Quantum Computing, The Race

C’'è un gigante dormiente che merita un topic secondo me:

Chissà che futuro ci attende.

Probabilmente nessuno perchè tra questi e le crypto e il mantenimento dei server sparsi in giro per il mondo produciamo una valanga di CO2

:sisi:

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Io faccio una fatica assurda solo a cercare di capirne i concetti.

Mi sono pure visto superquark spiegato da piero angela e non l’ho capito uguale.

Non mi sono mai sentito così deficente.

Però leggo che stanno tutti ingrifatissimi, governi, accademici, aziende, finanza, etc.

Quando stanno ingrifati attori che non capiscono normalmente un cazzo di una cosa, è buon segno che sia un grandissimo scam.

Il progresso tecnologico/scientifico non spara i fuochi d’artificio. Quando ci sono i fuochi d’artificio è perché qualcuno vuole fare soldi sfruttando le parole che si usavano nei film di star trek.

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Vi svelo un segreto di Pulcinella.

Chi decide dove allocare fondi per la ricerca e sviluppo non ha la benché minima idea di quale potrebbe essere il ritorno economico e se una strada tecnologica convenga rispetto a un’altra. Non è semplice come guardare la rendita SP500 sugli ultimi 30 anni ed estrapolare.

La ragione è che fondamentalmente il progresso tecnologico è altamente non-lineare. Gli oggetti ad alto valore aggiunto che oggi si trovano sullo scaffale come prodotti, sono passati per stadi di sviluppo decennali.

Prendiamo come esempio la storia del diodo LED:

  • 1907: prima osservazione del fenomeno generale dell’elettroluminescenza
  • 1927: prime osservazioni su diversi materiali che emettono luce sotto stimolo elettrico
  • 1939: primo brevetto di un emettitore luminoso basato su questo fenomeno
  • 1951: esperimento controllato per capire perché e percome funzionano
  • 1957: emissione infrarossa e prime dimostrazioni per usarla per telecomunicazioni
  • 1962: brevetto per diodo IR a giunzione pn
  • 1962: immediatamente texas instruments comincia produzione industriale

Faccio persente che vabbene che si tratta di un secolo fa, ma si parla anche di un singolo componente dal funzionamento e struttura relativamente semplice (a posteriori). Oggi al dettaglio costano pochi centesimi. Non solo ci sono voluti 50 anni per metterli in campo, ma l’equivalente di miliardi di euro odierni per sviluppare progetti, metodi, materiali, fabbricazione, integrazione, applicazioni, brevetti e commercializzazioni. Nulla di tutto ciò era prevedibile a priori, perció parlare di investimento ragionato su scala temporale di 50 anni è follia pura. Non è come giocare in borsa.

Eppure governi, corporazioni, e compagnia bella buttano a pioggia parecchi fondi. Perché? Perché rimanere indietro e perdere un potenziale treno di valore aggiunto è enormemente peggio che “sprecare” risorse AoE. Diventa un gigantesco imitation game, dove si spia il vicino e si cerca di competere con lui sulla ricerca in questione. L’importante non è semplicemente trovare oro, l’importante è non trovarne mai di meno rispetto ai tuoi avversari.

Solo che questa verità è difficile da far digerire ad azionisti e contribuenti, quindi serve un sottobosco di finte giustificazioni ed esaltazioni messianiche per nascondere l’inevitabile inefficienza e imprevedibilità del processo tecnologico. Si producono tecnoevangelisti che sostengono hype arc che durano 15 anni, con promesse allucinanti per indorare la pillola. Il bullshit meter va necessariamente fuori scala. Recentemente il grafene, poi il quantum computing, poi l’elettronica neuromorfica…

Quando l’arc è passato, a ben guardare, rimane sempre qualche piccolo nucleo solido di progresso che arriva finalmente prima all’industria, e poi al consumatore. Ma se si guarda alla totalità delle promesse disattese ci sarebbe da strapparsi i capelli.

Questo per dire che i primi coglioni sono quelli che credono alle panzane da hype. Pero’ i secondi coglioni sono quelli che ridono dell’esistenza delle tecnopanzane stesse, senza capire che non si è mai trovato un metodo migliore, dato che le tecnopanzane esistono perché il cervello umano non sa e non saprá mai gestire la complessità dello sviluppo tecnologico (almeno da un secolo a questa parte).

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Mi piacerebbe tu avessi ragione. Dopo 10-15 anni in ricerca scientifica applicata, sono purtroppo sicuro che non sia vero.

Il progresso tecnologico/scientifico deve sparare i fuochi d’artificio per rimediare risorse. La collettività di chi ci mette i soldi ha sempre bisogno di giustificazioni immediate perché non sa biologicamente gestire statistica e rischio su sistemi così complessi. È inevitabile, e bisogna mettersi l’animo in pace. Io ancora mi ci incazzo, ma è questione senza speranza e ho torto io a reagire cosí.

Questo non toglie che in parallelo vivono una barcata di scammers che vendono aria fritta, sfruttando appunto le stesse debolezze cognitive su larga scala, garantito al limone.

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Vorrei poterti dare più di un upvote per questo post, magistralmente formulato.

C’e’ anche un misunderstanding di fondo che secondo me alcuni esperti che parlano di questi argomenti al di fuori non aiutano a eliminare.
Queste tecnologie hanno ricadute e interesse economico ora? No, e’ tutta fuffa e l’hype non e’ giustificato.
Nello stesso momento pero’ sono invece interessantissime per l’R&D collegato, che e’ ben lontano dalla produzione di qualcosa di utilizzabile su larga scala, ma ha comunque raggiunto un tipping point tecnologico dove si puo’ intravedere una decina d’anni di ricerca per rispondere ad alcune domande e verificare la fattibilita’ di alcune idee. E qui l’hype e’ giustificatissimo.

Pero’ ecco, se uno lo guarda come “ma allora mi trovero’ la quantum-lavatrice che elimina lo sporco non solo di adesso, ma dal big bang fino alla fine dell’universo?” e’ ovvio che e’ tutta fuffa modello immagini delle scimmie ritardate (cit.)

Per il resto ha detto tutto bene Tsunetomo.

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Aggiungo che per certi versi l’innovazione e’ ovvio che sia incompatibile con questo modello economico, perche’ e’ per sua natura inefficiente. Molte volte si tratta veramente di lanciare roba contro il muro e vedere cosa rimane attaccato.

Ed e’ anche il motivo per cui il modello di finanziamento competitivo della ricerca e’ in ultima analisi peggiore, perche’ la valutazione di cosa e’ promettente e’ basata sulle conoscenze che abbiamo ora.
Per esempio praticamente qualsiasi indicatore mostra come l’approccio dei paesi europei con finanziamenti piu’ “a pioggia” (per cosi’ dire) sia piu’ efficiente di quello americano, misurato in dollari spesi per ritorno economico nell’industria. Gli USA mantengono il primato solo perche’ possono spendere di piu’, non perche’ sono piu’ performanti.

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