincevano
si trasformavano in precipitose fughe
in cui il papà di Federico col suo pulmino, portava in salvo la squadra, sottraendola ai tifosi inferociti
ma questi racconti risalivano alle elementari
quando Federico era il mio compagno di banco
ora eravamo alle medie, ma Federico era del quartiere:
lo e lui continuavamo a frequentarci sebbene facessimo le medie in scuole diverse…
forse ci aveva imbucato lui dunque
al giro degli allenamenti
poi eravamo semplicemente “rimasti dentro”
credo fosse Francesco
a preoccuparsi ogni volta alla fine, di sapere dove saremmo andati la volta seguente
ricordo di essere salito sul pulmino del “professore”
che era come i ragazzi chiamavano
il papà di Federico
forse le prime volte, ci aveva effettivamente portato lui
comunque eravamo su un campetto vicino a corso Francia
dove talvolta giocavamo
io giocavo dietro, terzino direi
di lì seguivo bene il gioco, e non essendo bravo
era essenziale arrivare prima sulla palla
che avessi il tempo di calciarla sotto
prima che ci arrivasse l’attaccante, intenzionato invece a fare gol
fare gol agli allenamenti, era il modo migliore per “firmare il cartellino”
e, a parte noi che eravamo lì solo per giocare a pallone
io neanche tanto per quello, quanto per seguire gli altri
e perché la cosa in se era affascinante
gli altri, gli aspiranti professionisti
invece ci tenevano, e molto pure
a “giocare la domenica”
erano degli accaniti che venivano dalle borgate più oscure
non avevo legato con nessuno, ma li sentivo parlare nello spogliatoio
ed erano uno più trucido dell’altro
a me, facevano pure un po’ paura
dicevo che ero sul campetto a tor di Francia insomma
in difesa, di dove si vedono bene gli altri
e le traiettorie delle palle che vengono buttate di qua
alte, per lo più, spazzate via in fretta
senza grandi schemi, tipo avanti, magari c’era uno essi la mandano di qua, ed io le rimando di là
tipo questa, che spiove
c’è uno che vuole prenderla, arrivo prima io, ma di poco
poi devo fare qualcosa subito, penso mentre corro
subito proprio: questi giocano pesante: nell’entrare sulla palla
sopratutto se sono in ritardo…
questo mi rompe una gamba, cioè se è regolare
che ti pare che 'sta gente si fa il problema?
ma chi è? uh! Tornisiello!
era uno bravo questo Tornisiello, in odore di entrare in rosa pure
capito? questo non ci pensa due volte a farmi male, pur di tirare!
quando fummo al dunque, contro ogni aspettativa
lo scavalcai alzando la palla a campanile appena sopra la sua testa
e mentre ancora la cercava, guardando a destra, a sinistra, in alto
la palla ricadeva alle sue spalle, appena avevo finito di girargli attorno
e salvo, spazzai via, verso l’altra porta, tié!
il “professore” mi indicò gridando “tu! firmi!”
(poi ovviamente dovette rendersi conto, perché la cosa non ebbe alcun seguito)
Francesco non so se se lo ricorda, ma fu testimone
tonava indietro infatti, e mentre correva
portandosi le dita raccolte, più volte verso il mento
mutamente chiese: “ma come cazzo?”
io che a mia volta correvo verso il centrocampo
allargai le braccia, a significare “bho?”
quella estate poi, ci penso adesso
l’Italia vinse il mundial

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non ha più parole
di quante la sua boccuccia possa contenerne
anche se non si svuota mai
essendo subito rimpiazzate
quelle che escono
da quelle che nascono
in continuazione
una teoria infinita
che scorre tra l’occhio e la lingua
riformulando tutto ciò che vede
parlando di ciò che pensa di vedere
vedendo ciò di cui pensa di parlare
è tutto talmente complicato
che non sta lì a dipanare alcuna matassa
ma le rilancia intere
come le ha ricevute
matassa il mondo
matassa il suo discorso
senza il problema dei nodi
è come l’arbitro
il nodo
fa parte del campo.

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fast paced italian folk guitar acoustic male songwriter
:asd:

ho trovato un programma
che era sempre stato lì
nel system, per dire
che legge TUTTO

Sembra un brano di Stefano Rosso, ma voi siete giovani e non so se ve lo ricordate.

Nel cortile, alla fine in ombra, non ha più un cantuccio tutto suo. Fine del sole - per lui, per i gatti, per i mezzi e i bidoni che non odorano più di nulla, senza il sole che ci batte sopra, e ne a uscire le zaffate calde… fine dei mulinelli, per tutti ombra per tutti!

Ancora le reclute della cucina che giocano ad intrappolare i gatti sotto i bidoni.

Intervengo, più per abitudine che per altro…

Se li lasciassi fare avremmo la caserma piena di gatti morti!

Oppure li butterebbero oltre il perimetro. E figurati poi i civili…

E poi questi cavernosi metallici miagolii terrorizzati - mi impediscono di leggere, ed un gatto impiega diverse ore prima di morire d’infarto. Ha in media quattro cinque vite da consumare, prima.

Insomma intervengo e faccio il supernonno annotandomi i loro nomi. Sempre napoletani. Ma come può essere?

che è inutile dirlo pure
ma nessuno tornerà indietro di un passo…
si pensa, ci si illude anzi
che certi atteggiamenti
siano solo il frutto dell’ignoranza delle vere circostanze…
macché!
bellamente essi evitano apposta di sapere…
proprio per continuare coi loro cazzi a tutto spiano
a tutto tondo, proprio lì, essi amano farseli:
proprio in primo piano
al centro della scena
senza dunque la limitazione imposta da remore magari
ma nemmeno gravati di rimorsi…

Sai prik che mi è venuto in mente che tanti anni fa comprai il tuo libro?

E’ possibile che tu abbia scritto un libro? :look:

Perchè non mi ricordo più un cazzo ? :cry:


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Allora ce l’ho già e, per quanto ti voglia bene, due copie mi sembrano un pò troppe :asd:

tanto non vanno a me gli introiti

Cazzo mica lo sapevo
Mo’ moo compro

:asd:

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E’ un carabiniere, mica un fisico del MIT :asd:

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ma pure a me interessa
averci L’ISBN
mica alzarci la pilla

ma forse è il caldo
o il fatto che Kebobo si prenda sempre più tempo
col fatto che ora vieni alle 4
lui fa il riposino dall’1 e mezza alle 3 e mezza
dice
ma come vedi non ero pronto
ma chissà a che ora mi avrà messo qua
era troppo presto quando hai suoonato
mi avrà messo qui alle 3 e 45
andare di fretta è una cosa che mi agita esageratamente
il cervello si blocca e non riesco più
a prendere nessuna decisione
alla fine non riesco a fare niente
il file non era pronto come hai visto
la flotta non era stata sistemata
tutto perché quello deve rosicchiarsi 10 minuti
ora sono più tranquillo
è che avevo la flotta a terra
credo che oggi fosse la fretta e il caldo

cordialmente eh
ma andate tutti quanti a cagare
visto appunto che tanto
la fate facile