Ukraine: The clankening. (Part 6)

quando ho letto il nome mi è partita la ost di james bond in testa però…

La super arma di Putin mi sa che è questa

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Che ansia mandare i 18enni a crepare male per nulla :(

Altri esempi di stampa italiana assolutamente obiettiva:

Podolyak: «Costringiamo Mosca a negoziare in modo equo». Ma la Russia avanza nel Donbass

[Ucraina - Russia in guerra, le notizie di oggi in diretta | Distrutto un ponte nella regione di Kursk, difficile l’evacuazione dei civili

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Tanto si sa già come andrà a finire, fallout

Immagino scopriremo molto presto If the Russians love their children too cit.

Sicuro guarda.

A Medvedev piace questo elemento.

Allora sbrigati a comprare scatolette di ceci e fagioli al Lidl.

Nonostante l’incursione in Russia, l’Ucraina è in difficoltà sul fronte orientale

Mentre nella regione di Kursk sta consolidando le proprie conquiste, in quella di Donetsk sta subendo la rapida avanzata dell’esercito russo

L’esercito russo si sta avvicinando velocemente alla città ucraina di Pokrovsk, nell’est del paese, che è un centro importante nella difesa della regione di Donetsk, già in buona parte sotto il controllo della Russia. Con i soldati russi a meno di 15 chilometri, le autorità locali ucraine hanno iniziato a consigliare agli abitanti di evacuare la città, che con i suoi circa 60mila abitanti si trova lungo una strada che collega diversi centri ancora sotto il controllo ucraino.

Se la Russia riuscisse a prendere il controllo di Pokrovsk, un obiettivo che ha da settimane, si avvicinerebbe significativamente al controllo della regione di Donetsk, impossessandosi di una linea di rifornimento molto importante per l’Ucraina. Questo progresso sul campo russo sta avvenendo mentre a meno di 400 chilometri di distanza, a nord ovest, si sta consolidando l’inaspettata avanzata ucraina in territorio russo, nella regione di Kursk, la prima incursione di questo tipo dall’inizio dell’invasione nel 2022.

Venerdì l’esercito ucraino ha distrutto un importante ponte sul fiume Sejm, vicino alla città di Glushkovo, che era usato dalla Russia per i rifornimenti militari. Le autorità russe della regione di Belgorod, al confine con l’Ucraina poco a sud rispetto alla zona dell’incursione, hanno detto che a partire da lunedì cominceranno a evacuare alcuni centri abitati.

L’Ucraina spera di poter usare i territori su cui sta stabilendo il proprio controllo come beni di scambio per riottenere porzioni del proprio attualmente occupate dalla Russia. Un portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato di «convincere la Russia ad avviare una fase di trattative eque». Attualmente ha preso il controllo di oltre ottanta insediamenti, su un’area di oltre mille chilometri quadrati. Ma dopo essere stata presa alla sprovvista, la Russia ha portato nell’area attaccata soldati e mezzi militari per contrastare l’esercito ucraino.

L’impegno sul fronte di Kursk ha ulteriormente indebolito la presenza ucraina sul fronte orientale, dove nelle ultime settimane l’esercito russo ha conquistato territori a ritmi che non si vedevano dall’inizio dell’invasione, oltre due anni fa. In particolare una eventuale caduta di Pokrovsk metterebbe a rischio il controllo di Časiv Jar, città ucraina ritenuta fondamentale per difendere la regione di Donetsk.

Secondo alcuni ufficiali dell’esercito ucraino citati dal Wall Street Journal, non ci sono state avvisaglie di un rallentamento dell’avanzata russa dopo l’attacco ucraino più a nord. La Russia sembra aver dirottato lì soltanto una piccola parte delle truppe impegnate altrove. Il vantaggio russo in termini di munizioni continua a essere netto, ma è soprattutto la mancanza cronica di soldati a rendere sempre più sproporzionato il confronto tra Ucraina e Russia sul fronte orientale.

