Rassegna stampa

Se avete letto uno speciale, una recensione o un'intervista interessante mettetela qui

Incomincio con un articolo letto ieri: Wilcock, iconoclasta solitario

L'articolo parla di Juan Rodolfo Wilcock, uno scrittore e traduttore argentino (naturalizzato italiano) poco conosciuto ma di grande talento. Io l'ho scoperto questa estate grazie a un evento in libreria; ho letto il suo libro La sinagoga degli iconoclasti e ne sono rimasto folgorato. Lo definirei uno scrittore fantastico e un po' sopra le righe, molto simile a Giorgio Manganelli e Jorge Luis Borges. Se volete leggere qualcosa di originale ve lo straconsiglio. Un assaggio:


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GLI AMANTI

Harux e Harix hanno deciso di non alzarsi più dal letto: si amano follemente, e non possono allontanarsi l’uno dall’altro più di sessanta, settanta centimetri. Tanto vale allora rimanere a letto, lontano dai richiami del mondo. C’è tuttavia il telefono, sul tavolino da notte, che a volte strilla interrompendo i loro amplessi: sono i parenti che chiamano per sapere se tutto va bene. Ma anche queste telefonate familiari si fanno sempre più rare e laconiche. Gli amanti si alzano soltanto per andare al gabinetto, e non sempre; il letto è ormai tutto disfatto, i lenzuoli stropicciati, ma loro non se ne accorgono, ciascuno immerso nell’onda azzurra degli occhi dell’altro, le loro membra misticamente allacciate.
La prima settimana si sono alimentati di biscotti, ne avevano infatti provviste abbondanti. Finiti i biscotti, ora si mangiano a vicenda. Anestetizzati dal desiderio, si strappano grossi pezzi di carne con i denti, tra due baci si divorano il naso o il dito mignolo, si bevono l’un l’altro il sangue; poi, sazi, fanno di nuovo l’amore, come possono, e si addormentano per ricominciare quando si svegliano. Hanno perso il conto dei giorni e delle ore. Non sono belli a vedersi, certo, insanguinati, appiccicosi; ma il loro amore è al di sopra delle convenzioni.


Sembra interessantissimo, messi in lista "La sinagoga degli Iconoclasti" e "Lo stereoscopio dei solitari".


Comunque edito, mettendo un articolo su un gran bel libro, che si trova difficilmente in libreria.

Julien Gracq - La riva delle Sirti
L'ho preso lo scorso mese e ancora non ho avuto tempo di leggerlo, spero di essere più libero sotto le feste. Altre info al riguardo per i curiosi:

Ma in Italia Julien Gracq è davvero un grande trascurato

Julien Gracq, l’altroceline: un classico dimenticato in Italia

L’annoiata distinzione di Julien Gracq: la riva delle Sirti
Io non sono un grande amante di David Foster Wallace, ma a chi volesse approcciarlo segnalo questo articolo su David Foster Wallace portatile, una raccolta appena da Einaudi: "Hai letto Infinite Jest?"

Può essere un buon modo per conoscerlo, visto che oltre a estratti dei romanzi sono presenti anche saggi e altre cose
Proprio in questi giorni in cui si parla della proposta del governo austriaco di concedere la cittadinanza austriaca ai sudtirolesi, mi è capitato di leggere questo articolo: Norbert Conrad Kaser. Un ulteriore approfondimento qui

Non l'ho mai sentito ma sono molto curioso
fico, sto giusto facendo una ricerca sul terrorismo altoatesino, mi interessa la dimensione culturale degli esponenti di lingua tedesca
Segnalo questo articolo:
"Questa è la morte della famiglia’: la crisi della fertilità in Giappone sta creando problemi economici e sociali mai visti prima"
https://it.businessinsider.com/questa-e-la-morte-della-famiglia-la-crisi-della-fertilita-in-giappone-sta-creando-problemi-economici-e-sociali-mai-visti-prima/
Un articolo su un autore di cui si parla troppo poco, nonostante abbia vinto un nobel (meritato) e affronti questioni più attuali adesso che allora: I due mondi di Ivo Andrić

"Nessuno può immaginare che cosa significhi nascere e vivere al confine fra due mondi, conoscerli e comprenderli ambedue e non poter fare nulla per riavvicinarli, amarli entrambi e oscillare fra l’uno e l’altro per tutta la vita, avere due patrie e non averne nessuna, essere di casa ovunque e rimanere estraneo a tutti, in una parola, vivere crocifisso ed essere carnefice e vittima nello stesso tempo."




"Ma come concordano Rosenbluth e Brinton, rispetto agli altri Paesi il caso del Giappone è estremo, in particolare per quanto riguarda l’invecchiamento. I pannolini per adulti hanno superato i pannolini per bambini negli ultimi sei anni e molte carceri si stanno trasformando di fatto in case di cura, dato che gli anziani rappresentano il 20% di tutti coloro che hanno commesso reati. Visto che non c’è nessuno che badi a loro, molti commettono nuovi reati solo per tornare in carcere. Rubare un sandwich può portare a due anni di prigione, che significano vitto e alloggio gratuiti."

Se ti interessa l'argomento ti consiglio questo approfondimento: Aspettando Godot a Tokyo (è lungo ma merita)
Grazie.

Su Doppiozero ho trovato davvero sempre ottimi approfondimenti.

