Il Mago Prescelto

Diciamo che so che somiglia a quello che avevo già iniziato a scrivere ma questo l'ho scritto per la mia ragazza questa sera per un compito suo.
Non mi prendete in giro se non vi piace

*click*
-Chi è?- Domandai alzandomi di scatto dal letto.
Il tempo di sedermi sul bordo del letto, un profondo sbadiglio e la giornata si fece largo tra il mio riposo.
-Qual buon vento ti porta da queste parti Mark?-
-Buon vento non direi, controlla tu stesso-
Mark Downell era il comandante delle armate dei guerrieri all’ordine del re Fred Steward. A quei tempi ce n’erano di avventure da affrontare, io con le mie armate mistiche e lui con i suoi bruti uomini collezionavamo vittorie su vittorie insieme al nostro grande amico Al Grow, comandante delle armate degli arcieri. Mark aveva dei lunghi capelli neri, che mascheravano il suo avanzare nel cammino della vita; era vicino ai 40 anni, ma sembrava ancora un ragazzo in piena età militare.
Presi subito dalla sua mano la lettera, controllai in fondo e vidi che era firmata dal re in persona. I miei occhi iniziarono così a percorrere la loro via disegnata sul foglio di carta.
Arrivato al termine della lettera il mal di testa che ebbi per la sveglia inaspettata crebbe a gran misura fino a colpire la mia testa proprio come una forchetta trapassa la tenera carne di vitello.
L’agitazione crebbe in me tanto da rendermi pallido in volto.
-Kevin, va tutto bene?-
Restai per un attimo fisso per terra, poi la mia mente elaborò le parole pronunziate da Mark.
-S-sì, si. Tutto bene-
Non andava affatto bene. Anche se Mark cercava di nascondere la sua agitazione sapevo con certezza che anche lui era ansioso per quest’avvenimento.
La mia natura di mago mi garantiva sangue freddo e calma, ma non potevo rimanere impassibile alla mia mente che immaginava la scena descritta da quelle poche righe del re.
-E così il re in persona ti ha consegnato questa lettera, giusto?-
-Sì, proprio lui in persona. Non immaginavo che gli orchi delle terre del nord avessero il coraggio di compiere un’azione tanto atroce nei confronti del villaggio Jahul della città Midian. Sapevo che erano la malvagità resa creatura, ma non credevo fino al punto di scuoiare vive tutte le donne ed i bam…-
-BASTA. So benissimo cosa hanno fatto quei maledetti. Pagheranno con la loro vita; quanto è vero che mi chiami Kevin McGrath.-
Sono stato un po’ brusco ad interrompere Mark in quel modo, ma ascoltare quello che stavo immaginando rendendolo ancora più vero non era la cosa più desiderata da me in quel momento.
Feci una corsa davanti allo specchio della camera, presi la mia tunica color oro, il mio mantello ed il mio cappello da mago e l’indossai; questa veste m’accompagnò per tutte le battaglie. La conservo ancora intatta nella mia stanza che chiamo “stanza del tempo”.
-Andiamo, è ora di radunare le armate Mark, intanto avverti Al dell’accaduto. Ci rivediamo al monastero-
-Subito.-
Mark uscì dalla stanza quasi correndo.
Il mio sguardo lo accompagnava dalla finestra mentre usciva dalla mia reggia. Le guardie come ogni volta gli fecero il saluto, ma lui questa volta non rispose; si capiva chiaramente che era molto amareggiato.
Il tempo di prendere qualche manciata di reagenti per gli incantesimi e corsi subito a radunare i miei uomini.
-Ragazzi, non voglio pietà. Il re c’ ha ordinato di sferrare un attacco alla roccaforte nord degli orchi. Quei balordi pagheranno duramente l’affronto arrecatoci.-
La folla esultò a queste parole di battaglia amplificate dal loro odio per la razza orchessa.
-Avanti miei uomini, al monastero!-
Salimmo in groppa ai nostri destrieri e c’incamminammo.
Al nostro arrivo al monastero incontrammo le armate degli arcieri e dei guerrieri già pronte alla partenza.
