18. Domande

Non so da dove incominciare quest’anno. Non che abbia mai un idea di dove voglio andare a pare quando la notte del 12 aprile apro queste pagine, e quest’anno non fa eccezione…

Potrei partire parlando dal tuo stupido cappello da cowboy che se dovesse prendere fuoco casa, probabilmente sarebbe la cosa che salverei (si vabbè dopo figlie, moglie e gatto, non ti montare la testa).
Oppure di quel tizio che ho incrociato in centro che era la tua copia sputata e che volevo seguire e guardare per far finta, almeno per un po’, che fossi tu. Troppo creepy.

Allora magari ti racconto invece dall’altro giorno quando, mentre ero fermo al semaforo, la Luvi mi ha chiesto cosa succede se uno passa col rosso. Quando le ho detto che si rischia di fare un incidente e fare male a qualcuno, lei mi ha risposto “come è successo a quel tuo amico la che è morto”. Mi ha spiazzato. Nel senso, sa chi sei a grandi linee e, sempre a grandi linee, sa cosa ti è successo (nel modo in cui lo può sapere una bimba di 5 anni e mezzo), ma non mi aspettavo l’avrebbe mai tirato fuori.
Poi ha iniziato a farmi domande del tipo “ma dove era? Ma dove andava? Al lavoro cosa faceva? Ma perché è morto?”

“Ma perché è morto?”

Perché sei morto?
Sei morto per le ferite, certo. Ma il motivo?
Sai, è difficile quando una bambina ti fa una domanda e tu non hai la risposta. A volte la cerchi su Google al volo e fai finta di essere un esperto, a volte le dici che non sai la riposta ma che potreste studiare e cercarla insieme, mentre a volte le dici che la riposta non c’è e che le cose capitano e basta.

Chiaramente non soddisfatta dalla mia non risposta e per un suo strambo collegamento “andava al lavoro - papà va al lavoro - lavoravano nello stesso posto” ha aggiunto: “e perché non sei morto anche tu quel giorno?”

Tutti noi siamo morti quel giorno, e siamo rimasi morti per tanto tempo. Ho un vago ricordo di quelle settimane post incidente, ma mi ricordo che non facevo nulla. Ci occupavano come automi delle faccende quotidiane, alternati da momenti assurdi tipo “disegniamo la lapide” o “modifichiamo la foto per il cimitero” oppure ancora “recuperiamo la sua borsa e le sue scarpe”.

Poi, piano piano, siamo rinati. Chi con più fatica, chi con un po’ più di fortuna, ma siamo rinati. Con l’aiuto di tante persone, piangendo insieme, facendo cazzate insieme, viaggiando insieme, suonando insieme, semplicemente stando insieme.

Forse la risposta a quella domanda è che sei morto per farci stare insieme, che se mi permetti, potevi scegliere anche un modo meno drastico cazzo. Potevi fondare una setta, per dire (eri già a buon punto fra l’altro).

Dopo 18 anni alcune domande ancora non hanno una risposta, sia che le ponga una cinquenne incuriosita da tutto e da tutti, sia che se le ponga un 23enne disperato fuori da un ospedale.

Perché?

Buco

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:lode: :bacco:

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:lode::bacco: