Non avere una propria identitá

Salve a tutti, ho di recente scoperto questo angolo di riflessioni, ed espongo la mia situazione.
Non ricordo di preciso quando tutto ció sia iniziato, credo dall’etá di 13 o 14 anni, ma sostanzialmente mi ritrovo ora ormai 30enne a non sapere che cosa io sia. A non sapere che cosa sia finzione e che cosa sia reale in me. Non ho sostanzialmente una mia identitá, o forse ne ho troppe.

Ricordo che dall’etá adolescenziale ho iniziato a leggere molto, ad informarmi, ad istruirmi per conto mio. Letteratura, poesie e aforismi. Adoravo e adoro tutt’ora le frasi fatte. Poi ho iniziato subito dopo con i film. Film di vario genere ma di spessore culturale, alcuni molto datati. Classici con Humphrey Bogart, Cary Grant e Robert Mitchum tanto per citarne alcuni.
Col tempo ho iniziato ad assorbire tutto questo. Ho appreso battute, gesti e comportamenti vari che ho plasmato e fatto miei. Un lavoro di anni e anni.

Cosí,in pressoché qualunque occasione della vita mondana, mi sono col tempo sempre piú scoperto in grado di riproporre e crearmi queste situazioni da film/romanzi. A volte me le creo in anticipo nella mia testa.
La gente é generalmente sempre affascinata dalle storie che posso raccontare, e credo anche dal modo colorato in cui sono in grado di farlo. Riesco ad adattarmi senza problemi a chi ho di fronte, so che cosa loro vogliono sentirsi dire e propongo di conseguenza una versione di me stesso differente a seconda di chi ho di fronte. Con qualcuno devo sforzarmi magari di piú, ma riesco ad essere amico di tutti se mi impegno. Sono un gran paraculo.

Si potrebbe dire che abbia diverse sfaccettature. Riesco a calarmi in molti ruoli.
La gente mi trova divertente, perlomeno agli inizi, e me lo dice in faccia. Uomini, donne e bambini. Ma soprattutto le donne. Ragazze giovani, ma anche donne piú in lá con gli anni.
Parenti come una qualche zia, ma anche figure professionali come una fisioterapista o addirittura una psicologa (si, ho provato anche questa strada). Perfino con qualche prostituta é capitato di sentirmelo dire.

All’occorrenza so essere un simpaticone, un seduttore, oppure un gran romantico. Un intellettuale, una persona di cui potersi fidare. Posso mostrare sicurezza o fragilitá a seconda delle situazioni ed esigenze.
Peró col tempo tutto questo ha iniziato ad annoiarmi ed ora inizio a chiedermi che cosa io sia realmente, e quanto ció che la gente conosca di me sia reale, e quanto sia finzione.

C’é qualcuno che puó essere in grado di immedesimarsi e dare un’opinione a riguardo?
grazie
Beh a livello teorico la tua esperienza secondo me è corretta, non è che esista un centro univoco di autenticità nella persona, è tutto sedimentato dalle interazioni avute nella vita. Però percepire questa cosa in maniera così marcata non è normale, è una conclusione filosofica, non dovresti percepirla. Mi sembra un sintomo di depersonalizzazione o sindrome dello zelig o qualcosa di simile, un disturbo mentale insomma.

mi ricordi me da giovane

alla fine dopo un lungo percorso (serio) ho capito che nessuno chiede a un camaleonte quale sia il suo colore originale.

sii camaleonte my friend.


Mi sembra una buona idea. Io guardo poco la personalità, per me conta ciò che fai e ciò che dici. Quello è il fantomatico "lato vero" di te. Se switchi da timido a espansivo a piacimento o cose del genere stica
Il perfetto consulente
Disturbo mentale vero e proprio credo di no, 2 specialisti l’hanno escluso

Il punto è che non so se piaccio per quello che sono o per quello che faccio.
Magari sono seghe mentali inutili, però a volte mi chiedo come vivrei certe situazioni se non avessi dei riferimenti fittizi da imitare.
hai mai pensato alla carriera da attore ? non sto perculando, dico sul serio, da quello che dici, sembri proprio portato.
Secondo me è solo un po' di autoerotismo il tuo voler colpire o piacere a tutti, cosa che penso accada a tutti in una fase della propria vita.