-Al, hai sentito che tragedia?-
-Si Kevin, so tutto. Mi ha raccontato tutto Mark. Un vero scempio. Che il Dio Bohrom ci conduca alla distruzione di tutti gli orchi colpevoli, a costo di stare per un mese in un quotidiano stato bellicoso.-
Al era un comandante 35enne con la linea molto slanciata tipica degli arcieri. Il mio pensiero ogni volta che vedevo un arciere era fisso sulla loro costituzione: molto fragile a mio parere.
I suoi capelli erano lunghi, lisci e quasi bianchi, non per l’età ma per il loro colore molto chiaro; sembrava quasi un elfo, e chi non sapeva che fosse umano lo scambiava facilmente per uno di loro.
-Prepariamoci al viaggio ragazzi, è ora di vendetta- Dissi in tono vendicativo.
-Credo sia meglio andare prima al villaggio Jahul così da ispezionare la zona- Disse Mark
-Ha ragione Kevin, andiamo prima lì-
La mia mente tornò in uno stato di confusione sentendo queste parole; forse perché non voleva rendersi conto della realtà, forse soltanto perché aveva paura. Resta il fatto che li a Jahul viveva il mio unico grande amore, l’affascinante Kesha Aermann. Era un insegnante di scuola e faceva del suo lavoro una vera e propria passione. I bambini l’adoravano ed i genitori dei suoi alunni la rispettavano; era una ragazza fantastica. Era stupenda con i suoi capelli castani leggermente mossi che gli scendevano sulle spalle, gli occhi di un marrone sfumato leggermente al verde. Era la ragazza più bella che avessi mai visto. Un diamante era una pietra troppo povera davanti a tanta bellezza.
-Avete ragione, è meglio prima andare a Jahul per controllare la situazione.-
Il mio cuore ebbe un sussulto a questa frase, ma dovevamo andarci.
La speranza di trovare Kesha ancora viva era tanta, la certezza veramente poca.
-Uomini, tutti a Jahul-
Il chiasso delle armi agitate al vento dei guerrieri era insopportabile.
-Certo che voi guerrieri siete sempre i più scalmanati, eh Mark?-
Mi sorrise a questa affermazione credendo che stessi scherzando, ma non era così.
Di fronte a me vedevo i miei uomini, ordinati e seri, alla mia destra vedevo gli arcieri che con i loro archi e armature di cuoio marroni sembravano una radura senza un filo d’erba e alla mia sinistra vedevo quel gregge di pecore con il cervello più piccolo di una noce che imprecavano e ruttavano ad ogni occasione.
C’incamminammo verso Jahul quando durante il viaggio cominciai ad avvertire una forte sensazione di solitudine nel mio cuore; la lettura dell’astro premonitore di 3 giorni fa diceva che sarebbe accaduto un fatto rivoluzionario, ma non immaginavo tanto da portare alla morte la mia adorata Kesha.
-Dai su Kevin, torna in te- Mi disse Al mettendomi una mano sulla spalla
-Eh, s-ssì. Non ho nulla Al, stai tranquillo-
Mi osservò con aria incuriosita e si rimise a guardare avanti seguendo il galoppo del suo cavallo.
Arrivati al villaggio lo spettacolo era agghiacciante: un tappeto di cadaveri scuoiati copriva le strade del villaggio. Era brutto vedere che la maggior parte erano donne e bambini innocenti.
All’inizio non volevo sapere cosa fosse successo alla mia amata Kesha, ma ora ero più deciso che mai a scoprirlo.
-Kevin dove vai?- Mi gridarono gli altri comandanti.
Cominciai a correre senza badare a quello che mi dissero gli altri e mi recai precipitosamente alla scuola dove insegnava la mia dolce Kesha. Mi fermai alla porta con la paura di entrare. Non sapevo se farlo sarebbe stata la cosa giusta. Alla fine mi decisi ad entrare. Percorsi tutto il corridoio fino ad arrivare alla sua classe. Come immaginavo, lei non c’era…
-PERCHE’ QUESTO!- Urlai e lanciai un incantesimo di esplosione verso il muro dell’aula con una tale forza da distruggere il muro. Le lacrime invasero le mie gote e gli occhi traboccavano di tristezza nell’aprire la scrivania e trovare la scatola di dolciumi ormai terminati che le regalai pochi giorni prima. Mi dilettavo in cucina, li avevo preparati proprio io.
Mi sedetti sulla sua sedia ed appoggiai la testa sulle braccia. Non avevo più voglia di vivere, oramai la mia vita era finita.
