Morto Steve Jobs

ma void è arresto del carlino su spinoza?
me lo sono chiesto anche io.
Poi ho visto che quell'altro fa battute che fanno ridere... [cit. Rotten]
se aspettava un altro anno si sarebbe salvato
10 FEBBRAIO 1993. Steve Jobs entra nella sala riunioni della NeXT Computer a Redwood City, California. Ad attenderlo c'è solo una giovane reporter di InfoWorld. Solo il giorno prima, NeXT ha annunciato il suo piano di tagli societari: circa 330 licenziamenti su un totale di 530 dipendenti. Jobs si siede alla scrivania, scambia qualche convenevole, poi la giornalista gli porge la prima domanda dell'intervista. "Presidente, la chiusura della divisione hardware indica che NeXT è un fallimento?". Jobs rimane in silenzio per qualche istante, poi incrocia le braccia, china il capo sul tavolo ed esclama a voce bassa: "Non voglio fare questa intervista". Si alza ed esce dalla stanza.

Circa otto anni prima, nel maggio 1985, Steve Jobs è in un'altra sala riunioni, nel quartier generale di Apple. La società attraversa un periodo di forti conflitti interni. Il Macintosh, la sua ultima creazione, vende circa 5.000 unità al mese, contro le 50.000 stimate. John Sculley, che lo stesso Jobs aveva voluto come CEO di Apple, lo critica ferocemente. Quando la frattura si fa insanabile, Sculley priva Jobs di qualsiasi incarico operativo, trasferisce il suo ufficio in un vecchio edificio (che lui soprannominerà "Siberia") e gli volta le spalle. Solo qualche settimana dopo, Steve lascerà Apple. La Mela lo ha tradito. In quel momento, giurerà vendetta contro la sua stessa creatura.

Quello stesso anno, Jobs fonda NeXT Computer. Ma l'uomo che, appena trentenne, si ritrova a ripartire da zero non è lo stesso di nove anni prima. Nel 1976 aveva iniziato senza un centesimo, ingegnandosi con l'amico Steve Wozniak nel garage di casa sua. Oggi ha oltre cento milioni di dollari in azioni, eppure è un uomo ferito. Non solo Apple l'ha allontanato: l'ha anche citato in giudizio, accusandolo di aver rubato la sua tecnologia. "È difficile credere che una società da due miliardi di dollari con oltre 4.300 dipendenti non riesca a competere con sei ragazzi in blue jeans" ironizzerà lui in un'intervista al Newsweek.

La mattina del 3 settembre 1985, quando chiama Dan'l Lewin per coinvolgerlo nel progetto NeXT, Steve sembra avere le idee chiare. Vuole creare computer straordinari, gli spiega, pensati per gli studenti e le università. In realtà non ha un piano dettagliato, ma non importa. La Silicon Valley gli riconosce ancora il ruolo di guru. Chiunque l'abbia incontrato racconta di essere stato sopraffatto dal suo carisma.

Ma Jobs è prima di tutto un perfezionista. Per creare il logo della sua NeXT Computer ingaggia il designer Paul Rand, versandogli un assegno da centomila dollari. Per gli uffici di Deer Creek Road, a Palo Alto, sceglie gli arredi più costosi, circondandosi di oggetti d'arte e stampe d'autore. Poche settimane dopo, alla presenza di altri cinque soci fondatori, tutti ex-dipendenti Apple, nasce ufficialmente NeXT Computer. Steve non lo sa, ma la sua nuova creatura lo trascinerà sull'orlo dell'abisso.

I primi cinque anni di vita di NeXT Computer possono essere riassunti in tre parole: emorragia di denaro. Quando Jobs lascia Apple, nel settembre 1985, possiede circa 6,5 milioni di azioni della Mela. Al febbraio dell'anno successivo ha ormai venduto tutto. Conserva per sé una sola azione, come atto simbolico, ma svende tutto il resto per finanziare la sua avventura.

