Nuova serie di attentati in Francia



lo so che poi vorresti il video in cui faccio l'assaggio dei famosi bigné... vabbé, non finiamo OT


Però viennetta non ha tutti i torti. Se ci fosse stato un pattern avreste detto "zomg visto sono coordinati". Ora non c'è un pattern e dite "zomg visto c'è una regia occulta che ci colpisce li simbboli!!1one".

L'ho riletto 3 volte sto post, e non l'ho capito puoi riscriverlo diversamente/a parole semplici ?
Faccio prima a riquotarlo:



Cioè di solito dagli indizi comuni si trae una conclusione su un disegno dietro. Qui dall'assenza degli stessi si trae la stessa conclusione. Per me significa che siete fissati con quella conclusione e volete arrivarci a tutti i costi

Se da A segue la tesi; e da non A segue la tesi; o è una tesi del cazzo, o A non c'entra nulla

Ok ora ho capito

Probabilmente si vuole arrivare a tutti i costi a quella conclusione(incosciamente, ma magari è giusta)


forse sì e forse no. Io comunque l'ho messa anche in termini di esigenza di scrittura.

Mentana, per lavoro, doveva tirar fuori un pezzo, e quell'idea (la varietà di simboli, la mancanza di ripetizioni) funzionava come spunto intorno a cui costruire il pezzo, anche perché quei simboli a Mentana davano l'impressione di una costruzione elegante (tutti i luoghi popolari dell'occidente), portando poi a una conclusione che, sulla carta, suona intelligente (e che chiude bene il breve pezzo).

Anche se a livello logico, e pure investigativo, è una conclusione assai discutibile. Però lo ammetto, suona bene!
D'altronde che quest'ultimo attentato voglia fomentare la (e sia fomentata dalla) retorica dello scontro di civiltà (o per lo meno di religioni) mi pare poco opinabile, indipendentemente dalle elucubrazioni alla a beautiful mind di Mentana.


comunque vedo che qualcuno ha postato un articolo che sconfessa la rilevanza, o critica l'eccesso di rilevanza, della questione anche patologica di alcuni dei soggetti coinvolti in fatti recenti.

Al di là del problema della narrativa (della cronaca), è ovvio che il reale ha spesso concause, a volte alcune sono predominanti rispetto ad altre, in altri casi è difficile distinguere il contributo di ognuna.

Ciò detto, il fatto che nella biografia di alcuni soggetti emergano anche questi trascorsi non è irrilevante, anche solo al fine di comprendere e di intuire (in via indiretta) alcuni aspetti delle tecniche di reclutamento dell'isis.

In tal senso, non mi stupirei se avessero calibrato forme di indottrinamento anche in vista di determinati target (di pubblico), tenendo conto anche della presenza di questa platea di potenziali interessati al messaggio (persone con difficoltà esistenziali, e non necessariamente socio-economiche): questo lo sa qualsiasi persuasore, occulto o palese, o reclutatore; devi conoscere il tipo di persona che ti trovi davanti, e adattare il tuo messaggio, per ottenere il medesimo risultato, tenendo conto delle sue caratteristiche (in particolare, delle sue debolezze).

La persona che attraversa una fase della vita segnata da difficoltà emotive, da determinati episodi più o meno traumatici, etc. (o da un percorso terapeutico di un certo tipo) verrà, plausibilmente, approcciata e motivata in forme diverse rispetto al ragazzo, relativamente "equilibrato" (ma amareggiato, disincantato e alienato), delle periferie parigine, su cui magari c'è un lavoro più meticoloso, e comunque differente (che impiega cioè argomentazioni in parte diverse).

Bisogna tener conto del fatto che le forme di reclutamento sono in parte rese impersonali, e sono basate soprattutto, nella fase iniziale, sulla fruizione di contenuti che sono deliberatamente calibrati anche sull'immaginario occidentale (compreso quello cinematografico), per fare presa immediata.

Insomma, l'ISIS è per certi versi più vicino alle tecniche dei social (l'inserimento in un network di conoscenze che si motivano reciprocamente; il messaggio pubblicitario camuffato da comunicazione personale) che a quelle tradizionali di reclutamento adottate da precedenti organizzazioni.

