Premessa: nei link di questo post sono contenuti "spaventosi wall of text", che tuttavia ho trovato decisamente interessanti e di cui consiglierei la lettura.
Se però leggere troppo vi secca e la questione vi sembra "una sega mentale inutile", allora fatevi e fatemi la cortesia di non postare del tutto, invece che farlo tanto per spanare il cazzo.
Mi sono imbattuto stamane, chiacchierando di intelligenza artificiale e del suo stadio di sviluppo attuale, nella segnalazione di questo articolo...
http://www.estropico.com/id259.htm
...che è poi la sintesi di questo primo capitolo del libro...
http://www.estropico.com/id289.htm
Ora, da profano, ho trovato lo scenario descritto molto suggestivo (e a tratti anche inquietante) ma apparentemente molto speculativo.
Tuttavia la teoria, di cui l'autore rivendica la riscontrabilità storica, sembra avere una sua logica e fondatezza, prendendo per buoni gli esempi che riporta.
Sarei curioso di capire da qualcuno che ne sappia di più, per contingenza con i suoi studi o la sua sfera professionale, quanto può essere ritenuto sensato ciò che dice questo tizio.
I "non competenti" sono comunque invitati a dire le loro cazzate ad intuito, se lo desiderano, pur dovendosi accontentare della loro limitata cultura generica di livello subscolastico, come del resto farà il sottoscritto.
Ah, tanto per far capire a grandi linee di che si parla, questa è la teoria della Singolarità tecnologica:
Sinceramente non vedo l'ora.
La singolarità tecnologica è un concetto molto affascinante. Me ne sono occupato recentemente incuriosito dallo speech che Kurzweil ha tenuto al TED 2005.
E' interessante leggere ad esempio quello che vuole fare Google con il suo "ultimate search engine".
E' interessante leggere ad esempio quello che vuole fare Google con il suo "ultimate search engine".
"Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare".
Dopodiche l'uomo non servirà più

Dopodiche l'uomo non servirà più



A latere del concetto di singolarità è interessante anche questo speech sempre tenuto al TED che discute di memetica e delle sue estreme conseguenze sulla tecnologia.
come al solito per vendere di più vengono usate le parole non con il loro significato.
intelligenza != potenza di calcolo.
intelligenza != potenza di calcolo.
Avevo letto anch'io di Ray Kurzweil e del suo libro "la singolarità è vicina" 
Se Justin Rattner, il Chief Technology Officer della Intel, ha ragione la singolarità avverà attorno al 2050.