Fra i 20 e i 26 anni, quando ero particolarmente curato e con un ottimo fisico (andavo regolarmente in palestra) e volevo recuperare le scopate perse ai tempi delle superiori avendo fatto l'ITI, mi divertivo anche io a cercare di conquistare tutte le ragazze che anche solo vagamente mi sarei scopato e gli adulti con i quali volevo dimostrarmi maturo e "alla pari".

A volte univo le due cose, facendomi come scopamica qualche milf.

Io l'ho sempre vista come una fase normale, soprattutto negli anni in cui da studente devi passare a relazionarti con gli adulti e vuoi dimostrarti all'altezza.
In ogni caso credo che il problema principale sia cosa vuoi essere, cosa vuoi fare nella vita, quali traguardi vuoi raggiungere.

Una volta che avrai definito quelle cose, ti verrà naturale togliere tempo alle cose superflue, non ti interesserà più frequentare certe persone e soprattutto non vorrai compiacerle a tutti i costi, diventerai più selettivo.


Posso ritrovarmi in parte, con la differenza che nel mio caso non si tratta necessariamente di farsi una scopata (per quello posso sempre pagare), bensí più che altro di conquistare ed entrare nella testa di una donna. Anche lasciando la cosa fine a se stessa.
Con gli uomini entro anche in sintonia, ma preferisco creare siparietti con le donne.

Non ho idea di cosa io voglia essere, ma mi è più facile generalmente pensare a cosa non voglia essere e cosa non voglia fare.


Non ci ho pensato a livello professionale, non so se mi possa interessare farmi registrare e mostrarmi ad un pubblico vasto. Stessa cosa con il teatro. Preferisco situazioni più ristrette in cui oltre ad attore sono anche regista e sceneggiatore, tanto per usare vocaboli a tema.


Piaci per motivi random, come tutti.


Diventa un regista e fai film.


Per il resto come dice S. piaci per motivi random. O meglio la gente non sa perche` piaci e non ha decisamente voglia di pensarci troppo (quindi dimentica anche solo cercare di tirarglielo fuori).
L'amante è un film di Annaud, manco tanto bello, ma c'è una linea che mi è piaciuta abbastanza. In pratica ci sta sto ricco maturo che si scopa sta ragazzina quattordicenne, a una certa lui le chiede "ma tu mi ami? O stai con me solo per i soldi? Ti piaccio veramente io?" e lei risponde "Tu mi piaci come sei, coi tuoi soldi".
Concordo con shpongle, mi sembra un non problema o meglio la percezione di un qualcosa che è vero per chiunque. Avere l'impressione che la propria personalità e le proprie idee siano quasi sempre derivative di quello che si ha intorno, a mio avviso è semplicemente lucidità, il problema è in chi è convinto del contrario.
Se poi la cosa ti crea abitualmente un problema di tipo emotivo, la problematica è lì, nel percepire la cosa. Troverei diverso invece se il tuo plasmarti a seconda dell'interlocutore implicasse anche un cambiare radicalmente quello che pensi e credi, cioè non essere in grado di individuare una tua opinione e le tue affinità col mondo che ti circonda.

fai quello che fai perchè sei quello che sei, per come la vedo io non c’è differenza.
la domanda è: indipendentemente da chi o cosa sei stato nel corso della tua vita, ora che hai una visione consapevole di te stesso, cosa vuoi diventare?

La sintesi è che sei un cazzaro numero 1 quindi?
L’ego é un illusione


Con persone diverse ho idee politiche diverse ad esempio. O meglio, se uno ha idee radicali, allora durante una conversazione mi trovo a supportarle anche io. O comunque a mostrare un grado di comprensione e affinità verso quelle idee. Con un altro interlocutore che magari è un idealista sognatorr, allora posso diventarlo anche io.
Stessa cosa se parlo di cose più terra terra. Automobili, cibo, o altro.


Posso esserlo


Questa l’hogià sentita. E dunque?