Nel frattempo, i lavori sul primo computer NeXT proseguono nella più assoluta segretezza. Accanto alla sua scrivania, Steve appende una stampa motivazionale della Seconda Guerra Mondiale: "Le labbra sigillate affondano le navi", si legge. Nel 1986, dopo un anno di lavoro, NeXT mostra a pochi eletti un primo progetto hardware. Ma non è un computer. È solo il prototipo di un supporto per monitor! Nel 1987 scade il termine programmato per il lancio del primo computer, ma la conclusione del progetto è ancora lontana. Nel 1988, negli uffici di Deer Creek Road inizia a circolare una battuta: "Tutto ciò che abbiamo prodotto è una T-shirt". Qualche mese dopo, in un'intervista al New York Times, Jobs afferma con spacconeria che il nuovo computer "vi farà cadere la mascella". Vuole cambiare il mondo, ma ci vuole tempo.

Alla fine del 1988, NeXT svela finalmente il suo primo prodotto. Si chiama NeXT Computer, ha la forma di un cubo ed è completamente nero. Ma soprattutto, ha un hardware fuori dall'ordinario. Utilizza un processore Motorola 68030, monta 16 MB di RAM e non prevede un disco rigido, sostituito da un drive magneto-ottico. Inoltre, adotta un nuovo sistema operativo a icone, denominato NeXTSTEP. A un giornalista che chiede a Jobs se è interdetto per il ritardo nello sviluppo, lui risponde: "Ritardo? Questo computer è cinque anni avanti coi tempi!".

Il NeXT Computer ha solo un problema: costa 6,500 dollari. Ovvero, oltre quattro volte un PC di fascia media del periodo. Acquistando qualche periferica il costo complessivo sfiora i 10.000 dollari. Jobs inizia a distribuirlo nelle università, ma bastano poche settimane per capire che il prezzo è fuori mercato. In seguito, tenta la carta dei negozi di informatica, ma senza successo. Alla fine del 1989, NeXT ha venduto al pubblico circa 360 computer. Le catene di montaggio, pensate per produrre diecimila unità al mese, rimangono praticamente ferme. È il 1990, e il primo progetto di Steve Jobs dopo l'abbandono di Apple si è rivelato un fallimento. E non è il solo.

Parallelamente all'avventura di NeXT Computer, infatti, Jobs sta portando avanti un'altra scommessa tecnologica che al momento genera solo perdite. La storia risale a cinque anni prima, quando il regista George Lucas decide di liquidare la divisione "computer grafica" del suo staff cinematografico. Ha impiegato anni per mettere insieme una squadra di geniacci dell'animazione digitale, ma ora non può più sostenere l'impegno economico. Così, attingendo alle sue riserve, Jobs investe ben dieci milioni di dollari per rilevarla. Il gruppo verrà rinominato Pixar, e al suo interno c'è un giovane animatore con la passione per i giocattoli. Si chiama John Lasseter, ed è destinato a salvare Jobs dalla bancarotta.

L'avventura del primo NeXT Computer (ribattezzato NeXTcube in una versione successiva) non è totalmente fallimentare. Il cubo nero non attira i clienti, ma il sistema operativo al suo interno, il NeXTSTEP, affascina i produttori di PC. IBM, Compaq e Dell promettono milioni di dollari a Jobs per poter utilizzare le sue affascinanti interfacce. Ma c'è un problema. I colossi della Silicon Valley vogliono l'esclusiva: in caso di accordo, NeXT deve smettere di produrre i suoi computer.

All'inizio degli anni Novanta, Jobs si ritrova così a un bivio. Reinventarsi come sviluppatore di software per PC, assicurandosi un futuro di ricchezze, o proseguire per la sua strada? Secondo alcuni, un accordo con IBM avrebbe segnato al tempo una decisiva battuta d'arresto per Microsoft. Ma Steve non vuole questo genere di successo. E nel 1990, rinunciando a qualsiasi accordo, decide di tirare dritto, presentando il suo nuovo computer.

La NeXTstation, questo il nome, è ancora una volta una scommessa. Lo chassis è nero, a forma di parallelepipedo, il monitor questa volta è a colori. Per presentarlo al pubblico, Jobs mostra uno spezzone del Mago di Oz che, sullo schermo del suo computer, passa dal bianco e nero ai colori. Nessuno ha mai visto nulla del genere. E infatti, non è reale. Dietro la NeXTstation della presentazione c'è un lettore laser disk che riproduce le immagini. Utilizzando il chip del progettato originario il computer poteva compiere quel miracolo, ma i fornitori non l'hanno consegnato in tempo. Se non si può fare realmente, spiega quindi Jobs ai suoi scagnozzi, lo simuleremo.