Sentii un lamento provenire dalla parete distrutta dalla mia magia, alzai la testa e cominciai a camminare. Entrato nell’altra stanza vidi un’altra porta che conduceva al ripostiglio.
-Chi è?- Domandai
Ascoltando meglio sentii che era un pianto.
-Chi è?- Ridomandai
Nessuno mi rispose, il pianto sembrava trattenuto.
-Sono Kevin McGrath, comandante delle armate mistiche al servizio del re Fred Stewart, sono qui per aiutarti-
-Kevin!!!- Sentii urlare
-Kesha! Amore mio dove sei?-
-Sono qui Kevin, nel ripostiglio!-
-Non riesco ad aprire la porta Kesha-
Sentii un rumore e la porta si aprì lentamente. Prima piangevo di dolore, ora piangevo di gioia. La mia vita era tornata a splendere; è stato il più bel regalo che il Dio Bohrom mi potesse fare.
-Amore mio credevo fossi morta-
-C’è mancato poco. Gli orchi non mi hanno trovata. Ero venuta nel ripostiglio a prendere uno straccio dopo la lezione e cominciai a sentire un baccano assurdo, presi un rastrello e sbarrai la porta dall’interno. Poi sentii urla, gemiti ed il chiaro verso degli orchi. E’ quasi un giorno che sono qui-
-Piccola mia sono felicissimo di rivederti, ho temuto tanto per te. Ferma, hai una ragnatela sui tuoi capelli-
Gli levai la ragnatela dai capelli e la guardai dritta negli occhi.
-Sì, forse mi si è attaccata quando mi sono chinata per nascon…-
Non le feci terminare la frase e la baciai.
-Kesha, ora devo ripartire assolutamente. Dobbiamo sferrare l’attacco agli orchi del nord-
-Ma Kevin, già te ne vai?-
-Si luce dei miei occhi, devo partire per la missione. Dobbiamo vendicare tutte queste vittime-
Mi baciò profondamente e mi disse:
-Amore, ti attenderò con ansia-
Mi rimisi il cappello caduto per terra e cominciai ad allontanarmi.
Titubai un secondo e mi voltai di nuovo. Mi avvicinai verso Kesha e mi chinai davanti a lei.
-Kesha, mi vuoi sposare?-
Il suo sguardo colmo i tenerezza si trasformò in un sorriso carico di gioia
-Si Amore mio, al tuo ritorno ci sposeremo!-
La baciai di nuovo per quanto ero felice e me ne andai dalla scuola.
Non ero una persona che badava molto all’estetica di una ragazza, pensavo più che altro alla sua femminilità e al suo modo di essere. Devo dire, però, che con Kesha sono stato veramente fortunato; non avevo bisogno di trovare le caratteristiche che mi interessavano in una ragazza perché lei aveva tutte le carte per essere la ragazza dei sogni di ogni uomo, elfo e mezz’elfo del continente.
-Ah, Kevin ma dove eri finito? Ti vedo molto sollevato, che succede?-
-Ho ritrovato Kesha! Sono felicissimo Al!-
-Kesha? E chi è Kesha?-
-Ehm, nulla Al, nulla. Una lontana amica-
-Mi nascondi qualcosa vero Kevin?-
Non risposi all’ultima domanda e continuai dicendo:
-Qui come vanno le cose?-
-Il rapporto è stato stipulato e siamo pronti a partire per l’attacco. In alcuni tratti non sembra opera di qualche orco. Staremo a vedere più avanti-
-Bene. non mi interessa cosa abbiano usato quei maledetti, devono pagare ad ogni costo. Andiamo!-
C’incamminammo verso nord carichi di odio e di rancore nei confronti degli orchi.
-Dobbiamo annientarli a tutti i costi- Disse Mark
Annuimmo sia io che Al.
Il Sole cominciava a tramontare, pensavamo di accamparci a breve distanza. Mentre continuavamo per la nostra via sembrò che il Sole, oramai quasi tramontato del tutto, cominciò a risalire.
-Fermi!- Urlai
Gli altri comandanti diedero lo stesso comando alle loro truppe.
