On the eleventh hour of the eleventh day of the eleventh month..




ci spieghi cosa?


Ma la smetti di trollare?

Io non me la son mai presa con i veterani, figuriamoci poi di quelli dell'epoca della coscrizione. Erano vittime. Io me la prendo con i generali, con i politici, con la classe dirigente che li mandò a morire.

Ti lascio immaginare dove ti puoi ficcare la tua retorica e le tue insinuazioni.


Parlavo con Crismi ma ti sei sentito tirato in causa te, curioso.
Perché mi hai detto la stessa cosa prima "Huheuheuhuehue cosa ne pensi dei veterani Galaahd?".

Ora lo sai cosa ne penso.

Sono sicuro che, fra l'aver perso la gamba e l'essere stato sputato dai sinistrelli, il problema più grave fosse lo sputo

Perdere le gambe non è bello ma tornare a casa ed essere un emarginato, colpevole per alcuni non so quanto sia felice


Dai che post sciocchino. Ho scritto quello proprio perché ho massimo rispetto di chi é stato costretto a morire. Sono loro che sputerebbero te, in migliaia, mica io loro.

Impegnati quando trolli


E questa sicurezza da dove ti viene? Questa aurea di superiorità che ti da l’idea di essere tu esente invece da sputi.
sì però anche basta, state praticamente per arrivare alle mani
le due posizioni sul discorso guerra e caduti sono legittime entrambe, però i modi di esprimerle magari cercate di contenerli, tanto non vince nessuno. Sennò vi fate la guerra sulla guerra in un post che è stato aperto per mandare un pensiero ai morti
Ma no figurati se rispondo ancora ad uno che ha la visione della guerra di un ragazzino che gioca a cod.


La retorica del senno di poi, non ho capito.



Un video interessante, Why veterans miss war

quello che linki è un problema complesso che va interconnesso anche con il network culturale per cui un soldato di 20 anni oggi ha una idea completamente diversa della guerra rispetto ad un ragazzino di 18 nei primi del 1900
Riguardo alla cosa del "sono stati mandati a morire", io sapevo che a inizio secolo c'era un clima generale di euferia per impugnare le armi, con tanto di manifestazioni di massa pro intervento.
Giusto per dire, anche Ernesto Moneta, l'unico italiano nella storia che abbia vinto un premio Nobel per la Pace, era favorevole ad entrare in guerra.
Roba che il Nobel a Obama di oggi dovrebbe sembrare un sacrosanto atto di giustizia divina

Quindi boh, magari mi sfugge qualcosa, ma per me era tutta la società fulminata, non solo quelli al vertice della piramide.


Il legame che si crea in quelle situazioni è difficilmente replicabile. Parlavo con un ragazzo australiano che ha fatto per 6 anni il militare in teatri di guerra e lui si divertiva gli manca proprio stare In trincea con i commilitoni.


La propaganda ha sempre effetto prima di arrivare in trincea, dove le condizioni erano a dir poco disumane già solo da sole senza contare la brutalità delle mancanze strategiche di ufficiali narcisisti. Questo comunque andava bene in uno stadio super primordiale, dopo anni di massacri (ma anche prima) assolutamente insensati la gente si dispera - ed è stata una lezione durissima per tutte le nazioni coinvolte.


Dipende dallo zeitgeist, ci sono periodi in cui vi sono intere nazioni bramose nell'entrare in guerra, altri in cui non ribolle lo spirito militarista tra il popolo.

Cosi come tra gli italiani vi erano coscritti che aborrivano l'idea di andare al fronte, e gli Arditi. C'e sempre stata gente che ha cercato la gloria.
Per me era semplicemente un mondo diverso da questo, c'era un sentire del problema davvero differente. Intanto, il fatto che la guerra fosse di trincea e di contatto, implicava uno spessore di accettazione ENORME nell'uomo che sceglieva di diventare soldato. Cioè c'erano una accettazione del sacrificio e uno spirito di sacrificio più profondi. In più il mondo era "circoscritto" dai limiti culturali, dell'informazione e della comunicazione. Questo faceva sì che ciò che capitava a quel tempo includesse realmente la popolazione, che aveva l'impressione di poter essere (o almeno fare) la differenza. La guerra di quel tempo è paragonabile alla guerra del "terzo" o "quarto" mondo di oggi, dove la popolazione sa perfettamente di essere pedina in una scacchiera ma quello che la muove è la paura/speranza di riuscire ad agire concretamente in questo "mondo circoscritto" che temono di veder rovesciato o di cui si vogliono riappropriare. Anche il sentire della causa era figlio dei tempi e del contesto. Le voci di guerra più strazianti si sono levate nella WW1 perché è stata una guerra diversa e combattuta davvero da ogni singola parte con una coscienza e una partecipazione individuali che oggi sono quasi inesistenti (sostituite in gran parte dal fanatismo della guerra per quanto riguarda quegli stessi attori al presente)
Non a caso la WW1 fu anche il primo conflitto storicamente, popolarmente ed accademicamente ricordato per i caduti, al punto da giungere a sforzi pubblici post-bellici per rintracciare ed identificare le vittime, rimpatriarne le salme e costruire sacrari militari.

Lo shock della guerra europea su vasta scala fu in realta' anche alla base di tutta una serie di scelte politiche e diplomatiche che condussero infine alla WW2, la baldanzosita' anteguerra del primo conflitto fu sostituito appunto negli anni '30 da attendismo e conciliazione, e non per caso.


Una lezione durissima che non ha insegnato nulla evidentemente, visto che in una manciata d'anni soffiavano già i nuovi venti per il round 2.
Quindi direi propaganda sì, ma fino ad un certo punto.
Secondo me stiamo guardando quel periodo con gli occhi sofisticati dell'uomo (europeo) moderno che è prosperato in un periodo relativamente lungo di pace.


non ho capito cosa intendi