È un momento triste.
Le cose accadono e stai li a prenderne atto.
Si corre come dannati guardando sempre fuori e quando accade qualcosa dentro è sempre colpa di qualcuno.
Come si fa a evolvere nel rispetto di tutti, senza mai giudicare chicchessia, cercare di capire in primo luogo dove si è sbagliato, mostrare le proprie debolezze, tanta gente che soffre che cerca riparo puntando i diti.
Ci si arriva a questo stadio di autoconsapevolezza sincera, ma cazzo se ce ne vuole di tempo, e nel mentre le macerie, tanta fatica per nulla fomenta rabbie ingestibili, il senso della perdita forma metastasi, e dove basterebbe poco diventa un molock.
Gesti amorevoli che diventano da crocifiggere sull’altare di fatti i cazzi tuoi.
Il non interferire per il quieto vivere, l’insondabilità dell’intimo, la paura di aprirsi. E poi a vagare a cercare appigli effimeri.
Ogni tanto fermatevi raga, guardatevi dentro, se è il caso registratevi quando fate gli stronzi, quando mostrate espressioni facciali di disagio, di insofferenza, servirebbe un ssd in testa, ogni tot anni uno se lo riguarda e vede come è uscito in esterna, spesso usciamo di merda, sono pochi i momenti buoni, nel tempo si fanno rarefatti, quasi dando per scontato tutto e tutti.
Ma non è così, serve molta più carota e possibilmente niente bastoni.
I bastoni fanno solo danni e basta, che poi se uno si rivede con il bastone è un miracolo se non si finisce dentro un bidone di acido.
E se non ci finisce, è diventato il bastone.