Covid: come state?

Ciao,
mi stupisce che non sia stato fatto un thread apposta.

Inizio io... Da qualche giorno la chiusura in casa completa inizia a farsi sentire psicologicamente. Sono spesso inquieto, noto che faccio un po' di fatica a concentrarmi, e capita di iniziare a pensare a tutti gli scenari catastrofici che potremmo vivere nel prossimo futuro e non riuscire a pensare ad altro per un po'.

Il primo mese di chiusura e' tutto sommato stato ok, certo uno si rompe un po' le palle a stare completamente chiuso in casa, ma in qualche modo ancora non sentivo ripercussioni.

Personalmente ho anche il problema che sono bloccato a 3 ore di macchina dalla mia acida meta'. Ero a Torino quando han chiuso tutto, e qui rimarro' finche' sia l'Italia che la Francia non permetteranno di muoversi. Skype aiuta ma vedo che dopo 1 mese mi manca il contatto umano con le persone, soprattutto per una persona come me.

Voi? Come state?
Brutta cosa rimanere bloccati quando il partner sta da un'altra parte :/

A me non e` cambiato nulla, anzi lavoro meglio e ho tempo per concentrarmi su diverse cose che prima per i ritmi frenetici non avevo occasione.

Le cose che mi mancano sono superflue in fin dei conti.
A me manca molto non poter vedere mio padre e mia madre.
Avendo la fortuna di avere una famiglia affiatata è una mancanza che inizia a pesare molto.
L'altra cosa che inizia ad essere un grosso peso è, ovviamente, poter camminare in giro o pensare anche solo di poter fare il weekend in montagna gironzolando per sentieri.
Io ho iniziato a convivere il 1 febbraio.

Mi sono già rotto il cazzo


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Niente, scusate.
Personalmente mi piace pure. Meno gente che rompe il cazzo e non mi manca nulla.


*sottoscrivo questo in toto
mi manca anche il gioco di ruolo

per il resto io e la mia compagna stiamo bene, viviamo in un terrazzino di 6m² per la metà occupato dai miei bonsai
cmq lei lavora davvero tanto, forse pure di più in questo periodo, io invece da casa posso fare poco
Questa situazione sta esacerbando le differenze tra la mia personalità e quella della maggior parte delle persone che ho attorno.
Ho tre fattori evidentemente in azione sul mio umore.

Il primo è che a me, funzionalmente, non è cambiato niente, e sono un deviante per questo: vivevo da quasi recluso prima, con esposizione molto controllata al prossimo, lavoro ed attività laterali correlate esclusi; vivo da quasi recluso adesso, con forse minor filtro di controllo nei confronti delle possibili intromissioni nella mia vita, perché ora è un fiorire di videoconferenze. Sarei altrimenti a mio agio: mediaticamente, questo viene rappresentato come aberrazione: sono consapevole di esserlo, l'ho "sempre" saputo, ma la differenza tra cosa secondo la coscienza collettiva dovrei provare, come dovrei sentirmi e come invece mi sento davvero, ora come ora è più fastidiosa del normale.

Il secondo è che sto iniziando a percepire il peso dello sforzo d'essere d'appoggio a tutte le persone a cui tengo, mi è evidente la forte disparità di bisogno di contatto umano che le persone hanno. Ho alcuni amici che, secondo me, sottovalutano la cura della loro salute sociale ed emotiva. Io sono colpevole a mia volta, non è un discorso di higher ground, la differenza è che la manifestazione della mia incuria è molto diversa; in aggiunta, la "quotidianità precedente" posticipava, per queste persone, la reale necessità di risoluzioni definitive. Adesso, i sintomi di tale incuria sono esacerbati e producono delle idiosincrasie poco compatibili con le mie, per quanto sia convinto pienamente di non poter ignorare il supporto di cui queste persone hanno bisogno.

L'ultimo è che ho una curiosità morbosa di vedere "cosa succeda dopo", e questo mi leva molta della motivazione che mi servirebbe a fare qualsiasi cosa convenzionalmente produttiva.


Che ti frega?
Meh

Ho la paura, irrazionale o meno che sia, di essere emarginato in quanto diverso.


Non sei già emarginato?

Non penso. La percezione degli sforzi attivi nel mettere in evidenza una distinzione particolare tra me ed una collettività estremamente generica, fino a prima di marzo, non l'ho mai avuta.


Boh allora per me te lo stai immaginando. Non vieni emarginato per cose così specifiche, è un atteggiamento generico che hai che causa l'emarginazione.


E in che modo questo lo rende meno difficile?
Intendo che non è il suo caso.
io ho gli orari completamente sballati, ormai è la norma per me crollare verso le 22 di sera e svegliarmi alle 2 di mattina, star sveglio fino alle 8-9 e dormire altre 5-6 ore.

non l'avrei mai detto, ma mi manca andare in ufficio.
A me è cambiata relativamente poco la vita, però sono un po' social e mi manca stare un po' in giro con gli amici. Mi passa più facilmente pensando a come in generale mi vada grassa rispetto a un sacco di gente che ha avuto la vita sconvolta, persi i cari, bloccata in posti lontani da casa, minate le prospettive di sopravvivenza ecc...

Se mi lamento io è veramente quello che si lamenta che s'è sporcato il vestito di sangue quando c'è la gente squartata lì di fianco



Per onor di completezza, il concetto per me non è tanto dissimile dal riscontrare il fatto di essere fuori dall'intervallo delle altezze medie su cui si tarano i produttori di automobili. Isolamento e distanziamento stanno facendo sì che il metaforico intervallo si stia restringendo ancora, io avevo fatto uno sforzo per arrivare al limite precedente, ora devo farne un altro per il nuovo limite o valutare se provare a starne fuori.

Non ho mai provato a stare deliberatamente fuori dall'intervallo ma non penso che sia la soluzione col miglior rapporto costi-benefici, da quel che percepisco ora & adesso.

*
Esattamente come mi sento
Soffro di più l'assenza di contatto umano di persona. Ma so che potrebbe essere moooolto peggio, quindi