In quest’area hanno particolare successo le operazioni che conducono i soldati russi a bordo di motociclette o di piccoli mezzi leggeri di produzione cinese, simili ai dune buggy. A bordo di questi veicoli i russi riescono spesso a evitare le mine anticarro e a oltrepassare le linee ucraine, nonostante si tratti di operazioni molto rischiose, in cui una parte dei soldati viene uccisa. Con queste azioni i russi possono localizzare meglio le postazioni ucraine, o stabilire avamposti provvisori che in alcuni casi riescono poi a essere rinforzati.

https://www.ilpost.it/2024/08/17/ucraina-donetsk-avanzata-est-russia/

Siamo sicuri che Putin abboccherà all’amo del “per orgoglio impazzirà militarmente nel tentativo di riprendersi il prima possibile i propri territori”?

Già la ribellione della Wagner, guidata da Prigozhin, doveva risultare un’onta indelebile nella credibilità e reputazione di Putin, invece non ha scombussolato niente.

Anche perché se la Russia si prende tutta la regione di Donetsk e gli ucraini la regione di Kursk, i primi sono in grado di tenerla per anni, ma i secondi quanto potrebbero resistere?

Stirpe ripete sempre che gli ucraini non ragionano sui territori ma sul logorio dell’esercito russo.
In questo articolo però sembra che gli ucraini vogliano conquistare la regione di Kursk (o una sua parte) per tenerla e scambiarla in un eventuale accordo. Le due cose non si conciliano.

la russia è ancora lontana da prendersi tutta la regione

e non ha interesse nel tenere una regione pulciosa russa ma eliminare fonti di rifornimenti russi in quella zona blocca e libera una zona potendo permettere agli ucraini di concentrarsi altrove
se gli ucraini avessero una forza aerea decente e rifornita i ruderi usati come fortezze difensive salterebbero in aria e potrebbero avanzare a sud e non credo siano in grado di fare manovra per prendere da dietro le fortificazioni

il sistema russo per crollare richiede una sconfitta pesante altrimenti c’è troppo controllo e apatia

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Con un adeguato supporto occidentale direi che questa guerra può concludersi solo con la disfatta russa.

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Intanto, l’ultimo aggiornamento di Stirpe:

Giorno 904

Ora che le cose sul terreno cominciano ad essere più chiare, proviamo a fare il punto sugli obiettivi che probabilmente gli ucraini si pongono con questa complessa operazione.
Come già detto in passato, gli obiettivi di un’operazione militare vanno individuati a diversi livelli, a seconda di quanto ci “avviciniamo” o meno dal campo di battaglia: un po’ come se osservassimo delle mappe di scala diversa della stessa zona.

Cominciamo dal livello più “distante”, che corrisponde a quello della pianificazione politico-militare. Per intenderci, è quello che compete a Zelensky e ai suoi alleati e colleghi occidentali.
Qui il punto è abbastanza sfumato, come sempre ad un livello che non pertiene strettamente ai militari ma appunto ai politici. Si tratta evidentemente di neutralizzare il vantaggio diplomatico (e mediatico) di Putin quando lascia intendere di essere disposto a “congelare” il conflitto – attraverso un armistizio formale o meno – sulla base dello status quo; o come dice lui, “tenendo presente la situazione sul terreno”. Qui infatti Putin ha la possibilità di fare leva sui pacifisti occidentali oltre che sull’opinione pubblica del “sud globale” e sugli ucraini più scoraggiati, perché si tratterebbe di porre fine ai combattimenti anche se non al conflitto, in una situazione che fino a due settimane fa, pur non offrendo alla Russia che un’inezia rispetto alle sue rivendicazioni iniziali, lasciava comunque in mano all’aggressore un risultato territoriale tangibile da offrire attraverso la propaganda come una “vittoria” sull’intero Occidente.
Con l’Operazione in atto, che ha portato all’occupazione di una porzione non insignificante di territorio sovrano russo, la situazione sul terreno non è più tale da consentire a Putin questa posizione negoziale, che invece per assurdo diventa almeno in teoria politicamente tollerabile (sebbene a stento) proprio all’Ucraina: ora si tratta infatti di una situazione simmetrica, dove entrambi i contendenti controllano una fetta di territorio avversario. Il quantitativo di territorio non è paragonabile, ma non lo è neppure la statura internazionale dei contendenti: la Russia è una “superpotenza” (o almeno come tale cerca di porsi) che ha aggredito una media potenza (che cerca di presentare come una non-Nazione), ma che in seguito all’aggressione non solo ha resistito ma ha occupato a sua volta parte del territorio avversario. In questo modo il conflitto assume una fisionomia assolutamente simmetrica, e questo per Putin è politicamente intollerabile, sia a livello di politica estera (prestigio, in particolare di fronte alla Cina ma anche ai dittatori minori in Asia, Africa e Sudamerica) che di politica interna (la popolazione a cui ha venduto l’immagine di una “Russia imperiale”).
A questo punto non è più solo Zelensky nella posizione di dover assolutamente recuperare territori perduti, ma anche lo stesso Putin… Però con un’urgenza maggiore se non vuole vedersi declassato alla stessa medesima posizione del suo nemico agli occhi dei suoi interlocutori.
Questo obiettivo al momento è conseguito e va semplicemente mantenuto. Non a caso tanto i diplomatici russi quanto i loro megafoni in Occidente (e in Italia) hanno magicamente smesso di reclamare un cessate il fuoco (proprio quando dal punto di vista di un pacifista onesto sarebbe il momento giusto per farlo).

