nato da una specifica dello SME emessa nel 1982, l'Ariete è stato ordinato
in 200 esemplari ed è entrato in servizio nel 1998 dopo una lunga gestazione
non esente da problemi sia finanziari che tecnici.
I primi Ariete di serie sono stati consegnati alla Scuola Truppe Corazzate e
al 32° Rgt. Carri della brigata corazzata "Ariete", che disporranno di tre
reggimenti su 44 carri ciascuno; l'altro reggimento che completerà la linea
carri Ariete sarà il 4° della brigata "Centauro".
Per il nuovo MBT sono stati acquisiti apparati radio Sincgars e sono
previste due serie di kit di protezioni aggiuntive passive, a rinforzo
dell'arco frontale della corazzatura di scafo e torretta. Il primo kit, di
tipo pesante, è destinato a tutti i 200 mezzi per l'impiego in conflitti ad
alta intensità; l'altro tipo, più leggero e da "indossare" per le operazioni
di pace, sarà acquisito per circa la metà della linea.
Abbandonata l'ipotesi di sviluppare la versione Ariete 2, altri programmi
allo studio per il miglioramento del carro sono: l'aumento della potenza
erogata dal motore fino a 1500 hp; l'installazione di un sistema di comando,
controllo e navigazione (in comune con la blindo Centauro) e l'introduzione
di simulatori e altri ausili didattici per l'addestramento degli equipaggi.
Vi è anche interesse per un carro soccorso e recupero su meccanica Ariete.
Il recente accordo tra la OTOBreda e il gruppo francese GIAT, che produce il
carro Leclerc, apre interessanti prospettive per lo sviluppo di un sistema
di comando e controllo per unità corazzate che, con l'utilizzo di apparati
di navigazione inerziale-GPS e radio digitali, consenta ai comandanti a
tutti i livelli di conoscere la posizione e la situazione tattica di ogni
signolo carro e di poterne pertanto indirizzare l'azione in modo ottimale,
nella visione complessiva delle operazioni.
L'Ariete colma una lacuna generazionale che per i carristi italiani era
divenuta particolarmente pesante.
La nostra linea carri, infatti, era possiamo dire è tuttora, costituita
dalla prima versione del Leopard, caratterizzata dalla mancanza di
stabilizzazione dell'armamento, dalla presenza del tradizionale telemetro
ottico trasversale e dalla mancanza di moderni sistemi di visione notturno,
limitati ai modesti e pericolosamente visibili apparati all'infrarosso
attivo.
Unica parziale eccezione l'acquisto, in tempi recenti, di 126 torri di
Leopard 1A5 surplus tedeschi, che hanno consentito di riequipaggiare con la
nuova versione due reggimenti.
Per trasformare l'Ariete da buon prodotto industriale a eccellente strumento
operativo l'Esercito deve affrontare numerose difficili sfide.
Prima di tutto bisogna prendere atto della rivoluzione concettuale che un
mezzo così sofisticato impone, essenzialmente a livello manutentivo e della
catena logistica. Bisogna definire adeguatamente le procedure manutentive
periodiche, calcolare i livelli di scorte di pezzi di ricambio e calibrare
attentamente quali interventi di riparazione spettino all'officina
reggimentale e quali al battaglione logistico della brigata.
Va fortemente potenziata, con autocarri ad alta mobilità, l'aliquota
reggimentale di rifornimento carburante, oggi drammaticamente limitata ad
una sola cisterna da 5000 litri, corrispondente al "pieno" di 4 carri.
Bisogna infine assicurare all'Ariete un'adeguata cornice di "supporto alla
mobilità", che significa portacarri adeguati (gli attuali ATC-81 necessitano
di un nuovo semirimorchio per la movimentazione su strada del carro), ed una
versione carro soccorso su scafo Ariete che superi le limitazioni degli
attuali Leopard soccorso, pur migliorati nelle capacità di sollevamento
della gru.
Nel complesso delle prestazioni il nuovo carro appare ben bilanciato tra le
sue componenti, non presenta carenze importanti e dispone di un eccellente
sistema di condotta del tiro e visione notturna, superiore ad esempio a
quello degli Abrams M1A1 che nel 1991 affrontarono la Guardia Repubblicana
irachena.
Da allora, però, i mezzi della seconda generazione hanno subito un continuo
processo di miglioramento, incentrato sull'aumento della corazzatura e sul
massiccio ingresso dell'elettronica nel mondo del carrismo.
In quest'ottica l'Ariete appare un buon carro di transizione, un punto di
partenza per recuperare tutto il tempo perduto in un settore così avanzato
della tecnologia militare. Va dato atto all'industria nazionale di aver
saputo sviluppare, dopo una così lunga pausa progettativa, un carro che ci
consente sin d'ora di non sfigurare nelle operazioni congiunte
internazionali e che, con ulteriori miglioramenti, potrebbe colmare
completamente il gap generazionale che per anni ha umiliato il nostro
carrismo.

