Hai voglia 
Standing in the Shadows of Motown, un documentario sui Funk Brothers, la backing band originale della Motown. Il documentario inizia con questo concetto: “The Funk Brothers produced more hits than The Beatles, The Rolling Stones, The Beach Boys and Elvis Presley combined.”
In più suonano un concerto pieno di ospiti (Bootsy Collins, Mchelle Ndegeocello, Joan Osborne, Ben Harper) e creano in diretta una hot Motown: spoiler, il segreto è il tamburello
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Sound City, girato da Dave Grohl su uno degli studio più belli e zozzi di Los Angelse, da cui sono passati tutti i gruppi rock più fichi. Era zozzo, con la moquette piena di bruciature di sigarette, la gente che fumava in sala regia ecc. Epperò suonava da paura e da lì sono usciti Fleetwood Mac, Holy Diver di Dio, il primo RATM, Nevermind e Blues for the Red Sun 
Poi Dave si porta a casa il banco Neve dello studio e ci fa un album con ospiti come Paul McCartney
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Muscle Shoals, uno studio in mezzo al nulla in Alabama dove sono state registate alcune delle hit più famose di sempre. Aretha, gli Stones, Percy Sledge… e dietro, una backing band di turnisti bianchi che sembrano impiegati del catasto, uno più bravo dell’altro.
Highlight quando uno di loro dice “Gli Stones erano bravi ragazzi, si sono comportati bene, non credo si siano drogati” → taglio su Keith Richards che scoppia a ridere
Se non ricordo male, Percy Sledge gli manda i canali sul rosso perché ha imparato a cantare lavorando nelle piantagioni: conosce solo due modalità, “Urlato” e “Urlatissimo”. WHEN A MAAAAAAAAN LOVES A WOMAAAAAAAN e il banco esplode
Quando arriva Aretha, il marito si guarda attorno, osserva l’Alabama e vuole tornare sull’aereo subitissimo
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Synth Britannia, sulla nascita e l’esplosione della scena synth pop inglese. Dalle stanzette di gente come gli Orchestral Manoeuvres in the Dark, fino ai palchi di Gary Numan e Depeche Mode. Una “scena musicale” che praticamente non esiste, erano tutti disadattati e isolati, bellissimo.
Molto interessante vedere come il movimento nasca anche in reazione al rock: contro il progressive, perché non si potevano permettere i synth modulari di Emerson e compagnia; e contro il punk, che era comunque musica di persone sociali e che sapevano suonare. Mi pare sia uno degli Human League che esprime un concetto tipo “Tre accordi? Ma io manco quelli sapevo fare. E un giorno scopro una macchina che se premo un tasto suona da sola. Mi si è aperto il mondo”
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I Dream of Wires, sulla storia dei sintetizzatori, con interviste succose ai pionieri e a musicisti più moderni. Molto molto bello. Ci sono interviste sia ai musicisti che alle persone che creavano questi strumenti e si scopre anche che c’era una sorta di rivalità tra la filosofia californiana e quella di New York.
Ci sono macchinari pazzeschi, uno è grosso come un saone
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Krautrock –The Rebirth of Germany, qualità BBC, il titolo dice tutto. Anche qui le interviste sono interessanti, con la maggior parte dei nomi importanti del movimento: Can, Kraftwerk, Faust, Tangerine Dream. Tutta gente che ha un sacco da dire, era un movimento molto filosofico e politico, oggi sono ancora musicisti impegnati e intransigenti.
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