[BCB - libro 1] Dazai Osamu, Lo squalificato

A me e’ arrivato ieri. Aspetto il weekend probabilmente che durante la settimana non avrei tempo il giorno e la sera sono distrutto di solito.

Io l’ho quasi finito :asd:
Quando è il limite?

Un disagio esistenziale dall’inizio alla fine.
Maschera del buffone da giovane per nascondersi, spirale di solitudine alleviata da alcool prima e droghe poi per dare un senso al resto della sua esistenza.
Per il resto poche relazioni ma distruttive che ci portano ad un finale quasi telefonato. :(
Cupo, triste, introspettivo.
Mi è piaciuto, a tratti ricordandomi le vicende di Toru in Norvegian Wood (il mio preferito di Murakami).

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Ah siamo esperti della depressione vedo :sisi:

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Arrivato! Doveva arrivare venerdì ma il povero libraio è stato tirato sotto :asd: la maledizione del libro maledetto

Come data di fine lettura avevo indicato fine maggio per dare tempo a tutti di leggerlo, ma se siete avanti possiamo anticipare, ditemi voi

Sono all’inizio del secondo quaderno, per ora non mi sono ancora tagliato.

Non mi è chiaro perché l’utilità pratica delle lenzuola sia conferma che il genere umano non c’è la può fare, ma magari il significato si è perso nella traduzione.

Ah ecco. Pensavo di essere io torda che non riuscivo a cogliere la sottile metafora delle lenzuola.

Aspettiamo Sgaberetto che confronti tutte le traduzioni mai realizzate, magari ci aiuta :asd:

Non state ragionando da persone con depressione.

A cosa servono trapunte, lenzuola e federe?
A fornire una superficie lavabile cui porgere testa e corpo. Pronte ad essere sporcate e lavate, ciclicamente.

Il punto di vista è “pensavo fossero ornamentali, invece sono uno dei tanti emblemi dell’inutilità e l’insensatezza della mondanità”: è l’equivalente de “perché pulire se tanto poi tra una settimana è tutto sporco”.

Nella traduzione che sto leggendo dice “quando compresi la loro utilità avevo già quasi vent’anni e questa scoperta mi diede il senso dell’insignificanza umana, rattristandomi enormemente”, che in effetti ha un altro significato rispetto “inutilità e insensatezza della mondanità”.

Perché mondanità in italiano significa “andare alle feste e vedere gente”, non “stare al mondo” :asd:

Vabè ma quella è l’accezione più comune, dal contesto si intende che si parla dello “stare al mondo”, anche se, sì, non suona comunque bene :asd:

Sono un imbecille.
“Quotidianità”. Stavo pensando a mundanity.

ok adesso ha ancora più senso :asd:

Comunque, in attesa di parlarne un po’ più approfonditamente: ma perché la copertina dell’edizione Mondadori è una cosa così… boh, poco relativa al tema del libro? :asd:

E’ giapponese, ho un’idea… CI METTO UNA MASCHERA GIAPPONESE!!!
Ringrazia iddio che non c’è Mazinga :asd:

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Be’ io sono appena all’inizio ma l’immagine della maschera (giapponese o meno) mi sembra adeguata :look:

Comunque la prima impressione è buona! Temevo una roba simil Bernhard, con cui mi sono veramente scottato, ma il primo quaderno mi ha messo in empatia con il protagonista. Vediamo come va avanti :sisi:

Esatto, è la maschera della finzione e della sopravvivenza, quella che indossa quando fa il pagliaccio evitando di affrontare la società.
Ma forse parliamo di copertine diverse?

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Boh io dico questa

sì ok maschera… ma da buffone, non da mostro :asd:

Finito! Lascio sedimentare qualche giorno e poi scrivo i miei due cent :crismi:

Vabbè. Allora.

Io l’ho trovata la quasi asettica spiegazione in prima persona, inconsapevole, della depressione.
Come ogni storia slice of life giapponese, manco ha la pretesa di presentare una grande morale, solo una serie di situazioni quotidiane che costruiscono una narrazione.

E’ una storia particolarmente non speciale, famiglia assente, violentato da bambino, perso ogni fiducia nella possibilità di avere un domani migliore e nessuna mitigazione della cosa.

A grandissimi linee narra cosa succede alla grande maggioranza delle persone afflitte da depressione, cioè qualche forma di disgrazia che non genera particolare energia reattiva e spinge solo verso il concludere la propria vita.

Tragico se visto da lontano, banalità della disgrazia volendo.
Apprezzo di più l’onestà di questo tipo di narrazione che non si fa problemi a menzionare lo squallore a cui si espone chi sia in questa sezione di società.

A me personalmente è volato, purtroppo devo dire che parla di situazioni personali che mi toccano un po’ da vicino.