Un pensiero

Non sapevo se scriverlo qui o nel forum di Scienze, probabilmente più affine, ma che però sembra abbandonatissimo

Sottopongo il quesito: secondo le ultime conoscenze, un pensiero, a livello "materiale" (incluso l'elettromagnetismo eh, intendo non "astratto"), che cosa è? Come è possibile definirlo e che componenti lo determinano?


Ti rispondo brevemente. Correntemente ci sono due scuole:

1) E` riducibile ad una configurazione di scariche neuronali.
2) Non e` riducibile ad una configurazione neuronale, ma ha uno statuto ontologico a se` (pur essendo di base materiale). Questa e` la posizione sostenuta da Chalmers per esempio.


Quindi,

Punto 1), scariche neuronali, sono essenzialmente scariche elettromagnetiche anche se su scala esponenziale?

2) Non capisco bene. Se ha base materiale sarà comunque costituito perlomeno dall'interazione con qualche subparticella atomica no?


Non conosco la biofisica e la biochimica dei neuroni. Tutto quello che so e` che e` elettricita`.

Ma il pensiero piu` che la scarica in se`, e` la configurazione dei neuroni. Nel senso che i neuroni (tra scariche, neurotransmettitori ed ormoni) sono piu` o meno propensi a scaricarsi a sua volta. Quello che si costituisce e` una rete nuronale che risponde in maniera differenziata a seconda degli stimoli.

Insomma come in un disco magnetico, il file non e` tanto l'ellettricita` che corre attraverso, ma la configurazione dei magneti

Quello che non sappiamo e` perche` da questa configurazione emerga poi un aspetto soggettivo del pensiero. Cioe` perche` tu senti il tuo pensiero invece di essere semplicemente qualcosa di osservabile dall'esterno (cosi` come il programma di un robot controlla il suo comportamento ma siamo quasi certi che non ci sia nessuna sensazione nel robot).



C'e` questo bell'articolo che va attraverso tutte le possibilita`:

http://consc.net/papers/nature.pdf

Detto questo: una volta che capisci che il lato soggettivo della coscienza (cioe` che tu sei in prima persona nella tua testa) capisci anche che questo non e` puramente risolvibile al "hardware" del cervello.

Ti ritrovi a dover risolvere da una parte la domanda di dove stiano queste sensazioni soggettive (non sono fisiche nel senso in cui lo intendiamo comunemente perche` sono osservabili solo in prima persona, e non in terza) e come interagiscono queste con il fisico (la nostra sensazione e` che i nostri pensieri influiscono sul mondo fisico, per esempio possiamo muovere la mano con il nostro pensiero).

Secondo Chalmers hai tre possibilita`:

1) I pensieri ed il mondo fisico sono distinti ed il mondo fisico puo` essere influenzato fisicamente dai pensieri. Cioe` riformuliamo la nostra visione della fisica. E` quello che Chalmers chiama Type-D Dualism.

2) Puoi pensare che il pensiero sia semplicemente qualcosa che emerge dalle qualita` fisiche ma pur sempre non riducibile, e che non ha nessun effetto sul fisico. Pensa ad una foto pornografica: il suo essere pornografico non ha niente a che fare con le sue proprieta` fisiche, ma nasce dall'interazione della foto nella sua configurazione materiale, con i nostri cervelli e con come sono organizzati socialmente.
Ma pure se questa qualita` non puo` essere ridotta al fisico, questa proprieta` non ha nessuna influenza sul fisico. Questo e` l'epifenominalismo (type-e dualism).

3) Se no puoi tenerti sul monismo e pensare che le proprieta` soggettive siano legate intrinsicamente al livello fisico, magari sul livello della microfisica e che la distinzione mente/fisico non sia netta come pensiamo normalmente il problema. E` quello che Chalmers chiama Type-F monism e mi sembra che sia la posizione a cui tendi.
Io a proposito del punto due non capisco cosa significhi "non ha nessuna conseguenza sul fisico", perché la foto porno è pieno nel suo significato e siamo d'accordo, ma ha conseguenze sul piano fisico in vari modi.


La qualita` non ha effetti. Perche` per l'epifenomenalista poi il meccanismo avviene sempre al livello sottostante come se non ci fosse. Cioe` in nessun momento la qualita` P (pornografica) influisce casualmente sulla fisica della visione. E` una posizione problematica comunque perche` un po' il salvare capra e cavoli.
Mi sembra insostenibile, anche se in due righi evidentemente non si può spiegare bene. La 1 mi sembra la più solida.


Si` per la type-e la coscienza e` come una spia sul cruscotto, ti offre informazioni sul sottostante ma non interagisce con esso (se non per consumare energia).

Pero` la conseguenza e` che svuoti di significato l'esperienza della prima persona.

D'altra parte tu (noi) ci sentiamo a nostro agio con il type-d perche` non siamo naturalisti in senso forte e quindi non teniamo cosi` a cuore di mantenere l'immagine di natura che ci viene restituita dalle scienze naturali.

Il type-d comunque ha problemi comunque a spiegare l'interazione e la localizzazione.

Io personalmente tenderei a creare una fusione tra d, e, f. Ma ci devo pensare bene.


neuroni, scariche, neurotrasmettitori ... si finisce sempre per dimenticare che queste parole riducono l'immaginazione a rappresentazioni specificamente 'visive' (ci facciamo rappresentazioni di nostri componenti visti dall'esterno, tramite microscopio/occhio/corteccia visiva primaria... Ma lo strumento di osservazione è una funzione che fa collassare l' immaginazione ad una rappresentazione particolare) di quello che è invece una "realtà multisensoriale" ben più generale (più estensiva, meno intensiva) da cui emergono i nostri cinque sensi e mille pensieri come ordini (più specifici) di senso parallelamente evoluti - a partire da un comune antenato senso. Una "diversità multisensoriale" che evolve in complessità (struttura) ordinandosi in (sempre più specifiche) categorie di significati (o sensi, sentimenti (direzioni)).

to be continued ...