Una ventina di anni fa mi capitò di leggere la traduzione del Seven Pillars di T. E. Lawrence nell’edizione Bompiani allora considerata classica (fors’anche perché l’unica: in sostanza la ventesima o trentesima ristampa della prima edizione del 1957). Nonostante il traduttore d’eccezione - Erich Linder, una delle grandi figure dell’editoria mitteleuropea della seconda metà del Novecento - ricordo una stramba colazione consumata da Lawrence in mezzo al deserto, a base di misteriose “uova d’ostrica”. Con tutta evidenza Linder era caduto su di un false friend come ostrich, traducendolo in ostrica invece di struzzo. Lo sfondone era poi rimasto di edizione in edizione per mezzo secolo.
Più recentemente mi è stato passato il pdf di una (brutta, more solito) traduzione italiana di un libro americano su guerriglia e COIN: con tutta evidenza l’autore originale aveva definito la guerriglia in generale come elephant killer di eserciti convenzionali, il che ha perfettamente senso. Molto meno senso la scelta del traduttore cane di tradurre il tutto come elefante killer invece di killer di elefanti.