Il pattern che in effetti si vede ora (x persone con un passato terapeutico etc.) non può essere reputato totalmente irrilevante, e neppure casuale, anche solo (come dicevo) ai fini di questo specifico discorso.

Altrettanto vale (e questo nessuno lo ha mai contestato) per l'impiego promozionale di contenuti e promesse di carattere sessuale (specie per il reclutamento di foreign fighters e/o per attirare potenziali sposine degli audaci combattenti... ricordate le famose foto con il barattolone di nutella? ).


E' o non è attività da haruspex la cronaca?


Però mi interesserebbe approfondire la questione dell'"attacco suicida" e il suo legame con la religione, che io ritengo abbastanza tenue ma senza avere le conoscenze adeguate per dirlo.

Prendiamo alla lettera i due fronti: per me (e Viennetta ecc) puoi anche reclutare facilmente gente disposta ad ammazzare, anche a centinaia, ecc. Vabbé. Ma non credo sia immediato trovare uno disposto a farsi saltare. Ed equivalenti in guerra santa? In una battaglia hai sempre la speranza di salvarti.

I kamikaze erano solo tangenzialmente spinti dallo shintoismo. O no?

Insomma per farti saltare, fuori di capa devi esserlo, per ipersemplificare. Il tuo essere religioso anche all'estremo invece non credo basti.

Quindi l'isis DEVE cercare tra gli squilibrati.

Ragioni da occidentale/non credente

Ecco xk io dicevo: si per noi occidentali sono tutti "pazzi", ma in verità non è detto che abbiamo dei reali problemi clinici


intendi dire che l'isis composto da migliaia di "soldati" e' composto solo da squilibrati? o che la stragrande maggior parte di loro alla proposta di farsi saltare in aria risponderebbero "mavaffanculovah"?



esattamente

anche quello che ha segato la testa al bambino per me e' uno squilibrato, non puoi essere sano di mente se arrivi a tanto e mentre lo fai ridi e godi pure, quindi in arabia saudita dove segano teste AOE sono tutti squilibrati?


la gente ha paura di morire ovunque, il mito del "noi amiamo la morte come voi amate la vita" è stato creato per farci cagare sotto. Ed è una stronzata. Anche se da sempre riconosco che il problema dell'uomo occidentale è la rimozione del discorso sulla morte (si rinvia quel discorso fino a quando manca davvero poco, e non puoi sfuggire a quel discorso; ma a quel punto sei già fuori dalla società, magari in una corsia di ospedale).

Alla scelta del suicidio (non parlo di quello terroristico, suicidio tout court... che è comunque un passaggio fondamentale, immagino, anche per pervenire quest'ultimo) si può arrivare in diversi modi.

Attraverso un itinerario tutto sommato lucido ("l'intellettuale", o il tipo speculativo, che si suicida, perché la sua visione del mondo è ormai definita in un certo modo), o in un fase in cui l'intento suicidario, anche in maniera estremamente confusa, si è ormai consolidato, ma è stato solo differito (ad es., tentativo o più tentativi di suicidio, cura terapeutica che ha, in genere, il risultato di farti dire "mi ammazzo domani o tra una settimana; oggi manco ho voglia di pensare a quello"*).

tl, dr: convincere e persuadere (e/o persuadersi, perché di base ci deve essere quella determinazione o inclinazione autonoma) al suicidio non è mai semplicissimo.

Serve un substrato personale di esperienza, idee e di vissuto, oltre che di circostanze ben specifiche (per dire; c'è anche il suicidio bellico lucidissimo, o l'accettazione della morte quasi-certa da parte del soldato), su cui lavorare.

Che è poi lo stesso substrato che porta al suicidio come scelta autonoma, da parte di persone che hanno compiuto e ormai completato un certo tipo di discorso su sé stessi e il mondo.

