God Hates us All

A quattro anni di distanza dal precedente e controverso Diabolus in Musica i 4 losangelini tornano con un nuovo studio album che desterà sicuramente una ridda di discussioni tra fan del gruppo e amanti del metal in genere. Mettiamo subito le cose in chiaro, God Hates us all non è un capolavoro come tutti avremmo sperato, e nemmeno una fetenzia come alcuni hanno temuto; è un discreto album di metal estremo in chiaro stile slayeriano e dal forte sapore moderno. Ma vediamo un po’ nel dettaglio il cd.
Il disco parte con un intro malata in cui uno stridere di chitarre si fonde con delle voci di stampo predicatorio in cui svetta l’ugola urlante di Araya che malatissimo lancia improperi a destra e a manca, un paio di minuti francamente superflui. Per fortuna ci pensa Disciple a portarci con i piedi per terra e la testa a fare headbanging, uno dei pezzi migliori, incazzata veloce e possente. Sulla stessa linea si staglia God send Death, peccato per la voce a volte filtrata che stona un po’. Chiude la prima tripletta di mazzate New Faith, anthem cattivissimo e maligno, con parti di doppia cassa da cardiopalma, cambi di tempo serrati e una voce bastarda all’eccesso. Con la seguente Cast Down iniziano le dolenti note, dovute ad un rallentamento dei pezzi, che nn sarebbe di per se un dramma data la bravura dei due axemen nel donare cattiveria anche ai mid-tempos, quanto ad una forte componente nu-metal che va ad inficiare soprattutto il cantato di Araya che spesso si lascia andare ad un rappato che nn convince appieno, risultando un pelo troppo artificioso. Stesse coordinate per le seguenti Threshold ed Exile che, pur mantenendo un alone cattivo sono inficiate da questa foia rappaiola di araya. L’ottava traccia, Seven faces, ci riporta a livelli degni del nome Slayer, grazie ad un brano maligno, violento, lento e sulfureo che mi ha riportato alla mente i fasti di Hell Awaits, un brano davvero bello che si chiude su di un urlo disumano. Fottutamente in your face è invece Bloodline, veloce pesante e monolitica, una mazzata di metallo fumante sulle vostre gengive che ci porta all’altro brano molto malato del lotto, quella Deviance che col suo incidere lento e maligno si staglia in mente con maxima goduria dell’ascoltatore. War Zone è un’altra mazzatona violentissima, che mi ha ricordato molto i Fear Factory, soprattutto nella parte di batteria d’apertura, peccato sia rovinata, indovinate da cosa? Il cantato rappato! Stessa sorte che tocca a Here Comes The pain, un brano dalla bella struttura varia che poggia su di una batteria furente, ma con le sferzate nu perde un bel po’ del suo fascino. Chiude il disco Payback, il brano sicuramente più hardcore del disco, diretto e violento, forse eccessivamente prolisso.
Tirando le conclusioni questo disco si pone un gradino sopra il precedente Diabolus in musica, ma è ancora anni luce distante da quei capolavori che sono Reign in blood o Seasons in The Abyss; volendo quantificare il giudizio in un voto nn mi scosterei da un 7, voto volutamente basso perché da questi quattro grandi pretendo molto di più. Spero solo di non dovere attendere altri quattro anni per gustare altro metallo fuamnte.
ebbravo il Bapho!

ero curioso di sentire questa recensia, perché le stesse cose me le avevano dette altri aficionados!

vabbuo', torno al mio fido "South of Heaven" va...
Troppo drastico... secondo me lo superano solo "Reign in Blood", "Hell Awaits" e "Show no Mercy", ma ricordatevi che è un parere moooolto personale


alleluia! qualcuno che conosce Show no Mercy!

Cazzo, l'unico album degli slayer dove ci sono dei cori simil-epici!