-Guardate- Ed indicai verso Ovest
-Per Bohrom!- Esclamò Al
-Ma cos’è?- Disse stupefatto Mark
Lo strano avvenimento impietrì tutti noi. La luce cominciava a salire sempre di più fino a diventare quasi accecante. Un grosso demone spuntò da quell’immensa luce e puntò dritto verso di noi. Era seguito dal suo esercito di demoni minori.
Con le sue possenti zampe atterrò proprio a 100 passi da noi e di seguito si posarono anche i suoi demoni minori.
-Bene, vi aspettavo. Era molto che non preparavo un banchetto così grande-
Mi feci un metro più avanti agli altri comandanti ed iniziai a parlare:
-Come ci attendevi? Noi stiamo andando verso la terra del nord per sconfiggere gli orchi che hanno attaccato un villaggio nel nostro regno-
Intanto gli arcieri presero archi e balestre alla mano, i guerrieri posero la mano sulle mazze e spade ed i maghi entrarono in meditazione. Era un modo per guadagnare qualche minuto prezioso quello del dialogo e non farci cogliere impreparati; si sapeva che davanti ad un demone così possente erano 2 le possibilità: o tentare invano scappare ed esser uccisi senza onore, oppure combattere ed essere uccisi con onore. La promessa di matrimonio di Kesha non poteva essere mantenuta, ne ero troppo avvilito.
-Orchi? Puah! Misero umano davvero pensavi che esseri tanto stupidi come gli orchi potessero fare un attacco così studiato? Ecco i tuoi orchi-
Indico un suo demone minore e lo trasformò in orco.
-Bella idea, eh? E voi stupidi umani ci siete cascati. Non capisco poi un astuto mago come abbia fatto a non capirlo. Beh, se è agli ordini di un re e a comando di un esercito umano credo che un motivo ci sia…-
Mantenemmo la calma anche se il demone tentava di farci agitare.
-Sai, non sotto valutarci. Credo…-
Non feci in tempo a finire la frase che alzai il braccio e lanciai una palla di fuoco in aria per distrarre i nemici.
I maghi scesero nelle retrovie, i guerrieri corsero in prima fila, gli arcieri si disposero a 1/3 di cerchio tra i guerrieri ed i maghi.
-Guerrieri! Preparate l’attacco a ventaglio!- Urlò Mark
-Miei arcieri! Quelli con arco tattico si tengano al centro! Quello con arco da guerra avanti a quello con tattico! Balestrieri ai lati!-
-Forza mistici miei! Quelli della scuola druida dietro! Quelli della scuola di negromanzia avanti a quella druida! Quelli della scuola di magie di raggio sui lati!
-Maledizione, si stanno mettendo in formazione! Kashav-Kamu-Sawah!-
Sui demoni minori scese una luce che li rese più grandi e possenti; prima erano alti quanto un uomo, poi diventarono circa 2 spanne più alti di prima.
-Miei demoni, all’attacco!-
La battaglia dopo 10 secondi scoppiò in pieno con i guerrieri che si buttarono contro i demoni carichi con la magia di protezione effettuata dal demone gigante.
I guerrieri sembravano non reggere il colpo, tant’è che dopo qualche minuto già furono decimati. Le perdite da parte dei demoni erano troppo poche, sembravamo proprio spacciati.
-Miei arcieri, diamine! Su con quelle balestre! Voi con arco tattico, cambiate ed impugnate quello da guerra. Sono sotto protezione ed uno tattico li solleticherebbe soltanto.
Cominciarono così tutti gli arcieri con arco ad usare l’arco da guerra e Al continuava a scagliare frecce con il suo arco d’avorio creato su misura per lui.
-Che diamine aspettate miei mistici! Voi della scuola di magie di raggio non effettuate pioggia di fulmini che i demoni sono quasi immuni a magie di energia! Via con pioggia di fuoco e pioggia acida! Voi maghi druidi trasformatevi in draghi di rame, c’è bisogno di un corpo a corpo! Voi della scuola di negromanzia chiamate a voi non morti e ridonate vita ad alcuni dei guerrieri morti!-
Con questa nuova tattica la guerra sembrava prendere una buona piega.
-Mi avete stancato stupidi umani-
Il demone agitò la sua grande spada ed il cielo cominciò a riempirsi di nuvole. Oramai l’unica luce che c’illuminava era quella delle magie. Dal cielo cominciarono a piovere fulmini potentissimi che chiunque fu colpito rimase carbonizzato. Questa magia ci decimò ancora di più, colpendo ferocemente anche i maghi e gli arcieri. Non potevamo farcela davanti a tanta potenza.