Purtroppo sono ignorante e non conosco la cultura giapponese.
Però certo, leggere articoli simili e pensare che proprio in quei luoghi è nato l'immaginario di Miyazaki lascia abbastanza perplessi.
Ma dopotutto non si tratterebbe l'unico paese pieno di contraddizioni.
Un bel ricordo della traduttrice Delfina Vezzoli, scomparsa di recente, attraverso le prime 59 pagine della sua traduzione di Underworld di Don DeLillo: La sgranchita del settimo inning
Comunque vorrei fare i miei plausi a Odradek, il quale mi sta riempiendo di spunti di riflessione, e di letture piacevoli. Ho ancora in lista i libri di Bernhard, ma ho letto "Lo stereoscopio dei solitari", e, che dire, inusuale ed interessante.
<3

Se ti è piaciuto La sinagoga degli iconoclasti ti consiglio Centuria di Giorgio Manganelli; come suggerisce il nome si tratta di cento mini racconti ("piccoli romanzi fiume" dice il sottotitolo), un po' stranianti ma divertenti. Un esempio:


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Numero ottantasette

Che quell’uomo sia a disagio, lo si vede chiaramente. È irrequieto; cammina, si ferma, si regge su un piede solo, riparte di corsa; eccolo fermo ad un angolo di strada; si affaccia sulla strada successiva, peritosamente; sospira e sia appoggia al muro. In realtà, egli è estremamente insoddisfatto della propria vita, ma delle origini di tale insoddisfazione ha idee assai confuse. Poteva essere, ha pensato, l’uso del tempo. Certi giorni i secondi corrono via come evasi da una clessidra adibita a prigione, ma spesso sono di ineguale grossezza e vivendo egli vi inciampa continuamente. Pensa che gli toccano ancora anni da vivere e non sa quanto saranno lunghi. Maneggia i bottoni mentali del tempo, ed ecco che quello si ferma del tutto; da un’ora all’altra passano dieci ore; i secondi sono lunghi quanto una strada, e la strada, si sa, è fatta sempre di quarti d’ora, ma quattro strade non fanno un’ora, fanno sei giorni. Il settimo è una piazza, e come l’attraversi, sbagli. Ha cercato di ammaestrare il futuro, e costringerlo a un ritmo meno defatigante. Ha comprato un grosso orologio, per insegnare il tempo al tempo, ma il tempo non impara se stesso. Se preme un altro bottone, il tempo corre, scappa, fugge. Le strade si accorciano, e se non frena subito, in una settimana la sua vita sarà finita e non avrà fatto niente per giustificare la propria nascita. Bisognerebbe inventare un orologio capace di catturare il tempo e costringerlo a tenere quel passo, sempre, tutti i giorni, tutta la vita. Ma un orologio così fatto, egli per primo farebbe a pezzi. Dunque, non può che cercare pattuizioni provvisorie, e infide, giacché il tempo non sta ai patti, non perché sia sleale, ma perché è a sua volta vittima del tempo. In realtà, come il signore scontento sospetta da qualche tempo, anche il tempo è scontento di sé, ma non riesce a risolvere il proprio disagio, perché non ha nessun modo , che non sia se stesso, per misurarsi; il risultato è, naturalmente, inutilmente giusto, e il tempo non sa mai se corre, se indugia, se sta fermo. Per questo il tempo chiede continuamente scusa a tutti, senza nemmeno sapere se è ragionevole che egli chieda scusa.


mi faccio un po' di pubblicità, cogliendo l'occasione di uno share da parte di una casa editrice citata


Lo conosco, ho anche cercato di recuperare le sue raccolte di racconti, ma non ci sono in formato digitale, only cartaceo.
Oltre che traduttori di Kafka, Fortini e Levi (in modi diversi) ne sono stati due importanti interpreti: Lo scarafaggio, la tarma (e lo scorpione). Fortini (e Levi) di fronte a Kafka

"Leggere davvero un testo significa esporsi alla metamorfosi che esso produce in noi mentre lo leggiamo. Ogni vera lettura di un testo, ha detto una volta René Char commentando Rimbaud, significa affrontare l’esperienza cruciale dell’essere attraversati da quel testo: esperienza che non ci può lasciare indenni, intatti, identici a prima. Ma al tempo stesso, nell’essere attraversati da un testo, noi lo attraversiamo. E, volenti o nolenti, lo modifichiamo. Una metamorfosi che nei casi peggiori può ucciderlo, il testo: col ridurlo a mero pretesto. Ma anche questo sacrificio rituale ci aiuta a restare in vita."

Di Guido Morselli ho letto Dissipatio HG e Roma senza papa. Ve li consiglio entrambi, anche se con riserve; in particolare il primo, che pur essendo ben scritto e originale (un suicidio al contrario: tutta l'umanità sparisce e resti da solo) ho trovato mortifero e un po' compiaciuto. Il secondo invece è brillante e molto piacevole, all'apparenza sembra che parli della chiesa ma in realtà il dito è puntato verso la società di massa e il dominio della tecnica. In ogni caso parliamo di un ottimo scrittore, che la miopia italiana purtroppo ci ha regalato solo postumo (come Giuseppe Tomasi di Lampedusa del resto): Guido Morselli: matematica Dissipatio di una solitudine cosmica

Per chi è appassionato di letteratura americana: L'epopea americana di Joyce Carol Oates

Non conoscevo il dibattito sulle royalties ai traduttori: I traduttori sono autori?

"Gli argomenti a sostegno della lotta dei traduttori per il diritto alle royalties sono due. Il primo è di natura pratica: dato che gli editori sono sempre restii a concedere ai traduttori una paga consona alle loro competenze professionali e alle tante ore di lavoro, la royalty garantirebbe, quantomeno nel caso di un bestseller, di godere di una parte dei profitti. Il secondo è di natura concettuale: ogni traduzione è diversa e richiede una certa creatività, quindi la traduzione è una “proprietà intellettuale” alla stregua dell’originale"



Interessantissimo, grazie
Una bellissima intervista a Ricardo Piglia sullo scrittore argentino Roberto Arlt: La rosa di rame
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prevalentemente narrativa
Hai ragione, è una precisazione necessaria
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