Se fosse semplicemente una questione di “sentirsi oppressi”, diventa difficile spiegare perché l’incidenza di questo tasso di suicidi (e più in generale del loro numero complessivo) in passato, in una società molto meno permissiva in cui molti di questi individui si rifiutavano di di fare perfino un esplicito “coming out” non fosse anche più alto. Significativamente.
Abbiamo letteralmente storie di ragazzini/e che hanno iniziato le rispettive terapie ormonali ORE o giorni dopo aver avuto le rispettive “valutazioni psichiatriche”.
Canada e diversi stati USA (specialmente prima del pushback recente) erano in particolare tra i più libertini in questo senso.
Sei dell’opinione che le terapie ormonali non contino e che si “inizi a fare sul serio” solo quando si passa al bisturi? Tanto per capire.
Tra l’altro sarei tentato di chiederti se da omosessuale dichiarato non trovi vagamente disturbante che in alcuni casi basti che questi ragazzini/bambini dimostrino atteggiamenti o preferenze anche solo BLANDAMENTE non conformi al proprio sesso biologico per essere poi rapidamente veicolati verso un processo di transizione.
*(che a me per inciso sembra pericolosamente più vicino al concetto di “conversion therapy” di quello di cui parli, @inglo ).