Scendiamo al livello “strategico”, che è quello che compete ai responsabili nazionali della Difesa; è il livello più elevato della dimensione strettamente militare del conflitto: qui dobbiamo chiederci cosa si ripropone nel complesso Sirsky.
Qui direi che intuitivamente la risposta sia abbastanza logica: si tratta di sottrarre l’iniziativa ai russi, obbligandoli a sottrarre parte del loro potenziale da quello che per loro è il settore più importante (in particolare artiglieria) per ridistribuirlo più a nord. In questo modo si nega al nemico la possibilità di perseguire il principio fondamentale di concentrazione delle forze (indispensabile in attacco) e si salvaguardano i territori più minacciati senza dover sacrificare forze aggiuntive in quello che è un autentico tritacarne.
In sostanza è un impiego più economico e redditizio delle forze di élite ucraine.
Questo obiettivo per ora è stato raggiunto solo parzialmente: Putin ha dato ordini perentori che pur inviando quante più forze possibili nel Kursk non bisogna ridurre la pressione nel Donbas, forzando i suoi generali a commettere per ragioni politiche una grave violazione dello stesso principio di concentrazione delle forze. Così le truppe russe per reagire all’invasione dell’Oblast di Kursk vengono prese ovunque altro possibile, e cioè dal settore di Kharkiv (dove ce ne sono comunque relativamente poche) e soprattutto dal “corridoio sud” dove era stata arrestata la controffensiva ucraina dell’estate scorsa.
Questa decisione russa probabilmente era prevista dagli ucraini, che conoscono bene il profilo psicologico di Putin, ma siamo solo all’inizio della risposta russa. Il fatto è che le forze prelevate dagli altri fronti fino ad ora sono quasi esclusivamente fanteria (meno difficile da spostare per le centinaia - dal sud oltre mille - di chilometri necessari); ma come abbiamo visto i russi per attaccare hanno bisogno di masse di artiglieria capaci di operare fuoco di distruzione. Questo significa che le forze prescelte dai russi finora per essere inviate a nord potranno contenere gli ucraini, ma non riconquistare il terreno perduto; sarà necessario inviare anche molta artiglieria, che dovrà essere necessariamente presa da dove è attualmente concentrata, cioè dal Donbas. Con l’artiglieria occorrerà inviare anche le munizioni… Una faccenda piuttosto lunga, con le ferrovie russe sempre più disastrate.

Scendendo di livello, passiamo a quello cosiddetto “operativo”. Questo è il dominio del comandante locale: quello che controlla direttamente (appunto) l’Operazione in atto. L’obiettivo operativo materializza il compito che gli è stato assegnato per supportare la strategia di Sirsky.
Qui le cose si fanno meno ovvie ed evidenti, e a meno di un’onesta dichiarazione d’intenti pubblica da parte ucraina (e mi stupirebbe se ci fosse), rientriamo nel campo delle ipotesi, così qui io presento la mia.
Al di là dell’ovvio intento di occupare territori russi che Putin sia poi obbligato a riconquistare ad ogni costo in base alle considerazioni precedenti, le formazioni meccanizzate ucraine non si stanno muovendo a caso, ma secondo un disegno ben preciso che tende ad infliggere il massimo danno locale possibile al nemico.
Come non mi stanco mai di ripetere, gli ucraini orientano le loro operazioni al nemico e non al terreno, quindi non bisogna cercare l’obiettivo operativo in un elemento topografico, bensì in una capacità (o in un’insieme di capacità) avversaria. Per come la vedo io, la sensazione è che gli ucraini stiano mirando al sistema logistico russo, e in particolare alla rete ferroviaria.
Non solo stanno bombardando nodi di rete e stazioni, sovraccaricando l’intero sistema e hakerando il network di gestione: hanno anche occupato il centro ferroviario di Shudza e minacciano quello di Lgov. Soprattutto si stanno portando a tiro di artiglieria della linea fondamentale fra Kursk e Belgorod, che è assolutamente fondamentale per il sostegno logistico di tutto il fronte nord russo. Se tale linea fosse non necessariamente tagliata ma anche solo interdetta, il flusso dei rifornimenti per Belgorod – centro logistico per tutte le operazioni a nord di Luhansk e in particolare contro Kharkiv – dovrebbe essere deviato attraverso Voronez. Ma Voronez è già il centro di smistamento per Rostov, che è il centro logistico per le operazioni nel sud e in particolare nel Donbas: ne risulterebbe sovraccaricato, trasformandosi in un collo di bottiglia, e guarda caso è appena stato bombardato con droni.
Insomma: l’intera logistica operativa russa ne rimarrebbe seriamente compromessa.
Questo obiettivo (se ho ragione) ancora NON è stato pienamente raggiunto: Lgov non è stata raggiunta anche se dista solo pochi chilometri, e anche la linea Kursk-Belgorod per ora è a tiro solo degli HIMARS. Di fatto però l’isolamento crescente di Belgorod – evidenziato dagli ordini di evacuazione russi – è un segnale di come le cose stiano progredendo.

Scendendo al livello più basso, quello tattico, ovviamente gli obiettivi diventano molteplici, perché corrispondono ai compiti delle singole Unità assegnate al comandante locale dell’Operazione. Sicuramente Sudzha era un obiettivo tattico di primo tempo, così come probabilmente Lgov è un obiettivo di secondo tempo a nord del saliente e Belitsa a est dello stesso. Il fatto è che esistono ancora Unità ucraina assegnate all’operazione e non impegnate al momento: unità con un proprio compito che ancora non si è materializzato sul terreno, quindi è ancora presto per individuare tutti i possibili obiettivi tattici.
Restando però nell’ambito dell’orientamento al nemico, immagino che la concentrazione di contraerea assegnata all’operazione indichi l’intenzione di infliggere più danni possibile all’aviazione tattica russa, che infatti è clamorosamente assente.
Ovviamente, essendo l’operazione ancora in pieno svolgimento, non tutti gli obiettivi tattici sono stati ancora conseguiti, e non è detto che lo saranno. Non credo infatti che gli ucraini si spingeranno troppo in profondità, per evitare di incorrere a loro volta in rischi logistici ingiustificati.

Per concludere, mi permetto una nota polemica: volutamente non sto usando un linguaggio professionale, e spesso tendo a spiegarmi in maniera colorita e magari poco precisa, in quanto mi sto rivolgendo a persone prive di studi militari specifici nel tentativo di spiegare come stanno andando le cose. Le discussioni dottrinali con terminologia professionale corretta le riservo ad ambiti diversi rispetto ad un social media…
Infine: la battaglia è in corso; promette bene (lo so, non sono equidistante e ho un linguaggio partigiano: tengo per gli ucraini, per l’Occidente e quindi anche per l’Italia come ritengo sia fra l’altro mio dovere), ma è lungi dall’essere vinta. Anche se lo sarà, non sarà decisiva.
Però potrebbe essere un passo avanti significativo.

Orio Giorgio Stirpe

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Con adeguato supporto occidentale, la guerra non finirà mai :asd:

Giornalai italiani (ma anche all’estero non sono messi meglio) che non capiscono un cazzo di quel che scrivono e devono fare i sensazionalisti.
Da una parte abbiamo l’esercito ucraino che guadagna 1300 kmq in 2 settimane, distrugge aereporti, cattura migliaia di soldati, disintegra colonne di rinforzi e si riempie di blindati e corazzati abbandonati, facendo fuori punti e minacciando di isolare e distruggere i difensori di altri 700-800 kmq di territorio russo. Il tutto a costi decisamente ridotti e con azioni spettacolari.
Dall’altra abbiamo le forze russe che lasciano giù migliaia di morti per “avanzare” 500 metri.

Le truppe ucraine in difficoltà nel Dombass.

Per carità.

ps: dimenticavo: la rete ferroviaria russa sta letteralmente collassando con centinaia di locomotive parcheggiate perché c’è un ingorgo enorme, manca la luce in diverse parti della rete e alcune sezioni non sono più praticabili.

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Forse era già stato detto qui, ma solo di recente ho scoperto che l’incursione ucraina nella regione di Kursk è stata possibile anche grazie al fatto che si sono accorti che i russi stavano sminando alcune aree al confine con l’Ucraina per tentare, in un futuro vicino, di aprire un altro fronte verso la città ucraina di Sumy.

Gli ucraini, quindi, hanno approfittato della cosa prima che i russi schierassero le forze militari, per entrare e conquistare quei 1000/1300 km2, che oggi controllano, trovandosi di fronte pochi militari, male addestrati e inesperti.

Mi mancava questo tassello per capire come avessero superato il confine senza trovare grossi ostacoli :asd:

la risposta a quell’articolo de il post è semplice, cosa avrebbe fatto putin con tutte le forze che sta impiegando a Kursk ? le avrebbe usate direttamente o indirettamente nella guerra su suolo ucraino, quindi è già una “vittoria” per gli ucraini il fatto di farle impiegare altrove.

inoltre la guerra non funziona con interruttori “on-off” , è più (guarda caso) una partita a scacchi, tranne rari casi o enormi disparità di livello tra chi giuoca, non chiudi la partita in poche mosse, ma crei le condizioni piano paino per arrivare a dare scacco matto all’avversario

conquisti una stazione ferroviaria e sembra “roba da poco” , ma con quella mossa risci a :
-sovraccaricarne altre
-entrare nel network e conoscere tutti gli spostamenti
-il sovraccarico delle altre linee porterà a ritardi e mancate consegne di materiale bellico dove serve
-questo a sua volta lo vedremo tra un po’ quando mancheranno “cose” ai russi dispiegati in donbass/sud ucraina ecc
-il che porterà ad altre mosse ecc

ovviamente i russi non staranno a guardare e cercheranno a loro volta qualche contromossa se possibile, ma la catena di eventi messi in moto da questa conquista della zona di Kursk è ancora da vedersi , per dire la mossa di mettere l’FSB a capo delle operazioni militari nella zona potrebbe essere un bel pasticcio visto che l’FSB non è certo un apparato militare. E’ come se gli americani avessero affidato all’FBI desert storm in iraq :asd:

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I russi hanno mezzih e uominih infinitih!1!1

PS: per come la vedo io, se a novembre non gli vince Trump Putin è fottuto.

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Interesting. Non ho ancora letto nulla al riguardo.

Io prossimamente mi aspetto tanti interventi di sabotaggio. Ormai sono entrati in territorio russo, qualcuno suppongo abbiano infiltrato, e anche solo mettere qualche esplosivo sulle migliaia di km di ferrovie per far saltare qualche treno o bloccare temporaneamente i rifornimenti non dovrebbe essere complicato.

Questo succede già regolarmente da 2 anni, ma la Russia ha basato tutto sulla ferrovia, quindi è piuttosto brava a ripararla, ha unità specializzate nel farlo e se ci pensi è anche una infrastruttura difficile da danneggiare in modo irreparabile. Binari e scambi si sistemano in poco tempo. Ponti e stazioni sono i punti critici ma anche quelli più difficili da danneggiare in modo serio e serve tanta potenza di fuoco, quindi solitamente non alla portata di sabotatori