Eppure anche la NeXTstation è un fallimento. Per la versione in bianco e nero servono 5 mila dollari, per quella a colori si arriva a 8 mila. Ma nel 1990 chi ha bisogno di un normale computer acquista un PC, assai più economico. Chi vuole una workstation compra invece quella di Sun Microsystems, più potente della NeXTstation, in quanto basata sulla nuova tecnologia RISC. Alla fine dell'anno, NeXT fa segnare così solo 28 milioni di dollari di entrate, rispetto ai 2,8 miliardi di Sun.

Nel frattempo, anche Pixar versa in cattive acque. Nel 1987, la società inizia a produrre un computer dedicato alla grafica 3D, per l'uso in campo medico. Ma anche questo è un fallimento. Il prezzo è esorbitante, l'uso è complicatissimo, al punto che nel primo anno riesce a venderne solo 120 unità. Nonostante tutto, durante questo periodo Jobs rimane quasi estraneo al lavoro di John Lasseter e soci. Loro non lo vogliono tra i piedi, lui ha altro a cui pensare. Tra il 1986 e il 1992, racconterà un animatore, Steve visita gli uffici Pixar non più di cinque volte. In quel periodo, Pixar produce alcuni storici cortometraggi, vincendo persino un Oscar nel 1989. Nel 1991, anche Disney li contatta per realizzare un film d'animazione, ma il progetto viene bloccato due anni dopo. E il denaro sta per finire.

Negli stessi anni in cui NeXT accumula perdite, Apple segna un primo periodo di successi. Nel 1985, quando Jobs lascia la società, le azioni della Mela sono quotate 10 dollari. L'anno successivo salgono a 20, alcuni mesi dopo schizzano a 60. In soli tre anni, John Sculley riesce a raddoppiare le vendite, triplicare i profitti e quadruplicare il valore azionario. Tutto a partire da un solo prodotto: il computer Macintosh. Ovvero, un'idea di Jobs, sviluppata prima del suo addio da Apple.

Ma il trend positivo non è destinato a durare. Negli anni successivi, esaurita la spinta del Macintosh, Apple perde progressivamente mercato, subendo lo strapotere di Microsoft e Intel. Al vertice si succedono tre CEO, nessuno dei quali riesce a replicare lo spirito visionario di Jobs. Nel 1987, la Mela inizia a sviluppare il suo palmare Newton, che si rivelerà un progetto fallimentare. Nel 1989 lancia il suo primo laptop, il Macintosh Portable, ma il computer non riscuote il successo sperato, soprattutto a causa del peso e delle dimensioni eccessive. Nel frattempo, la linea Macintosh viene arricchita di un gran numero di nuovi modelli, ma questo genera solo confusione tra i clienti.

Le azioni crollano dai 60 dollari del 1992 ai 17 del 1996. La quota di mercato scende dal 12 al 4 percento. In un solo anno Apple perde un miliardo di dollari. I dirigenti tentano di vendere la società più volte ai colossi del settore tecnologico, ma senza mai riuscirci. Qualche mese dopo sarà compito dell'ultimo CEO, Gil Amelio, prendere una decisione rivoluzionaria...

Se c'è una massima che ha attraversato tutta la vita di Steve Jobs, nel bene e nel male, è che non sai mai quello che può accaderti. Nel febbraio 1993, NeXT e Pixar sono sull'orlo dell'abisso. Jobs ha già dilapidato 75 milioni di dollari. Nella sua riserva personale rimangono circa 25 milioni, sufficienti per un altro anno di attività, non molto di più. Sono trascorsi circa sei anni dall'abbandono di Apple, e in molti iniziano a credere a quanto affermato da Nick Arnett, giornalista specializzato: "Senza Jobs, Apple è solo un'altra società della Silicon Valley, e senza Apple, Jobs è solo un altro milionario della Silicon Valley". Ma il destino ha altri piani.

