[Serie a puntate sperimentale][Black Music] Il collettivo Soulquarians

Facciamo sto esperimento. Questo topic sarà una serie a puntate\radio-documentario sulla microscena musicale creatasi tra metà e fine 90s. Per capire bene una scena musicale per me vale la pena fare le giuste introduzioni e i giusti deep-dives. Per evitare di dare troppo informazioni tutte in una una botta sola, proviamo a fare qualcosa di semi-interattivo ad episodi. In una scena musicale ci sono diverse cose che vale la pena ascoltare e qui ci sono 4-5 album che vale la pena approfondire. Inoltre non sarebbe male vedere non solo il pre, il durante ma anche il post, quindi vedere anche qualche pezzo che è stato influenzato dalla scena sul quale puntiamo i riflettori.

*Una volta a settimana circa avviso e aggiorno il post iniziale con un nuovo episodio. Voi siete liberi di ascoltare o no, siete liberi di discutere tranquillamente, spammare e insultarvi con le vostre hot take tossiche etc come in qualsiasi altro topic. Anzi se qualcuno vuole dirigere un episodio sarebbe fighissimo :love: @OverLoK *
Questa che posto ora è l’introduzione, poi vedrò di fare dei deep dives sugli album prodotti dai Soulquarians, così anche per spirito documentaristico internettiano troviamo tutto organizzato in un singolo mega wottone devastante. Nell’intro non ci sono album da ascoltare ma singoli che ci porteranno a capire i punnti di arrivo
Vediamo come va, al massimo cambiamo le cose in corso d’opera

EPISODIO 1. PRELUDIO:
KILLER BEAT

La nostra storia inizia con una band alternative hip-hop di Los Angeles: The Pharcyde.
Tra il '94 e il '95, i 4 membri della band, rinchiusi in una casa-studio chiamata “labcab”, si scannano con il loro produttore, J Swift. Fa tutto lui, compone, produce, direzione e fa da baby sitter ai 4, insomma praticamente indistinguibile dai moderatori della sezione Musica. Gli ego si scontrano quando comincia a chiedere riconoscimenti e compensi più elevati > kickato.
Qtip, che mette i soldi per produrre l’album dei The Pharcyde, infila su un aereo un omino che osserva da tempo, James Dewitt in arte Jay Dee o J Dilla. Sto ragazzino è un fan dei nuovi gingilli elettronici e comincia a diventare famoso nella scena underground per le sue produzioni un po strambe. Potremmo definirlo un batterista anche se la sua abilità non è sul drum kit ma sulle drum machine, sul suo akai mpc. La sua idea di “feel” è talmente caotica e rivoluzionaria che non appena applica i suoi beat su alcuni pezzi dei The Pharcyde questi finiscono in rissa tra di loro.

Questlove, batterista dei The Roots, ascolta l’album “labcabincalifornia” ed entra in crisi. Ha speso tutta la vita per diventare preciso come un metronomo ma i beat di J Dilla gli rompono il cervello. I The Roots sono nati come un progetto hip-hop che mette una jamband con veri strumenti tra un MC e un DJ, ma l’avvento di questo nuovo senso ritmico è così rivoluzionario che potrebbe segnare la fine di questa idea. Il feel non somiglia a niente che abbia mai ascoltato, non è straight, non è swing, e allora che stracazzo è? E’ J Dilla! Dopo l’ascolto di Running lo definirà “a new music God”. Gli era stato anche presentato da Q-tip, ma Quest non se l’era cagato.

Le drum machine, il sampling ed il microlooping permettono la possibilità di creare ritmiche che un essere umano non potrebbe creare. Il kick è random, gli snare sono spesso in anticipo, i loop ritmici sono tagliati a caso e nonostante tutto il senso del tempo non viene mai meno…? Questlove ha una nuova quest da inseguire, diventare una drum-machine sciolta ed un microlooper umano.

SOURCE AWARDS '95, SPLIT-HOP

E’ ancora il 1995 quando vengono organizzati i “noti” Source Awards, una specie di Grammy gretti della musica Hip-Hop. Succede un casino. Evento visto come occasione per raffreddare le ostilità tra East e West Coast, finisce invece per inasprire le rivalità concatenando una serie di eventi violenti che porteranno alla demonizzazione del genere. Insulti pesantissimi in diretta tra rappers, minacce di morte, fischi, e anche qui i confronti con NGI si sprecano. Questlove in quel momento non si sente più parte della scena, del gangsta, e, forse un po per paura, decide di andarsene in corso d’opera. Dirà che quello a cui ha assistito è il funerale dell’hip-hop quando una figura misteriosa gli lascia in mano la cassetta di un artista emergente. Brown Sugar, D’Angelo.

