Romanzi 'veristi' (di fantasia)

Mi spiego, da buon sociologo sono scimmiato col verismo in letteratura, il che non vuol dire che passo la mia vita a leggere solo Zola e Verga, ma che se vedo una storia ambientata in un mondo internamente consistente vengo nelle mutande.
ora vi chiedo di elencarmi una serie di romanzi con queste caratteristiche:
1) psicologia dei personaggi credibile e non stereotipata, basata su condizioni sociali e non solo sul fatto' gli e morta la mamma poverino c'è rimasto sotto'
2) descrizioni particolareggiate dell ambiente sociale
3) coerenza e 'realismo' dell ambientazione il che non vuol dire, pallosissimi drammi d'interno borghese stile nuova commedia drammatica italiana, vuol dire che se anche ci sono i draghi spaziali ninja nell ambientazione il tutto deve essere amalgamato in maniera credibile e non gettato li a caso

vi viene in mente qualcosa ?
Marquez, cent'anni di solitudine.
Steinbeck


non ho dubbi che sia bellissimo ma avendo bazzicato i csoa da che avevo 14 anni sono stato perennemente circondato da tipe 'de sinistra' ( inclusa la totalita delle mie ragazze) che me lo rivendevano come il dono di dio alla letteratura. Come conseguenza sono diventato ferocemente intollerante al realismo magico sudamericano, associandolo immediatamente ad interminabili assemblee sullo status dei pinguini gay palestinesi transfughi in kurdistan nel contesto del egemonia sionista del peak oil contemporaneo, ( ovviemente con sottofondo dei Modena City Ramblers).
Risultato se sento nominare Marquez o l Allende 'metto mano alla pistola' (cit), scusate avrei dovuto dirlo prima, also pls nulla di Pasolini che mi provoca violente crisi di odio gratuito nei confronti della materia vivente nella sua interezza e del sistema solare tutto, facendomi regredire ad un decerebrato parafascista ed omofobo


good... Evangelisti, vale la pena ?
Il neorealismo italiano dovrebbe fare al caso tuo, se ho ben capito che stai cercando.
tipo pavese e soci ?
Silone, Vittorini, Cassola, Bassani ecc...

Non è tutta roba di serie A, diciamo così, ma ci sono diversi bei romanzi in quel filone.
mh poi ci guardo ...

Steinbeck e' perfetto (c'e' anche Miller se ti piace il teatro) non essendo stato sdoganato dalle quattordicenni, magari leggi prima qualcosa di Horatio Alger o Ayn Rand, te lo faranno apprezzare di piu'.
Di Silone lessi il segreto di Luca, peccato fosse una spia fascista o almeno si vocifera.
Ayn Rand ero curioso, ma temo che ( andando contro il mio stesso orientaminto politico) finirei a tifare spudoratamente per il cattivo oppressore statalista non riuscendo quindi a gioire dell inevitabile trionfo delle forze del libero mercato
Colla di Welsh, molto meno "nobile" rispetto a quelli consigliati ma dovrebbe rientrare nei parametri
Mi viene in mente anche Il buio oltre la siepe di Harper Lee.


Non ti perdi nulla, ci sono alcune trovate intelligenti (Atlas Shrugged) che meritano una lettura, ma e' un lavoro tecnicamente irrilevante.
Per quanto concerne i contenuti, e' evidente che quelle della Rand fossero fantasie adolescenziali, peggio, oserei dire infantili che ben poco hanno a che spartire con la realta' e con qualsivoglia riferimento alla vera gilded age (questo dovrebbe essere rilevante ai fini della discussione, il termine fu coniato da Twain proprio per descrivere lo sfruttamento ed i problemi sociali associabili all'industrializzaione) del capitalismo statunitense, neanche a dirlo li chiamavano i baroni furfanti. Insomma la Rand ci credeva, ma il lettore per bene e' giusto sia consapevole di quanto nel mondo dei "sani" certe uscite non possano che essere iperboli.

Alger e la Rand sono scrittori per "bambini", il primo e' l'inventore del sogno americano (dagli stracci alla ricchezza), se affrontato subito dopo, un autore maturo come Steinbeck assume una valenza pressoche' critica.
Comunque ci sono anche Dickens e Thackeray, se vuoi qualcosa di piu' recente e politicizzato procurato The Bonfire of the Vanities di Wolfe.
To Kill a Mockingbird della Harper Lee, come ti hanno suggerito sopra, se non erro ci sono alcuni racconti di Joyce (se non erro in Dubliners c'era quello dell'orfana migrante) beninteso che critiche sociali del genere che intendi tu le trovi ovunque ci sia qualcosa di vagamente autobiografico, persino in filoni diversi come Mann ed Hesse o lavori puramente introspettivi come Svevo (l'etica del medio borghese in Senilita').
Maupassant suppongo tu l' abbia letto dopo Zola.
Il teatro di George Bernard Shaw lo conosci?


"I vicerè" di De Roberto.
Alla lettura di verismo e Zola nella stessa frase ho avuto un principio di svenimento.


presto qualcuno posti un meme del grammar nazi per igeneri letterari ...


Perdonami: ultimamente mi sento mancare più del solito; oltre che i piedi, striscio anche le mie giornate.

Comunque non saprei fino a che punto consigliarti il neorealismo: si tratta dopotutto di un genere che fugge la descrizione in quanto tale, tendendo piuttosto a rendere ogni aspetto etnosociologico - cioè quanto mi pare tu stia cercando - mediante la caratterizzazione dei personaggi. Ma a dire il vero il neorealismo letterario italiano è tanto vasto quanto eterogeneo: autori come Brancati, Silone, Fenoglio e la Morante (sopratutto quest'ultima, io credo) potrebbero costituire un discreto punto di partenza.

Alternativamente Balzac, che mi sembra corrispondere alle tue richieste e al contempo fuggire un certo lirismo frammisto a pedagogismo che potrebbe risultarti fastidioso in autori come Hugo.
Čechov, ma non scrive romanzi.
Ibsen, idem con patate. Che non è il nome di un romanzo ma è un modo per dire che neanche lui scrive romanzi.
straniero in terra straniera
Si beh, allora pure Neuromante