-Maledettoooooo!- Gridò Al correndo verso il grande demone
-No Fermo!- Urlai invano, ma tanto Al era già partito.
Si mise in piedi sul cavallo e arrivato in prossimità del demone sfoderò il suo kriss di precisione saltò e lo conficcò nell’occhio del demone accecandolo.
-Misero umano questa me la paghi-
Afferrò Al e gli staccò la testa con un morso senza pensarci due volte.
-Noooo!- Urlò Mark a squarciagola
-Maledetto- Dissi tra me e me
Mark prese allora il comando dei suoi arcieri, anche se ne erano rimasti davvero pochi.
-Bisogna tentare il tutto per tutto. Carica di massa!-
Tutti si scaraventarono contro i demoni minori e gli arcieri impugnarono le loro armi da mischia; solo i maghi restarono più indietro.
La battaglia diventò ancora più sanguinosa, i morti, sia demoni minori che umani, aumentavano istante per istante. Oramai gli umani erano veramente pochi. Il grande demone fece uno sbalzo e atterrò vicino a Mark, lo fissò e con la sua grandissima spada lo trafisse nel petto. Lo sguardo di Mark divenne assente. Era morto.
-Maledetto questa ti costerà cara. Maledetto! Maledetto!-
In me un’energia potentissima cominciava a sprigionarsi. Conoscendo tutte le scuole di magia potevo accumularle in una sola. I miei occhi cominciarono a brillare, intorno a me diventò giorno. La rabbia attraversava tutto il mio corpo. Sentivo come se una forte onda dovesse uscire dal mio corpo.
-Ahhhhhhh!!!- Urlai fortemente.
Emanai un bagliore accecante, gli alberi intorno a me si piegarono come un ramo secco, gli uomini ed i demoni minori furono spazzati via da quest’onda d’urto che fece indietreggiare anche il grande demone maggiore.
Una volta che il demone riaprì gli occhi non credette alla sua vista.
-Tu, t-ttu sei il mago prescelto che la storia narra-
Non credevo a quello che era accaduto nemmeno io. Sapevo della storia di questo mago prescelto ma non credevo dovessi essere proprio io.
Si narra che un mago prescelto che abbia acquisito tutte le scuole di magia possa trasformarsi in un demone color perla ed acquistare poteri conferiti direttamente dal Dio Bohrom.
Sembravamo proprio due gemelli se non fosse stato per il nostro colore e per la nostra indole diversa; la mia buona e la sua malvagia.
Mostrando sicurezza in me per intimorire l’avversario dissi:
-Sì, sono proprio io. Ora il tuo divertimento è terminato-
-Non credere di cantare vittoria così facilmente. Sei sempre uno sporco umano-
Ci lanciammo l’uno contro l’altro visto che ora le dimensioni erano pressoché pari. Grazie al mio bastone parai il colpo della sua spada. Un tremendo corpo a corpo iniziò. Con bastone e spada a terra congiunsi le mie mani le portai al mio petto e le spinsi in avanti come per spostare un mobile pronunciando:
-Kmah-Juxan-Mitoh-Varsha!-
Una forte energia si liberò dalle mie mani, tanto da scaraventare a terra il demone.
-Non sarà così facile per te la vittoria, umano-
Si rialzò e corse di nuovo verso di me.
Stavo per ripronunciare la stessa formula magica quando sentii una voce molto lontana che diceva:
-Kevin, Kevin!-
Il demone si volatilizzò, gli alberi scomparirono, tutto scomparì.
Io tornai il bambino che ero e aprii gli occhi.
-Yawnnn- Sbadigliai con tutte le energie
-Ma mamma, non voglio andare a scuola!-
-Dai su Kevin che è tardi. Va a finire come ieri che hai perso l’autobus e poi mi tocca accompagnarti a scuola e fare tardi in ufficio-
-Ufaaaaaa-
E mi alzai dal letto dispiaciuto che il mio sogno fosse finito lì.
Mi sembra un racconto molto carino!
Mi sono sempre piaciuti i racconti di Artic!
bello !
Geniale.
cavoli, davvero notevole !
Sono commosso, grazie