La disperazione del Venezuela. Alla fame un anno dopo Chavez
Tensione a Caracas per le celebrazioni. sarà presente Raul Castro
di Riccardo Jannello
'Chavez e' vivo', Venezuela lo ricorda
Proteste in venezuela (LaPresse)Proteste in venezuela (LaPresse)
Caracas, 5 marzo 2014 - A un anno dalla morte di Hugo Chavez, il Venezuela è più diviso che mai. Se la forte personalità del Caudillo riusciva a nascondere i problemi del Paese, il successore, Nicolas Maduro, non si sta dimostrando capace di farlo. Maduro, 51 anni, è stato eletto il 13 aprile 2013 con una percentuale risibile: 50,78% contro il 48,95 di Henrique Capriles. E tante accuse di brogli sui quali il Consiglio elettorale ha sorvolato. Il 7 ottobre 2012 Chavez, per il suo quarto mandato, aveva totalizzato il 55,2% in una campagna elettorale tesa, segnata dalla malattia che prendeva il sopravvento, e puntata sul socialismo bolivariano, la supposta autonomia del Paese rispetto alle forze «imperialiste», Stati Uniti in testa.
L’avvento di Maduro ha ulteriormente peggiorato il rapporto, stringendo altresì sempre di più quello con Cuba, con accuse continue a Washington di causare blackout elettrici, di affamare la popolazione attraverso il Fondo monetario internazionale, di pilotare inflazione e cambio della moneta locale, il «bolivar fuerte».
Ma più che dagli Usa, Maduro si deve difendere dalle proteste interne. Ormai da settimane l’opposizione si sta misurando in modo molto determinato col governo. Tutto è nato dalle proteste degli studenti, allargatesi ad altri strati sociali. La Guardia nacional bolivariana e l’esercito hanno represso con forza le manifestazioni e il bilancio è di 18 morti e centinaia di feriti. Il governo ha denunciato esecuzioni anche nei confronti di chavisti inermi, ma conferme indipendenti non ce ne sono state.
Più che Capriles, che è governatore dello Stato di Miranda e che si è un po’ eclissato nella lotta, i veri capi della rivolta sono Leopoldo Lopez, leader di «Volontà popolare», e Carlos Vecchio. Entrambi colpiti da ordini di cattura, il primo è stato accompagnato da un corteo enorme verso la caserma prima di essere recluso il 18 febbraio nel carcere militare «Ramo verde», il secondo è ricercato. Maria Corina, deputata, e Lilian Tintori, moglie di Lopez, continuano l’opera. Ieri è stata organizzata una marcia in onore delle vittime degli scontri e un corteo ha raggiunto la sede dell’Organizzazione degli stati americani, per denunciare la condizione del Venezuela. Sabato ci sarà la «marcia delle pentole vuote», che prende spunto proprio dalla difficoltà di gran parte della popolazione di sfamarsi.
Oggi, invece, arriva Raul Castro a celebrare il primo anniversario della morte di Chavez, e la tensione è già alta. «Provate voi comunisti a vivere qui», urlano i giovani ai cubani. Il governo è accusato di regalare la maggior parte dei 2 milioni e mezzo di barili di petrolio prodotti ogni giorno per rendersi amici i Paesi limitrofi, a partire da Cuba; nei supermercati non si trovano più prodotti importati e per quelli nazionali — la cui produzione è diminuita del 30% — la coda è estenuante; nei laboratori medici mancano gli agenti reattivi per le analisi. L’inflazione «ufficiale» è al 56%, quella reale vola al 500%, il Pil è caduto del 4, il «bolivar» non è più «fuerte» e il cambio di 6,3 con il dollaro è vanificato al mercato nero con un aumento del 1200 per cento. Una desolazione che si percepisce più in periferia che non a Caracas, dove comunque anche nei quartieri di lusso come Chacao spinge alla rivolta. Con Maduro che pensa solo a moltiplicare le feste, spostare il carnevale, e a farsi dettare la linea da Chavez che, dice, gli appare la notte. La stampa di regime è muta, i rivoltosi si mobilitano su Facebook e Twitter per comunicare al mondo la loro disperazione. Il Paese, avanti così, è destinato alla bancarotta.
Riccardo Jannello