[rece] Iron Maiden - The book of souls


Ho atteso un pò per non passare per il solito esaltato nel (vano?) tentativo di mitigare attraverso decine di ascolti il fervore.
Non è semplice perchè per me gli Iron Maiden non sono una band che mi piace, sono LA band, il primo gruppo che ho amato erano i Maiden, il primo disco che ho comprato era dei Maiden, la prima t-shirt che MI sono comprato era dei Maiden e la prima band che ho visto in concerto sono stati i Maiden, insomma un imprinting della madonna.
Chi sono i Maiden è preambolo inutile ma vuoi un silenzio durato 5 anni e le vicissitudini di salute che hanno coinvolto il cantante Bruce Dickinson l'attesa per questo disco era alle stelle.
Siamo nel 2015 e uscire con un cosiddetto doppio CD (se ha senso ancora misurare in CD gli album) con oltre 90 minuti di materiale è impresa da Kamikaze, oggi i dischi non si vendono praticamente più, a fatica si "noleggiano" sotto forma di streaming legali.
Chi glielo ha fatto fare quindi? Anche partendo dalla posizione di vantaggio di avere una base di pubblico fedele resta una decisione commercialmente anomala.
La copertina (quando si parla di maiden è un elemento importante ) presenta il ritorno al vecchio logo che era stato stranamente leggermente normalizzato negli ultimi dischi e presenta un primo piano di Eddie (ovviamente) in modalità indigena o tribale se vogliamo.
L'immagine è un chiaro tributo al continente dove la religione Maiden ha ultimamente riscosso maggior riscontro, il sud america, ma da l'idea anche di essere una sorta di rimando alla cover del primo disco dove veniva presentato in un certo senso il personaggio.
Veniamo alla musica, scorrendo i crediti ancora prima che si potesse sentire una nota, un fatto balzava immediatamente all'attenzione, c'è un pezzo di 18 minuti firmato dal SOLO Bruce Dickinson ???
Va bene che nel tempo Steve Harris è rinsavito e dopo aver capito che i suoi studi casalinghi andavano bene per al massimo dei demo, che lui come produttore non è capace e che forse se tornava compositivamente a collaborare con Smith e Dickisnon era meglio ma addirittura cedere lo scettro di quello che si annunciava come IL PEZZO EPICO FINALE era un fatto proprio inatteso.
La voglia di cliccare play subito sull'ultima traccia era forte ... ma ho resistito.

L'album inizia con una atmosferica intro dove Dickinson tra sinth e giochi di eco apre liturgicamente le danze, If eternity should fail è una cavalcata marziale che inizialmente doveva far parte di un prossimo disco solista di Bruce ma che Steve Harris ha giustamente preferito inglobare nel disco.
Il brano è figo e ricorda le migliori cose fatte da Bruce solista e questo ci piace, anche perchè abbiamo perso sotto il monicker Maiden tante belle cose fatte da Bruce (Son of a gun, tears of the dragon, dark side of aquarius ad esempio) a sto giro Steve ha deposto la sua mania di controllo e ha scelto per il meglio.
La performance vocale di Bruce è come al solito impressionante.
A seguire il singolo con il suo mood Purple-iano che molti hanno giudicato un pezzo debole ma che secondo me invece funziona e non è affatto male.
i Maiden non sono mai stati dei grandi scrittori di singoli e se è vero che Speed of Light non è 2 minutes to midnight è comunque un buon pezzo anni luce dalle vere nefandezze tipo From Here to eternity o The Angel and the gambler.
The great unknown ha quel mood oramai classico dei Maiden post rientro di Bruce e il brano è pervaso da un sapore alla Brave New World, gran pezzo comunque con Bruce sugli scudi.
Quando attacca l'intro di basso di The red and the black si capisce immediatamente che a breve si srotolerà un PEZZONE EPICO di chiara matrice Harrisiana.
Il deja-vu di certe atmosfere ottantiane fa costantemente capolino e se ogni tanto vi viene in mente The Rime of the Ancient mariner non avete torto ma è come se si fosse infrociata con alcune cose di Dance of Death, il risultato è fantastico.
La band spacca come sempre e Bruce è infinito, 13 minuti di incantesimo Maiden-iano uguale a se stesso eppure mai noioso.
Steve se scrivi pezzi così puoi andare avanti altri 30 anni ...
Il ritmo accelera su When the river runs deep ma non è possibile non notare l'atletismo vocale di Bruce che nelle prime due righe del testo ribadisce uno stato di forma micidiale.
Il brano è un classico up tempo maideniano che fa bene tanto bene alla salute.
E' tempo della title track the Book of souls e quindi entriamo nell'oramai consueto brano firmato Gers che ci ricorda perchè lo amiamo nonostante la sua anarchia chitarristica in sede live.
Il monumentale mid tempo con le sue esotiche atmosfere viene declamato dal sacerdote Bruce Dickinson con una "cazzimma" micidiale e raggiunge sul ritornello un tale livello di grandiosità che semplicemente nun se batte.
Accelerazione finale in classico terzinato alla Maiden per un altro grande brano.
Death or Glory "dedicata" alle vicende aeree del barone rosso ci riporta a ricordi targati 1984 in piena epoca Powerslave, sonorità e riffs alla Losfer Words, the Duellist conducono un brano spettacolare.
Benedetto sia il loro nome e che continuino con questa loro atavica e monolitica fedeltà ai loro stilemi se il risultato è questo.


