Mentre mi sto godendo un mare cristallo in questa domemica di settembre, la location tornata vivibile, decametri quadri a disposizione, non si odono accenti di genti sopra il parallelo di ulisse, l’acqua un brodo, l’aria una crema di frescura, si vedono i granchi sul fondo, una mamma di fattezze arabo normanne con i capelli nerissimi e due tette da competizione asciuga il pisello del figlio, mentre il pargolo “ahia mi stai sminchiannu un cugghiuni” da cui deduco che sono a casa, mi accingo a giungere al tramonto che sarà epico, con fare sfatto all’improvviso mi ispira questo topic.
Mancano pochi mesi ai miei 30 anni di matrimonio. Non so manco io come è potuto accadere.
Quel bacio fu galeotto.
Riepilogo
Lei aveva uno sguardo accogliente, anche io a dire il vero, cercavo da anni quello sguardo, odiavo dover parlare per convincere qualcuno, preferivo lasciare andare piuttosto e arrovellarmi in silenzio, un espressione del viso che apriva universi, avevamo entrambi avuto delle delusioni amorose passate e sembravamo come dire, anime erranti, un caldo bestiale, eravamo sudatissimi ma avanti, all’improvviso senza più freni, proprio un attimo che si crea per pochi nanosecondi, fattibile solo se spegni tutto il resto e stai con la porta aperta in stand-by, tipo “insert coin to play”, hai presente quel tipo di sguardo non giudicante che ti mette a tuo agio, karma puro al 100%, le labbra caldissime con un filo di lucidalabbra alla fragola, un trucco barbatrucco leggerissimo, quel tipo di alito e emissioni ascellari che crea un microclima sopra le nostre teste di feromoni a fondoscala, ci baciammo senza dire una parola, la lingua fino alle tonsille, eravamo seduti a fianco con gli amici della cumpa che più in la sghignazzavano dal divanetto, e all’improvviso taac accadde qualcosa di inspiegabile, ci girammo insieme, ci guardammo, e iniziò tutto così.
Portava i capelli indietro con una codina, gli occhiali rotondi non ci vedeva bene da lontano, un sorriso da paura, un aspetto un po triste come sofferto, un fisico esile, due tettine belle belle, due orecchini grandi e rotondi come si usavano all’epoca, un vestitino di vellutino rasato morbido come un sogno, fu letteralmente magnetica come cosa.
Uno mi disse “minchia hans e che cazzo sembrate due polipi, stasera si ficca eh?”
Mi girai verso l’amico lo fulminai con lo sguardo, poteva rovinare tutto quella frase, ma continuammo l’avvinghio, pure nelle orecchie, noncuranti degli sguardi altrui, porca puttana livello estraniazione da tutto, tipo il resto era solo rumore di fondo, capii che non era una botta e via, era accaduta una cosa diversa.
Poi mi disse “non eri un granchè, ma i tuoi occhi mi hanno rapita, e poi la tua ironia travolgente e quest’aspetto da deficente ma geniale a modo tuo, e poi ballavi da paura tutto sminchiato, vabè manco io ero una strafiga, due opposti proprio, ma ci siamo salvati a vicenda dai.”
e io “io per quelle tettine non ho capito più un cazzo, catroia erano la perfezione belle all’insù e goduriose da toccare, una terza tipo il garelli tre marce, tutta ripresa”
e lei “mi stai facendo arrapare, stronzo!”
Erano i primi anni dei 90, gli 80 si udivano da lontano, rivisitati
stava iniziando un nuovo mood nelle discoteche.
Che mood raga, non trovo aggettivi adeguati porca puttana.
Quella sera si fermò il tempo, provate a immaginare che accade mentre intorno a voi si sente questo …
Che bravi che erano i dj all’epoca, creavano mondi nuovi. Erano umani.
Poi arrivò l’epoca dei cubi e non mi piacque più, non c’era più magia.
Eravamo giovani e magri.
Minchia che magri raga, si volava a mezzo metro dal pavimento.
Poi abbiamo preso qualche chiletto di troppo, le sue tettine ora sono più, come dire, riempitive, siamo a una quarta coppa c, vabè causa che cucina da dio devo ammettere, sempre goduriose comunque.
La prima pasta non si scorda comunque, la preparò con la salsa dalla bottiglia delle conserve della suocera, e la buttò così appena riscaldata senza soffritto e olio senza altro sugli spaghetti scesi sfatti.
Immangiabile.
Mi disse “com’è, ti piace?” e io “buonissima” mentre deglutivo con fatica.
Poi dopo qualche annetto ero già col mutuo e col passeggino.
Le 350 bocche da sfamare in sala, mentre suonava una band, che poi ebbe un momento di gloria, io mi misi al piano a fare il deficente, imbranatissimo, minchia che erano giovani gli invitati, un centinaio di ventenni tra amici e cugini non potete immaginare, me ne combinarono di ogni fino all’alba. Vabè che anche i parenti per lo più erano tipo over 50 da sfascio proprio una crema.
Il passeggino di mia figlia.
Gniente qua cciè da aprire un universo, essendo moderatamente ancora giovani anagraficamente, ma con la faccia da ragazzini, ce la portavamo ovunque, ai concerti rock col passeggino non potete capire, la bimba che saltella e noi a fare casino nella calca. Si creavano gruppi di ragazzi che vedevano la bimba e noi con le fasce in testa “che carina, è vostra figlia? Marò che genittori moderni non sembrate vecchi”, mentre bevevamo birre". Incoscienza livello trainspotting, ci baciavamo come piccioncini, certe trombate epiche fatte dovunque capitava, tipo un urgenza come avere sete, una volta mi sono rimaste le spine delle ortiche nel culo, un altra volta una vacca ci guardò mentre lo facevamo, uno spavento che per poco non ci restavo secco, cioè mi giro e vedo sta faccia enorme che mi fissa a
mezzo metro, tutto il viaggio di ritorno al buio senza le mutande con la cassetta dei bee gees, secondo me abbiamo avuto un setup pro di angeli custodi che levati.
Minchia trentanni porca puttana. Come si raccontano 30 anni. Boh.
In realtà sono già più di 30 anni, visto che conta da quel bacio cosmico del 92.
Dopo è tutta in discesa.
Mia moglie dice di prenotare un viaggio a rate.
Consigli?