Se Justin Rattner, il Chief Technology Officer della Intel, ha ragione la singolarità avverà attorno al 2050.
Sì e no, non è del tutto vero quel che stai dicendo. O per meglio dire è una visione piuttosto semplicistica.
Parli come se un cervello "biologico" facesse qualcosa di diverso dall'elaborare insieme una moltitudine di processi basilari in una coralità di spaventosa complessità.
L'intelligenza come "astrazione" della coscienza di se, che vada oltre la capacità di calcolo, è un concetto che sta perdendo di fondamento man mano che i meccanismi del cervello vengono sondati più a fondo.
Già adesso esistono delle AI parziali che riescono ad elaborare in tempo reale dati di straordinaria complessità e ad improvvisare adattamento.
Riconoscono l'ambiente circostante, identificano forme nello spazio, hanno limitate capacità di apprendimento dalla sperimentazione pratica, ecc.
Nel momento in cui queste funzioni saranno perfezionate ed implementate in modo corale su singoli sistemi dotati di spaventose capacità di calcolo, non è assurdo ipotizzare che si arrivi ad ottenere qualcosa di molto vicino ad un'autentica intelligenza.
Non ci siamo ancora, verissimo, almeno per quanto è pubblicamente noto... Ma non credo sia una realtà particolarmente lontana, in tutta sincerità.
EDIT- E comunque non è quanto dice, anzi specifica il contrario:
Parli come se un cervello "biologico" facesse qualcosa di diverso dall'elaborare insieme una moltitudine di processi basilari in una coralità di spaventosa complessità.
L'intelligenza come "astrazione" della coscienza di se, che vada oltre la capacità di calcolo, è un concetto che sta perdendo di fondamento man mano che i meccanismi del cervello vengono sondati più a fondo.
Già adesso esistono delle AI parziali che riescono ad elaborare in tempo reale dati di straordinaria complessità e ad improvvisare adattamento.
Riconoscono l'ambiente circostante, identificano forme nello spazio, hanno limitate capacità di apprendimento dalla sperimentazione pratica, ecc.
Nel momento in cui queste funzioni saranno perfezionate ed implementate in modo corale su singoli sistemi dotati di spaventose capacità di calcolo, non è assurdo ipotizzare che si arrivi ad ottenere qualcosa di molto vicino ad un'autentica intelligenza.
Non ci siamo ancora, verissimo, almeno per quanto è pubblicamente noto... Ma non credo sia una realtà particolarmente lontana, in tutta sincerità.
EDIT- E comunque non è quanto dice, anzi specifica il contrario:
Cazzo, quanto cazzo è vero, potrei averlo scritto io quell'articolo perchè ultimamente ho notato le stesse identiche situazioni, mi sforzo ancora di leggere libri ma noto che la quantità di pagine che riesco a leggere di seguito e il tempo dedicato continuativamente si è ridotto di veramente moltissimo.
Dopotutto i circuiti neurali sono plastici e non mi sorprenderei se stesse succedendo una cosa del genere a tutti noi.
Inutile dire che come il Taylorismo mi sta scomodo, anche questa controparte informatica mi infastidisce, se non altro perchè nello studio è controproducente al massimo ma anche perchè toglie la facoltà di contemplazione che è preziosa per poter acquisire una parte del mondo che andrebbe persa.
Come al solito si va verso l'iperproduttività, ipervelocità, iperconsumo.
Come scritto nell'articolo è ovvio che ad ogni cambio di sistema si perda qualcosa e si guadagni altro e che ci sia un sacco di gente scettica, ma sta cosa non mi piace per niente.
Non inventeranno mai l'AI.
Secondo me creeremo soltanto tecnologie inutilmente avanzate, che serviranno solo per entertainment o per aumentare le nostre già eccessive comodità da primo mondo.
Secondo me creeremo soltanto tecnologie inutilmente avanzate, che serviranno solo per entertainment o per aumentare le nostre già eccessive comodità da primo mondo.
Come Richard Rorty io non credo che la mente sia qualcosa di sostanzialmente separato dal cervello, ma che tutto nel funzionamento del nostro intelletto sia spiegabile "meccanicamente".
Stavo solo puntualizzando che il superamento delle possibilità umane da parte di una macchina non passa esclusivamente dalla capacità di raggiungere una altissima potenza di calcolo, come invece lascia intendere Kurzweil. Inoltre trovo che questo libro, almeno nei testi che hai linkato, dia per certo ciò che invece è soltanto possibile, ma per nulla sicuro e di certo non facile nè scontato.
L'autore è anche immotivatamente, se non per vendere, arrogante nella sua pretesa di definire quei sei stadi di sviluppo attraverso i quali dovrebbe passare l'umanità; mi ricorda un neopositivismo tanto approssimativo quanto anacronistico e trovo divertente la citazione iniziale, per chi dovesse avversarlo dicendo che sta solo speculando su un futuro molto più incerto di quanto voglia far credere ecco che viene scomodato il buon Schopenauer con un "ogni uomo considera i limiti della propria visione personale come i limiti del mondo".
In breve: non necessariamente quello che dice non si avvererà, ma non è sicuro nè facile come fa intendere. Inoltre percepisco un intento fortemente commerciale e retorico.
E' un errore, un meccanismo non è in grado di cogliere significati.
Anche se ti immedesimi in un meccanismo, il significato prescinde dal processo meccanico stesso: devi per forza, in un certo momento del tuo ragionamento meccanicista, tirare fraudolentemente in ballo l'attribuizione di significati senza giustificazione.
Ma i limiti della sua speculazione li vedo anche io. Non fosse altro perché anche a volergli ocncedere piena ragione nell'aver indovinato il ritmo di sviluppo, mi sembra un po' troppo incline all'ottimismo nel teorizzarne la direzione.
Il punto è che non sono particolarmente intrigato dai suoi esempi e pronostici più specifici e fantasiosi, quanto dalla possibile fondatezza della regola di fondo.
Statisticamente, biologicamente, socialmente, quanto si è rivelata vera la stessa e quanto è possibile continui ad esserlo in futuro?
Questo è, per lo più, quello su cui ero interessato a sentire pareri.
Il punto è che non sono particolarmente intrigato dai suoi esempi e pronostici più specifici e fantasiosi, quanto dalla possibile fondatezza della regola di fondo.
Statisticamente, biologicamente, socialmente, quanto si è rivelata vera la stessa e quanto è possibile continui ad esserlo in futuro?
Questo è, per lo più, quello su cui ero interessato a sentire pareri.
Tramite un altro ragionamento meccanicista
Mi interessa la risposta di duke, ma tu non sei capace di ragionare mi spiace

Sono d'accordo

Da cosa, però? Sembra essere necessario un filtro metacognitivo di livello superiore per la spiegazione. E chi garantisce che sia meccanico?
chiarisci quello che intendi perfavore.
Magari potrei capirti meglio se mi facessi un'esempio di cosa non può essere spiegato tramite un ragionamento meccanicistico.
In ogni caso l'attribuzione di significato può benissimo essere spiegata tramite modalità meccanicistiche, come si può fare tra l'altro con l'attribuzione dei valori di verità.
spiega sta cosa se sei capace

mi ricorda troppo aristotele se ho capito bene........(anzi averroè).
cmq riguardo al discorso della singolarità:io la aspetto.
"La bambina Gina vuole il barattolo di marmellata sulla mensola, ma non ci arriva. Prende una sedia, ci sale sopra, cade e si fa male. Arriva la madre e la picchia. Perché la picchia?"
Un meccanismo non può autonomamente trovare la risposta. A meno che non sia già inserita nel suo database.
Un meccanismo può trovare la dimostrazione di un teorema matematico?