L'inizio con il riff di Wasted Years rallentato è il momento WTF dell'album anche perchè il resto del brano è davvero bello e segue il mood degli Irons post ritorno di Bruce (Brave New World / Dance of Death).
Shadows of the Valley è quindi un ottimo pezzo scritto da Smith e Harris che andrebbe potato dei 10 secondi iniziali.
Fenomenale l'apertura melodica finale con i suoi oh..oh...oh... che funzioneranno senza dubbio in sede Live.
Tears of a clown è il commento di Steve Harris alla dipartita dell'attore Robin Williams e risulta un brano bello, semplice e melodico ma vincente.
Personalmente avrei scelto questo come singolo nonostante il suo mood sia quello più distante dal resto del disco è il brano con più appeal commerciale.
Come dice Bruce ogni tanto anche Dave Murray si ricorda di scrivere qualcosa e a sto giro è uscito "the man of sorrows" una sorta di semi-ballad con un andazzo però diverso dal classico brano degli Iron Maiden.
Abbisogna di qualche ascolto per entrare in circolo ma alla fine conquista e nell'economia dei 90 minuti del disco rappresenta qualcosa che aumenta il fascino dell'intero disco.
Parte un intro di pianoforte (e per i Maiden è già strano) e poi giù per 18 minuti che non ti saresti mai aspettato mentre Bruce ti racconta una storia, la storia del dirigibile R101 che il 5 ottobre 1930,
in una sorta di imitazione dell'archetipo del volo di Icaro porta un gruppo di uomini a superare i propri limiti non soltanto desiderando di volare ma di farlo con un mastodontico aggeggio "impossibile" e che inevitabilmente finisce con deflagrare di fronte alla propria stessa impresa.
Il disastroso viaggio del dirigibile è un viaggio musicale totalmente inedito per qualsiasi cosa gli Iron Maiden abbiano mai fatto e totalmente Bruce Dickinson centrico, teatrale, epico, progressivo e melodico.
Funziona, funziona e non ci lascia scampo perchè è un opera totalmente ispirata e in un certo senso pura.
Non pensavo che dopo To tame a Land, the rime of the Ancient mariner e Alexander the great gli Iron Maiden avessero in canna una altro brano che mi si sarebbe tatuato addosso e MAI avrei pensato che sarebbe stato interamente opera di Bruce Dickinson.
Ma Empire of the clouds è questo tipo di brano.


Dopo 90 minuti ci si trova d'avanti ad un disco che soddisfa al 100% e che personalmente trovo l'ideale proseguo delle buone cose fatte da Brave New World in poi.
Steve Harris ha certamente capito i suoi errori nei '90s e forse oggi ha la maturità per lasciare più libertà ai suoi migliori collaboratori (Smith e Dickinson).
I primi risultati parlano chiaro il disco è stato primo in classifica in una marea di paesi italia compresa e non è affatto scontato come risultato.
In sudamerica faranno sfracelli e ora li attende un periodo di tour che secondo me li vedrà impegnati come minimo un paio di anni.
A questo giro hanno detto che Empire of the clouds è impossibile venga fatta live perchè è troppo lunga, ma sognare in futuro di un tour di quelli speciali fatto con quei pezzi immensi che vengono fatti poco o mai come appunto
To tame a land o Alexander the great non costa nulla.
Andate dal vostro negoziante di fiducia, compratelo on line in CD in vinile in mp3 o come preferite ma compratevi questo disco perchè semplicemente ne vale la pena.
E' un disco magnifico seppur non perfetto che rappresenta cosa sono gli Iron Maiden oggi, "antichi" ma sempre fighi, a tratti un pò verbosi e logorroici ma come capita con le cose che si amano veramente si sopporta facilmente in virtù del piacere dei loro pregi.
Per me è disco dell'anno senza ombra di dubbio.

Tracks:
CD1
1 - If Eternity Should Fail – 8:28 (Bruce Dickinson)
2 - Speed Of Light – 5:01 (Adrian Smith, Bruce Dickinson)
3 - The Great Unknown – 6:37 (Adrian Smith, Steve Harris)
4 - The Red And The Black – 13:33 (Steve Harris)
5 - When The River Runs Deep – 5:52 (Adrian Smith, Steve Harris)
6 - The Book Of Souls – 10:27 (Janick Gers, Steve Harris)
CD2
7 - Death Or Glory – 5:13 (Adrian Smith, Dickinson)
8 - Shadows Of The Valley – 4:59 (Adrian Smith, Steve Harris)
9 - Tears Of A Clown – 4:59 (Adrian Smith, Steve Harris)
10 -The Man Of Sorrows – 6:28 (Dave Murray, Steve Harris)
11 - Empire Of The Clouds – 18:01 (Bruce Dickinson)

Iron Maiden:
- Bruce Dickinson - Vocals and Piano
- Steve Harris - Bass
- Adrian Smith - Guitars
- Dave Murray - Guitars
- Janick Gers - Guitars
- Nicko Mc Brain - Drums
L'ho letta tutta, grande Ra, grandi Maiden

&
io per ora ho ascoltato bene solo il cd1, e per me è un disco della madonna
Così .. giusto perché è l'inizio del tour ed il primo brano, per rivedere Bruce su un palco dopo la malattia ...





Presi i biglietti per il 22 luglio

Anzi me li hanno regalati
lavoro dimmerda




a Bruce non lo abbatti nemmeno a cannonate ...