Tutto accade nell'arco di un paio di anni. Nell'aprile 1994, lo sviluppo del film Pixar-Disney si sblocca. John Lasseter comincia così a lavorare a pieno regime al suo primo lungometraggio: Toy Story. Impegnato nella crisi di NeXT, Jobs non ha voce nello sviluppo, ma è esattamente questo che Lasseter vuole. L'anno successivo, nel novembre 1995, Toy Story esce così nei cinema degli Stati Uniti, spinto dalla grancassa promozionale Disney. Ed è un successo straordinario. Dieci giorni dopo, quando Pixar viene quotata in Borsa, Jobs gioca allora tutte le sue carte. Le banche gli suggeriscono di quotare le azioni a 12 dollari, lui insiste per azzardare 22 dollari. Alle 7,30 del mattino, solo mezz'ora dopo l'apertura, le azioni schizzano a 49 dollari. In trenta minuti, Jobs si ritrova seduto su una fortuna da 1,5 miliardi di dollari.

L'anno successivo, un altro colpo di scena. La dirigenza di Apple vuole rinnovare il suo sistema operativo, ormai obsoleto, ma uno sviluppo interno richiederebbe troppo tempo. Il nuovo CEO, Gil Amelio, decide quindi di acquisire una società che possa fornire un software competitivo. Inizialmente, la scelta cade su Be, sviluppatrice di BeOS. Poi, quasi per caso, Amelio si imbatte in NeXT, che può contare sul suo eccellente NeXTSTEP. Seguiranno mesi di trattative, al termine delle quali Jobs spunterà un accordo straordinario: per assicurarsi il nuovo sistema operativo, che sarà poi la base di Mac OS X, Apple rileva interamente NeXT. È la fine dell'esilio.

Sono trascorsi undici anni da quando Jobs è uscito da Apple. Per un decennio ha bramato la sua vendetta, ora rientra nel quartier generale della Mela da un ingresso secondario, destinato tuttavia a tornare al ruolo di CEO nell'arco di alcuni mesi. Ma questa è ormai la storia di un nuovo successo. La sua rinascita economica era avvenuta quella mattina del 29 novembre 1995, quando Pixar lo aveva reso miliardario. La sua vendetta morale si compie invece il 20 dicembre 1996, quando finalmente rientra in Apple. Qualcuno racconta che è stato salvato dalle sue doti di visionario, qualcun altro cita la sua ostinata ambizione. Altri ancora pensano a quel giovane animatore di nome John Lasseter, che con la sua passione per i giocattoli, pur senza volerlo, ha ridato speranza al guru della Mela. "You've got a friend in me", cantano in quei giorni i dipendenti Pixar. Il Virgilio dell'animazione ha condotto il Dante della tecnologia lungo i gironi dell'Inferno, ma al termine del viaggio li attendeva il paradiso. E il giovane Steve è infine uscito a rivedere le stelle.


m'ha messo tristezza
Wot


ma che cazz


Ecco. Per esempio.
choose life... choose jo... oh wait

comunque gran discorso quello a stanford
God iSpeed per tutte le volte che mi hai fatto sclerare sull' iPod e la libreria di iTunes e tutte le volte che hai permesso di copiare i compiti in classe di biologia tramite la visualizzazione testi delle canzoni




in che senso ?
*
apple merda



ma son l'unico che l'aveva capita ?
Perchè dovrei essere triste per steve jobs?
Perchè ho avuto perdite importanti di persone che mi sono state vicine, e so per esperienza che a nessun'altro fotte relativamente un cazzo, tranne che ai parenti e amici (veri).

Siamo realisti. Ne muoiono ogni giorno di persone. Dovremmo piangere ed essere tristi 24/24?

Poi tantomeno essere tristi per uno che bellamente l'ha dato in culo a milioni di sciocchi, sinceramente Casomai, complimenti.


Direi un ottimo riassunto da usare in questi casi.


Lo pensano tutti. Non c'è bisogno di scriverlo.

Di mio mi dispiace che sia trapassato ma qualche battuta cinica m'è già scappata




No




nel 2013 cureremo il cancro!!!!




*

Grande come una casa. Ha fatto la sua versione della Hitlerjugend, roba disgustosa.