E, la mia prima amica

No tranquilli, non mi offendo. Era uno stronzo, pensavo non fosse necessario puntualizzarlo.

Volevo dire scappare dai debiti e ho scritto scappare dai debitori :P Capita. Ora correggo. Pero’ ti prego… visto il tipo di topic e gli argomenti trattati, si riesce ad andare 5 cm in profondità?

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Ma i post di pikkolo vanno in discarica direttamente con uno script?

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Cmq la notte mi ha portato consiglio. Oggi sono meno scosso di ieri (che ero veramente sull’orlo del crollo emotivo :P).
Mi è successa però una cosa strana, che retrospettivamente credo non sia una novità, ma me ne accorgo solo ora.
Guardando la foto di classe e guardando quel bambino biondo che sono io… provo pena per lui, pensando a cosa ha passato.
Il punto è che non riesco a pensare che lui sono stato io. È come se fossimo due persone diverse che condividono una parte di ricordi (pasticciata e incompleta).
Mi sento in pena per quel che sta passando e quello che lo aspetta.
Non riesco proprio a capacitarmi di come lui sia me stesso.

(l’ho scritto malissimo, è che proprio non trovo le parole per spiegare la dissociazione totale che c’è tra me di oggi e la mia infanzia)

no, è che sembravano un po’ poco in tema col tono del thread e della board.
libero di tentare di contribuire meglio di come abbia fatto finora :sisi:

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A me è capitata la stessa cosa, per altri motivi, ma capisco bene la sensazione.

Pikkolo te lo dico senza mezze misure, il thread è serio, se ci posti dentro solo per il tuo disperato bisogno di attenzioni ti accompagno alla porta. Primo e ultimo avvertimento

Sarebbe come se qualcuno entrasse e scrivesse a bruciapelo “porgi l’altra guancia”. Sono massime decontestualizzate buone per i cioccolatini e i biscotti della fortuna. Qui si parla di vita vera, ma sembra non rendersene conto.

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Provo con altre parole: mi spiace per quel bambino e quel che sta passando e passerà. Ma lui non sono io. Punto.
Siamo al solito: vivo in terza persona ogni evento traumatico mi sia successo a quell’età e anche qualche anno più tardi.
Però se si parla di E che mi stava vicina… allora improvvisamente sento il senso di colpa di non averla ringraziata abbastanza.
Allora quel bambino sono io.

Oggi che sono padre vivo l’infanzia una seconda volta grazie a mio figlio. Mi diverto tantissimo e colgo ogni occasione per giocare con le costruzioni, per fare la lotta sul divano, fare e ricevere scherzi di ogni tipo (ha 5 anni quindi immaginate che tipo di scherzi… robe del tipo mi nascondo dietro l’angolo, lo chiamo e faccio BHU!!!) etc. L’infanzia rubata la vivo adesso, da grande, e ancora una volta mi spiaccio non per me, ma per il bambino (io piccolo) che non se l’è goduta.
Ecco tutto questo mi ricorda come mai a un certo punto non sono più andato dallo psicoterapeuta. Era come se avessi trovato un equilibrio per cui nulla era risolto, ma tutto funzionava in qualche modo.

Anche io quando guardo le foto di me da piccolo è come se fosse un bambino che non sono io. Non arrivo a ricordare in terza persona, in effetti.

Ti capisco.

Io ho pochissimi ricordi della mia infanzia, ma davvero pochi. Fino alle scuole medie, ho un vuoto inquietante.
Per la maggior parte, sono ricordi legati alle foto che posseggo. Cioè ho quei ricordi solo perché li ho visti in foto. Per il resto, c’è il vuoto.
E la cosa è talmente estraniante, che a volte ho avuto il dubbio che quella nelle foto non fossi io, ma un’altra bambina. Che magari mi avevano adottato quando ero più grande e mi avevano fatto credere che quella nelle foto fossi io :vface:

Lo psichiatra e la terapista vorrebbero tanto sapere se c’è un unico evento traumatico che ha scatenato questa specie di amnesia, allo psichiatra brillavano letteralmente gli occhi :rotfl: ma io non ricordo assolutamente niente.

È veramente frustrante avere questi vuoti e soprattutto non capire perché oggi sono così. Mi mancano letteralmente pezzi.

Tra parentesi - visto che qualcuno mi ha chiesto come mai racconto tutti questi cazzi miei così con una certa nonchalance - io ho dato al mio passato questo significato: non mi devo vergognare di niente, devo tenere la fronte alta e parlarne liberamente, non perché parlandone mi sento meglio (in genere mi sento peggio :P) ma perché questi sono problemi di cui si deve parlare e se non lo fa chi ci è passato…

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Uguale. Solo con l’aggiunta dell’ansia del non fare abbastanza e il terrore di causare loro dei traumi pur non volendo. La vivo bene ma anche male :asd:

Si ecco ci sono terapisti che preferiscono andare al problema, identificarlo e cercare di cauterizzarlo e altri invece più pragmatici che ti aiutano a “fare pace con te stesso”. Io ho trovato le sessioni di psicoterapia così dolorose e traumatizzanti (non per colpa del terapista eh… ma emergevano cose veramente spaventose) che a una certa, d’accordo con lui, abbiamo deciso di “sepellire i genitori nel bosco”.
Ha funzionato. Nella vita di tutti i giorni non mi piango addosso, non mi lamento, non sono “traumatizzato”. Sono un essere che “funziona” abbastanza bene. A volte mi concedo di sondare in me stesso per vedere se dolore, ferite, ansia, ricordi traumatizzanti etc sono ancora tutti lì. E’ come se avviassi un checkup :asd:
Tutto ancora lì, perfettamente conservato.
Chiudo la scatola e vado avanti.

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L’importante è trovare quello che funziona.

Alcune cose diciamo che le ho seppellite :asd: altre non posso, ci ho provato ma tornano a galla, perciò le devo affrontare ed elaborare perché se no mi trascinano nel baratro appena mostro il fianco.

Quando non sto particolarmente male e non ho bisogno di supporto costante, incontro la terapista ogni due settimane e non ogni settimana perché per me diventa troppo pesante. Ho bisogno di tempo per elaborare e una volta a settimana mi fa più male che bene. Da questo punto di vista, la mia psi è molto attenta. Sono stata fortunata.

off topic (manco troppo), dovete mettere la reaction dell’abbraccio

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azzo, 12 luglio? come me, che ho varcato i 40 :argh:

bellissima storia cmq, penso anche io spesso ai miei amichetti delle elementarei…