The ’95 Source Awards was a funeral in hip hop’s history, and I don’t say that in hindsight. I knew it walking into the Paramount Theater in New York City that day on August 3, 1995, and I knew it running away. And when I say running, I’m not exaggerating. I was running for my life—it felt like the creative version of Apocalypse Now .

Ascoltando la cassetta, si rende conto che non solo le influenze della band A Tribe Called Quest (love Quest > Questlove) accomunano lui e D’Angelo, ma anche l’amore per i beat a-la J Dilla. Dopo la forte delusione provata verso il mondo hip-hop durante gli eventi del Source Award, Questlove è in disperata ricerca di artisti con i quali sentirsi affine e D’Angelo sembra il punto di partenza. Quest però è un coglione, D’Angelo provò a mettersi in contatto con lui diverse volte proprio durante la produzione di Brown Sugare, ma Love declinò perché quel giorno aveva da scopare.

Come farsi perdonare?
Quest è furbo e conosce la musica black. In Brown Sugar sente il sample di un brano esoterico preso da un side-project di Prince e durante un live, sapendo che D’Angelo è lì tra il pubblico, lo suona durante un assolo di batteria, cercando di infilarci dentro come meglio può un feel Dilla-esco.
D’Angelo tra gli spalti si alza e urla “YO!”
E’ amore, D’Angelo si fa avanti e invita Questlove ancora una volta a suonare per il suo prossimo album. Quest-a volta non c’è scopata che tenga perché anche i The Roots vogliono produrre qualcosa di nuovo, quindi perché non unire gli sforzi e vedere cosa ne esce fuori?

BACK TO 70s

Il tempio scelto da D’Angelo sarà lo studio Electric Lady, fatto costruire da Hendrix. Lo studio è leggendario, c’è mojo, c’è vibe, c’è voodoo, c’è la strumentazione dove hanno inciso molti dei loro eroi ma soprattutto costa poco.
L’equipaggiamento infatti è vecchio e non è curato perché lo studio da molti anni non è più considerato cool. E’ l’occasione perfetta allora per trasformarlo in un vero e proprio appartamento dove Questlove e D’Angelo mangiano, dormono e passano intere giornate ad ascoltare i loro idoli degli anni '70. Entrambi spendono migliaia di dollari in album per cercare nuove ispirazioni e Quest comincia così la sua collezione di vinili vintage (secondo lui ammontano ormai a oltre 20.000, per i quali ha dovuto comprare un magazzino dedicato dove stiparli).
Ascoltano, rubano, remixano Prince, Al Green, Marvin Gaye, Sly & the Family Stone, Stevie Wonder, Curtis Mayfield, James Brown, Hendrix, Joni Mitchell etc… ma serve nuova linfa, nuove idee e decidono così di chiamare il loro idolo J Dilla per dare un tocco assurdo alla produzione ed il pianista James Poyser dei The Roots per curare le composizioni.
Nascono i Soulquarians, un collettivo di musicisti che hanno in comune la passione per il Soul e il segno zodiacale dell’acquario.

Aveavmo lasciato Questlove in cerca di anime affini e nel giro di pochi mesi lo ritroviamo al centro di una nuova scena. Di li a poco lo studio diventerà infatti crocevia e casa di altri artisti, come il bassista funk Pino Palladino, la cantante ed attivista Erykah Badu, Common, Bilal, il trombettista jazz Hardgrove, Talib Kweli, Mos Def e, l’uomo ispirazione per tutti, Q-Tip.
In questa orgia di energie creative tutti partecipano alla produzione musicale di tutti. Si sfidano a fare sampling di beat impossibili, si compete per scrivere il pezzo migliore, ci si scambia i pezzi, ci si droga e tra i fumi del soul, del funk, dell’rnb, dell’hip-hop vengono fuori alcuni tra i migliori album degli ultimi anni

NEL PROXIMOH EPISODIO COMINCEREMO A VEDERE NEL DETTAGLIO GLI ALBUM PRODOTTI DAL COLLETTIVO

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Boia giuda se m’hai messo hype :madsaw:

Bellissimo format

In queste ultime settimane ero nuovamente in fissa con J Dilla. :asd:

Purtroppo ci ha lasciato troppo presto ma ha lasciato un impatto enorme e cosa ancora più rara è quanto un beat maker abbia influenzato così tanto musicisti “reali” che suonano uno strumento perchè c’è sempre stata una certa spocchia da parte dei secondi verso i primi. :asd:

Il suo effetto “swingato” in cui sembra che il batterista sia ubriaco ma allo stesso tempo stia andando a tempo è uno degli effetti più fighi mai fatti ed essendo praticamente non trascrivibili in scrittura musicale si è obbligati ad impararli puramente di feel.

Oltre ai nomi già citati come Questlove ci sono altri esempi molto fighi di batteristi che hanno incorporato il “J Dilla Swing” nel loro repertorio.

Un bell’esempio è JD Beck che qua suonano proprio un pezzo prodotto da J Dilla:

L’avevo postato nel thread dei memini ma merita di essere menzionato anche qua perchè anche Nate Smith ne ha fatto uno stile:

Altro esempio figo sono gli Hiatus Kaiyote nel brano Swamp Thing il groove è palesemente ispirato a J Dilla:

Poi visto che giustamente è stato menzionato Pino Palladino nell’ultimo album di D’Angelo si può sentire bene quanto tenga la linea di basso indietro rispetto al beat ed è fighissimo l’effetto che da ma è tutto l’album ad essere una bomba e infatti c’era di mezzo anche il buon Questlove:

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a mani basse il feel più figo che esiste

Molto figo, ho trovato questo video che spiega molto bene come faceva Dilla a usare una drum machine per ottenere quei beat.

In pratica, l’Akai MPC 2000 poteva applicare uno swing a differenti intensità, e poteva farlo in modo indipendente tra i vari sample e shiftare un’intera linea di qualche millisecondo.

Si la combo tra i vari swing più il poter spingere un po’ le note senza farle allineare perfettamente con il beat inteso come andare in battere e quindi all’unisono con tutti gli strumenti crea quell’effetto fighissimo che poi Questlove ecc. hanno voluto incorporare nel loro sound.

Questo topic poi visto che è stato menzionato il brano Funky Drummer mi ha fatto tornare in mente la rosicata colossale di James Brown che quando ha scoperto che veniva utilizzato praticamente da tutti come punto di partenza per creare i beat voleva essere considerato lui l’inventore dell’hip hop e quindi si mise a fare un album di quel genere ma che non si inculò nessuno perchè a nessuno fregava un cazzo di lui ma solo del loop da usare con le drum machine. :rotfl:

Anche Burial aveva di notevole sta cosa di avere degli shift di ritmo, ma nel suo caso senza farlo volontariamente, dato che non usava un sequencer (perchè non sapeva come si faceva) e incollava i vari sample su un unico file in soundforge :asd:
il tutto a partire da un genere molto swingato come l’uk garage (di cui l’elemento swing è proprio quello principale)

ho letto il thread prima di addormentarmi ieri sera, stanotte ho sognato @Grismi che mi dava un foglio protocollo con su scritto in maniera dettagliata il perché gli uomini fanno cagare nelle relazioni sentimentali :asd:

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E poi ti sparava venti minuti di improvvisazione jammosa piripiripiri

Ma quindi quando esce la prima puntata? :madsaw:

weekend :autsisi:

jam =! piripiri :mad:

:rotfl:
si vede che era un sogno perché la precisione e la protocollanza sono l’esatto contrario di come esisto, il resto è corretto :asd:

meno chiacchiere, più scriviscrivi

:mad:

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:mad:

Io ho già fatto unsub :sisi:

IL MESSIA NERO

D’Angelo, una figura cresciuta tra le melodie del nostro pane quotidiano e i riverberi del gospel, è un nome che non fa fatica a farsi conoscere presto nella scena musicale locale di Richmond. E’ bello come un Dio, ha una voce meravigliosa che padroneggia con maestria, possiede un’intuizione unica e suona una vasta gamma di strumenti con eccezionale abilità. Il suo nome è conosciuto tra gli ignobili musicisti ultra elitisti della sua città, ma la sua figura è un’ombra per tutti gli altri. Quando può, evita volentieri il ruolo di frontman, tormentato da ansie sociali, preferisce le retrovie, ricordando i giorni in cui faceva da backup durante le celebrazioni in chiesa.

A questo punto, un filo comune lega tutte queste esperienze musicali: le rotture di coglioni.
Il padre disapprova l’uso della batteria durante le cerimonie, le band nelle quali suona limitano la sua creatività. Quando si trova a comporre per gli altri (tra i quali Hollywood), si scontra con le rigide convenzioni delle discografiche; troppe “suits and ties” che contrastano con le loro richiesta con la sua visione musicale. Prince è il suo faro e, come il principe del funk, anche lui vuole ridefinire i confini della musica nera.

DAMN, YOU MA BROTHER

Chiudersi nella propria cameretta e dare vita a un album come “Brown Sugar” con mezzi così limitati è un atto di coraggio e determinazione. Registra tutto su soli quattro canali. Un piccolo tour, e finalmente gli ascoltatori associano la musica ad un volto. Il successo è grande, ma la soddisfazione è poca.
Dalle demo all’incisione si è perso qualcosa. Definisce il suono troppo “buttery” e questo lo ispira a fantasticare su nuovi suoni per il prossimo album, più grezzi e autentici. L’intenzione è quella di creare una forma completamente nuova di R&B che abbracciasse la nuova musica nera di punta, l’hip hop. Quando due dei batteristi con i quali collabora partono per tour con altri musicista, D’Angelo si trovò alla ricerca di un nuovo talento, e i suoi occhi si posano su Questlove, l’anello di congiunzione che gli serviva per portare avanti la sua visione artistica.
Congiunzione astrale. Questlove, deluso dalla scena hip-hop, è in cerca di una nuova scena che lo rappresentasse ma la storia di come si incontrano l’abbiamo già raccontata.

Siamo dunque nel nostro studio Electric Ladyland, in uno stato semi-abbandonato. Nessuno ha ancora chiara la direzione da prendere, e nessuno sa far funzionare l’attrezzatura disponibile. Così, con incoscienza ed eccitazione, si lasciano trasportare dalla musica, improvvisando sui loro dischi preferiti registrando qualsiasi cosa. Raccolgono tutti gli strumenti analogici e sperimentali degli anni '70 utilizzti dai loro idoli: phasers, envelpe filters, wah, etc… ; tra questi D’Angelo tocca come se fosse una reliqua il Rhodes 88 Suitcase impolverato utilizzato da Stevie Wonder durante le registraizoni di Talking Book. In mezzo a questa nebbia di infinite possibilità, i nastri scorrono incessantemente, registano ogni singolo momento. Trascorrono ore in studio, invitando generosamente artisti e musicisti per trarre da loro continuamente ispirazione e nuove idee. Tra questi D’Angelo manda a cercare Pino Palladino, un bassista bianco (!) inglese che ha conosciuto durante un concerto di BB King. King è notoriamente sospettoso dei bianchi e del loro senso ritmo ma se Palladino va bene per lui allora andrà bene anche per loro.

Questo video è una timecapsule che ci teletrasporta ad Electric Ladyland durante la produzione dell’album

CAN YOU PLAY SUPER BEHIND THE BEAT?

D’Angelo sprona i suoi due cavalieri del groove a suonare “sloppy”, in modo impreciso e non convenzionale, al fine di ottenere quello che cercava, un suono più autentico e spontaneo. Questlove ha definito questa sua ricerca “blatantly disrespectful” nei confronti delle convenzioni ritmiche, di certo una scelta per niente controversa tra il pubblico nero ma incredibilmente “disrepectful” per i bianchi delle labels. Pino e Questlove spendono intere sessioni per cercare di assimilare il timefeel di DJ Dilla, ma il batterista trova difficile replicare quel suono “da ubriaco” con una band dal vivo. Allora incidono, cambiano tono, rallentano e spostano le tracce per ricrearlo, anche se i discografici non reagiscono bene, definendo il risultato “una merda”.
Anche in fase di mixaggio l’album è rivoluzionario. La batteria e il basso sono settati esageratamente ed impenitentemente sulle basse, andando a 250 km/h contromano rispetto trend dell’industria musicale dell’epoca. La cover art confonde, c’è la scrittina gotica tipica dell’hip hop, un macho muscoloso, eppure i pezzi all’interno non sembrano richiamare ciò che evoca la copertina. I brani sono troppo lunghi, impossibile cavarne fuori dei singoli da vendere, è la ricetta di un disastro… eppure l’album vende uno sfacelo. Non solo, le review sono estasiate ed è considerato ancora oggi uno dei migliori album della storia della musica nera.
Insomma nonostante le sfide e le pressioni dell’industria musicale, D’Angelo mantenne la sua visione creativa che si distingue per la sua autenticità e innovazione: nasce il neo-soul.

