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Lasciamo da parte la questione contingente, sulla quale Canfora ha probabilmente ragione (almeno in parte).
Della storica in questione, Barbara Levick non ho mai letto niente. Nata nel 1931 (di 11 anni più vecchia di Canfora), fellow presso la Oxford University, con numerose pubblicazioni alle spalle (alcune delle quali citate meno disonorevolmente dallo stesso Canfora, altre come contributi in volumi ai quali contribuiva pure Canfora) non è certo una 'neofita' in senso proprio. 'Neofiti' poi qui è al plurale, e si riferisce evidentemente alla storiografia di lingua anglosassone nel suo complesso.
Ora, a parte il fatto che mi sembra ridicolo ridicolizzare la letteratura anglosassone in quanto tale a partire dalla cantonata che può aver preso una che sarà anche fellow a Oxford e avrà scritto tanto, ma non è certo una delle storiche più importanti, più rappresentative o più all'avanguardia degli studi; ma con tutte le puttanate che sono scritte dagli storici italiani e che sono puntualmente osannate dai loro colleghi... Non so se a Canfora sia del tutto chiaro il concetto di rilevanza (forse dovrebbe andare a cercarlo sul Thesaurus Linguae Latinae). Insomma, quella di Canfora è una sviolinata retorica, fallace, e di cattivo gusto.
Poi come se davvero gli anglosassoni non conoscessero e non leggessero le lingue classiche... Dev'essere per questo che nelle edizioni canoniche delle opere greche e latine ci sono probabilmente più filologi inglesi che italiani.
'A questi neofiti etc.' suona tanto come NOI siamo gli eredi dei Latini! NOI facciamo storia meglio di voi! Cazzo, non me n'ero accorto mica che fossimo ancora nel 1815. Attenzione che l'anno prossimo sarà molto duro
Che poi è l'argomento che circola nelle Università, almeno in certi settori disciplinari: nei corridoi ogni occasione è buona per ribadire come gli anglosassoni (specialmente se americani) non siano un granché e pubblichino un sacco di roba scadente. Poi però ci si lamenta anche che si viene ignorati a livello internazionale
Ridicolo. Mi chiedo cosa diavolo legga Canfora in inglese, anche perché la bibliografia del suo Augusto mi lascia un poco perplesso. Di molti altri docenti che criticano la letteratura anglosassone, invece, posso dire con certezza che l'inglese non sanno neanche leggerlo.
E intanto accumuliamo altro ritardo culturale... All'Italia evidentemente piace essere condannata all'irrilevanza. Cos'è successo in Italia dopo Tasso, Galileo e Monteverdi? Niente. Non è successo un cazzo. Eh, no, tranquilli, c'è Canfora, ch'è l'erede del popolo latino. Roma caput mundi, no?