Se becchi la persona in condizioni di particolare debolezza emotiva, magari provato anche dal tira&molla della terapia farmaceutica... e se hai alcune basi su cui lavorare (in chiave persuasiva), penso sia più semplice e rapido forgiare il soldatino, anche estemporaneo (che se non fa la cosa il giorno x, il giorno dopo cambia idea).








*semplificazione, ma non troppo.

Il tuo discorso fila solo secondo dei presupposti indebiti. Primo fra tutti: togliersi la vita è da pazzi, segue che togliersi la vita per motivazioni religiose è da pazzi. Ma togliersi la vita è da pazzi?
Il suicidio rituale è una pratica come un'altra che ha trovato la propria concettualizzazione all'interno di un'intelaiatura religiosa. Qualunque cosa è possibile se concettualizzata e ritualizzata nel modo opportuno.
Stai ragionando da occidentale/non credente...ora non posso argomentare che ho fretta, magari lo faccio dopo.

Ma ti dico che perfino tra gli occidentali/cristiani, c'è gente che se sogna dio che gli ordina di uccidersi o andare ad ammazzare gente in una cliinca per aborti, loro lo fanno(ed è successo in USA...in usa ho visto dei credenti estremisti, che non ho MAI e dico MAI visto/conosciuto in Italia...MAI)


di gente che pensa di uccidersi, e poi lo fa (senza rompere troppo il cazzo agli altri, andandosene in punta di piedi), è pieno anche l'occidente. E non sono tutti credenti, anzi. Tu al pià ragioni da occidentale che al momento rimuove il discorso della morte, sia come evenienza incontrollabile (ma certa ad una data futura), sia come fatto meditato (e cercato, per le più svariate ragioni).

Di gente che si lascia morire in guerra, o accetta il rischio serissimo della morte, idem.


Secondo me non è una stronzata, ma deve essere letto in relazione al modo di pensare dei fondamentalisti per capire cosa significa davvero, che grosso modo penso possa essere riassunto in "noi abbiamo meno paura della morte di quanta ne abbiamo della vita".

Come dimostrano i bersagli che prediligono e le afflizioni a cui si sottopongono.
Le prime persone che pigliano per il culo sono loro stessi.


sì esatto. L'avevi già impiegata tempo fa ed è un'espressione perfetta.

Del resto, penso che all'uomo occidentale si dovrebbe insegnare (non per ragioni bum bum però ) ad accettare e ad amare un po' anche la morte, perché è solo la morte che definisce la nostra progettualità ed esperienza di vita. E invecchiando, in effetti, si impara un po' ad accettarla e, da ultimo, a desiderarla. Non per la promessa dell'aldilà o altre cagate (per alcuni sì, ma non necessariamente in senso assoluto), ma perché il corpo e l'esperienza di vita, ad un certo punto, esauriscono la loro ragion d'essere e lo senti.

Alla fine, quando arriva il momento in cui non puoi più differire quell'evento, e devi affrontarlo, scopri te stesso e i sensi della tua vita (se ce ne sono; è un senso anche l'incompiutezza).

In parte c'è da sperare che tutti possano avere uno spazio di tempo per fare le valutazioni che ne conseguono (libro tibetano dei morti for dummies ).


E' conseguenza della natura della civiltà occidentale, un crocevia di culture che offre enorme potenziale ma scarsa uniformità ideologica.

Scientificamente la morte è necessaria per definizione: se la vita è una reazione chimica che si autosostiene evolvendosi, la morte è il processo necessario affinché le vecchie generazioni facciano spazio alle nuove, permettendo al processo evolutivo di continuare.

Questa spiegazione scientifica potrebbe essere la componente di un'ideologia occidentale, ma non so se sarebbe sufficiente.
Se è vero che spiega come sia assurda la ricerca dell'immortalità, è anche vero che in genere l'individuo non ha a cuore il perdurare del proprio processo vitale, ma solo della coscienza che esso esprime.
Molti trovano conforto nella memoria che lasciano in eredità agli altri (un trasferimento parziale di coscienza, se vogliamo), o dalle opere che sopravvivono alla loro dipartita - ma siamo ancora distanti da una soddisfacente chiusura col mondo.
La morte è ancora, per lo più, un'amara delusione.