Devil’s Pie è tutto quello che Voodoo rappresenta nella testa di D’Angelo. Parte strutturalmente come un blues, la radice della musica nera afroamericana, e la cultura nera è semper il suo trampolino di lancio. Lui descrive la struttura melodica del canto come “lo spirito dei negri che lavorano nei campi sotto il sole cocente” ma la voce, pur richiamando le ritmiche cantate dagli schiavi, è soave, è soul, a volte quasi cartoonesca. Il testo presenta i trope e le figure retoriche tipiche del blues come il diavolo, ma anche un linguaggio “parental advisory” più moderno. Il richiamo al blues quindi è fortissimo ma c’è altro: c’è il beat snappy del leggendario J Dilla in persona con i suoi riff-sample urban tipici dell’Hip-Hop.

The Line ancora riprende un feel pesantemente anni '70 con un envelope filter che crea bolle tonali rotonde e ripetitive a metà tra l’ipnosi chitarristica dei brani di James Brown e un sampling Hip-Hop. Questlove ubriaco alla batteria è sempre in anticipo. Il richiamo a Marvin Gaye nello stile di canto è chiarissimo.

In Send It On possiamo sentire Pino Palladino al basso mixato perfettamente che crea una nebbia funk polverosa e gustosissima. Pezzo chiaramente ispirato da Al Green, soprattutto nei fill vocali.

One Mo’Gin comincia con un’orgasmo e una collaborazione tra basso e batteria mixati perfettamente e che avvolgono le orecchie. La struttura melodica è complessa e mostra le intuizioni strambe e uniche di D’Angelo. Sul finale una chicca per l’ascoltatore costante con cambio di struttura in una pazzia misolidia fatta con un envelope filter velocissimo, quintessenza 70s.

Spanish Joint, The Root e Greatdayndamornin’/Booty sono degne di nota per la collaborazione con il virtuoso della chitarra a 8 corde Charlie Hunter. Un musicista molto umile che ha ispirato diversi chitarristi pur rimanendo un’artista di nicchia, venne chiamato principalmetne perché era in grado di trascrivere la roba che creavano in studio i nostri Soulquarians. Pur avendo alle spalle pochissimi anni di studio dello strumento, la sua unicità era quella di suonare basso e chitarra contemporaneamente su unico strumento creando un groove spagnoleggiante dal sapore unico. Hunter ricorda D’Angelo come una presenza mistica ed eclettica, sempre intento a creare da 0 e cantare ritmi unici e complessi. Alle richieste di suonare anche lui “sloppy”, Hunter disse “nah, I cannot do it man”. Dopo aver tagliato le tracce e averle spostate manualmente per creare il timefeel Dilliano, gli amici di Hunter gli dissero, dopo aver comprato l’album “che cazzo hai caombinato qua?”.
A metà di The Root un reverse-delay che cita Hendrix in “Are You Experienced?”.
Greatdayndamornin’/Booty ha un lavoro di chitarra di enorme gusto che tratteggia un po il carattere di Hunter. Quasi in disparte, interviene solo quando intervenire, mentre i cavalieri del groove tengono su la baracca in maniera esemplare. Qua brillano di luce propria sia Pino che Questlove :lode:

Feel Like Makin’ Love è praticamente uno “standard” della musica nera che moltissimi artisti si sono cimentati a suonare live o incidere come cover, questa è la sua versione. Qui ancora una volta si vede l’idea core di D’Angelo che pesca dal passato per ridefinire la musica nera di “oggi”. Struttura 70s, strumenti 70s come il Rhodes rubato a Wonder, envelope filters, armonia jazz\soul ma con batterie hip-hop sempre leggermente in anticipo. Basso di Palladino semplicemente micidiale, riesco a sentire attraverso l’audio Pino che muove la testa esageratamente dicendo a Questlove “Disgusting!”… e no, non è l’LSD. Questo brano in cuffia è una esplosione nucleare orgiastica di suoni e dettagli.

