Un documento su cui riflettere... (soprattutto per Niko):
Chi è, realmente, George W. Bush?
Crediamo tutti di sapere chi è George W. Bush jr.. Ed, invece, come avremo
modo di constatare (vedere «il vero Bush jr.» al link:
http://www.nuoviorizzontieuropei.com/opinione/opinione8.htm ), quasi nessuno
lo conosce veramente per quello che effettivamente è!
Grazie, infatti, al subdolo e capillare «monopolio dell'informazione» che
Washington ha instaurato nel mondo ed al sistematico e compiacente «schermo
protettivo» che l'insieme dei media occidentali (impropriamente ritenuti
«liberi».) continua servilmente a «stendere» sulla sua persona, la maggior
parte degli abitanti della Terra ignora perfettamente la sua specifica
natura, il suo iter personale e le sue autentiche e tangibili «qualità» e
«peculiarità».
Certo, l'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America vorrebbe. (e fa di
tutto per.) rassomigliare, almeno formalmente, allo scaltro e feroce «lupo»
della favola di Fedro ma, in realtà, è semplicemente un «pupazzo», una
«marionetta», un inconsistente ed insignificante «fantoccio»!
Se vogliamo, oltre a calcare supinamente ed indegnamente le «nobili» orme
del bisnonno Samuel Prescott (nel 1914-1918 «servo fedele» e «factotum» di
Percy A. Rockefeller proprietario della City Bank e della Remington Arms
Co., nonché dello speculatore borsistico Bernard Baruch e del banchiere
«privato» Clarence Dillon), del nonno Prescott Sheldon («uomo di paglia» e
«prestanome» e del gruppo Brown Brothers Harriman) e del padre George
Herbert Walker («ex sfortunato petroliere», «ex disastroso coordinatore» del
fallito sbarco filo-americano della Baia dei Porci, a Cuba, ed ex «ufficiale
di collegamento» del futuro dittatore panamense Manuel Noriega; poi, di
punto in bianco. «consulente speciale» e «strisciante leccapiedi», fino al
26 Ottobre 2001, del famigerato Carlyle Group, il principale fornitore di
materiale da guerra delle forze armate americane; Direttore della CIA tra il
1976 ed il 1981; Vice-Presidente con Reagan, tra il 1981 ed il 1989; e
quarantunesimo Presidente degli USA, tra il 1989 ed il 1992), George W. Bush
jr. è addirittura il peggiore epigono della sua stessa «famiglia di lacchè».
Ed allo stesso tempo - come la maggior parte dei Presidenti americani degli
ultimi settant'anni - il classico «burattino» della situazione. Un
personaggio, cioè, interamente «inventato», artatamente «pompato» e
totalmente «sponsorizzato» e «manovrato» dagli effettivi detentori del
potere reale negli USA. In particolare: il vorace e guerrafondaio complesso
militare-industriale del paese (Carlyle Group, Lockheed Martin Corp.,
McDonnel Duglas Corp., Tennero Inc., General Motors Corp., Northrop Grumman
Corp., Raytheon Corp., General Electric, Loral Corp., Boeing Co., United
Technologies Corp.); le fameliche ed insaziabili «sorelline» del petrolio
(Chevron-Texaco, Exxon-Mobil, Marathon Oil, BP-America - che è la fusione
tra Standard Oil e British Petroleum - e BP-AMOCO; senza contare Halliburton
Inc., Unocal, Delta Petroleum, TMBR/Sharp Drilling, ecc.); i principali
istituti di credito dello spregiudicato e rapace sistema bancario americano
(Citicorp, Citibank , Bank of America, First National Bank of Boston, Morgan
Stanley, ecc.) ed i maggiori gruppi monopolistici del mercato statunitense
(AT&T; Microsoft; Schering-Plough; Monsanto; Tom Brown Inc.; Motorola;
Gulfstream Aerospace; General Dynamics; Tribune Company; Gilead Sciences;
Amylin Pharmaceuticals; Sears; Roebuck & Co.; Allstate; Kellogg; Asea Brown
Boveri; Pharmacia, Ford Motor Company; Lear Corp.; DaimlerChrysler; Philip
Morris; Amtrak; America Online; Time Warner; Merck; Abbott Laboratories,
Brownstein, Hyatt & Farber; NL Industries; Ford Motor Company, Northwest
Airlines; Clorox; C.R. Bard; HCA-The Healthcare Company; Dole Food;
Northwest Airlines; Enterprise Rent-A-Car; Greyhound; United Airlines; Union
Pacific; Boeing, International Paper; Lucent Technologies; Eastman Kodak;
Alcoa; Schering-Plough Corp.; Qualcomm Inc.; