Testi condivisi e canzone italiana dagli anni '90

L'altro giorno ero al supermercato e cercavo nel reparto della cioccolata se fosse rimasto qualcosa in saldo dei prodotti natalizi (suona molto triste, lo so, ma non lo è). La radio intanto mandava la sua musica di merda e, a un certo punto, attacca con La mia storia tra le dita. Ora, sebbene io non abbia particolari legami con Grignani o con quella canzone, era come se una piccola frazione degli anni '90 rivivesse intorno a me, che nel 1995 avevo 11 anni, e non ho potuto fare a meno di mettermi a canticchiare. Dopo un poco, quando avevo ormai smesso di cantare, mi passa accanto un altro cliente del supermercato e anche lui canticchiava sulla base di Grignani. Sono abbastanza certo che il tipo non mi stesse prendendo per il culo e che fosse sincero come me. La coincidenza mi ha colpito particolarmente.

Ora, siccome la gran parte di voi ha più o meno la stessa mia età, saprete sicuramente cosa intendo e saprete cosa le canzoni di personaggi come Grignani o, meglio ancora, di Masini o degli 883 significhino per le persone della nostra generazione. Il vaffanculo di Masini, l'Uomo Ragno degli 883, e via dicendo, sono entrati e si sono sedimentati nella nostra cultura popolare, creando una memoria e una identità collettive.

Il mio framework concettuale può essere spiegato con la seguente, lunga ma istruttiva, citazione di uno dei miei giusfilosofi italiani preferiti, Gianfrancesco Zanetti:



La citazione è tratta da Testi condivisi, in M. La Torre, G. Zanetti, Altri seminari di filosofia del diritto, Rubbettino 2010, pp. 145-161, alle pp. 154-156. Se cercate in giro, trovate una versione preliminare del saggio dal titolo Broadway e i valori condivisi. Il saggio è stato anche ripubblicato in questo.

A Zanetti l'esempio di Broadway serve per chiarire come determinati testi contribuiscano a creare un'identità collettiva. L'analisi del modo in cui funziona la citazione è finalizzata a questo scopo, quindi non date troppo peso al discorso sulla citazione in sé, quantunque anche quello sia interessante, ma a Zanetti e quindi a me serve solo per argomentare come e quanto a fondo i testi formino delle identità e dunque diano forma alle comunità.

Testi di questo genere sono, volenti o nolenti, anche le canzonette italiane, molte delle quali, fra le più vecchie, sono peraltro uscite dal loro specifico momento storico e sono semplicemente entrate nella memoria e nell'identità collettive degli italiani: canzoni di Gino Paoli, dei Ricchi e Poveri, e via dicendo, fanno ormai parte dell'identità collettiva senza che molti di noi possano neppure ricollegarle, se non vagamente e imprecisamente, a un periodo storico nel quale non eravamo neppure nati.

Per le canzoni più recenti è un po' diverso, vuoi perché ancora non si sono sedimentate tanto a fondo, vuoi perché siamo in tanti a poterle ancora collocare in un preciso periodo storico, quindi si portano dietro e il senso di un'identità e la memoria storica della sua costruzione: la memoria di un'identità in fieri, condivisa da un gruppo più ristretto che non tutti gl'italiani, e quindi più forte. Chi ascoltava Gino Paoli da giovane avrà qualcosa di simile per le sue canzoni, noi ce l'abbiamo per Masini.

Queste sono le mie premesse. Ora, come valutate la musica italiana di quegli anni in relazione a questo discorso identitario e di memoria storica? Qualunque genere di riflessione o di spunto sul tema è bene accolto.
Ancora, la musica ha continuato a svolgere questo ruolo anche negli anni 2000? Quali sono, negli anni 2000, i cantanti d'impatto culturale paragonabile a quello degli 883 nel senso da me indicato?
Da qui infatti il movimento #machenesannoi2000