Il singolo in assoluto meno riuscito dell’album a livello commerciale :vface:

Untitled. Sebbene non sia l’ultimo brano dell’album (ho lasciato fuori qualcosa che potete andarvi a riprendere, come Left and Right che sono brani super hip-hop con Redman e Methodman), è significativo concludere qui l’episodio dopo aver visto il videoclip. Dal punto di vista musicale, sono evidenti tutte le influenze che hanno ispirato il brano: da Prince a Marvin Gaye, da Stevie Wonder a Hendrix e così via. Tuttavia, immegergendoci tra il testo la videoclip, è chiaro che ci troviamo di fronte a un’opera destinata a scatenare discussioni e controversie.
Gli uomini rosicano che manco su manicomio\allgamez, mentre le donne mostrano un crescente interesse per l’artista. Tra loro il video è molto popolare, tanto che su MTV continua a passare parecchio nonostante le continue polemiche, alimentate da recensioni acidissime, accuse di attentionwhorismo etc…
L’immagine di un individuo introverso, recluso e pieno di ansie sociali che si ritrova improvvisamente nudo mentre riceve un pompino, apre la strada alla sua trasformazione in un sex symbol.

THE CHOSEN ONE

Parte il The Voodoo World Tour, 8 mesi in giro per il mondo, 3 ore di show. Il tour manager che sceglie è ovviamente quello che ha accompagnato Prince durante il Purple Rain Tour, uno che di sesso, droga e babysitting se ne intende. Dirà che niente nella sua vita professioanle è stato così memorabile come il Voodoo Tour, ed effettivamente è il tour più di successo di tutto il 2000. Come per il lavoro in studio, è un orgia di artisti, di collaborazioni di calibri altissimi. Suona con loro persino la radice che accomuna tutti, J Dilla.

Durante i concerti, con un pubblico principalmente composto da donne, iniziano a sorgere problemi. Le fan desiderano vedere dal vivo gli addominali che hanno ammirato sulla copertina dell’album o nel videoclip erotico di Untitled, e quindi cercano di strappargli la maglietta ad ogni concerto; diventa un gimmick che si ripropone ad ogni data. Durante una delle esibizioni, nel tentativo di strappargliela, rischiano di soffocare D’Angelo. Da quel momento in poi, la costumista che lo accompagna in tour decide di fornirgli solo magliette già bucate per agevolare il “processo” e evitare che si faccia male.

A questo punto D’Angelo soffre di continui attacchi di ira. Sì, il tour è un successo, ma ogni tot date inventa costantemente scuse per evitare di affrontare il pubblico. La sua band lo ama, tutti intorno a lui lo vedono come “The Chosen One”, una staffetta del soul, tutti credono il lui a tal punto che durante una data la band suona da sola per 1 ora in sostegno mentre lui è dietro le quinte in preda all’ansia.

Per lui il pubblico sembra interessato più alla sua immagine che alla sua musica. Le sue insicurezze lo portano a fare decine e decine di flessioni per essere all’altezza di ciò che il pubblico vuole, ma questo non ha fatto altro che esacerbare le sue ansie. Cosa vuole il pubblico? Cosa vuole D’Angelo? Cosa vuole Michael?

D’Angelo vuole chiudere il tour in anticipo perché non ce la fa. Riescono per miracolo a convincerlo a fare le ultime 3 date, dopo le quali sparirà completametne dalla scena. Diventa un obeso recluso, sopravviverà ad un incidente mortale, niente collaborazioni, niente apparizioni, nulla, al punto che i fan si chiedono se tornerà mai più a suonare.

2012, siamo al Bonnaroo Music Festival quando Questlove all’improvviso chiama sul palco commosso il suo amico che, dopo 12 anni di ritiro, è sul palco, ancora una volta, con il suo amico e fratello di jam.

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bon, domani ho qualcosa da leggere invece che lavorare

Bomba!! Di D’Angelo ho sempre e solo ascoltato Black Messiah, mi recupero Voodoo :love:

Un’ora e venti di disco, sweet baby black jesus

Ascoltato! Bellino, molto chill, mi pare più hip hop rispetto a Black Messiah (che vabbe’, è di 14 anni dopo). Forse un po’ troppo chill per i miei gusti irruenti :asd:

Cioè D’Angelo è letteralmente scomparso fino al 2014, e dopo il 2014 è nuovamente scomparso dalla scena? Che fa ora?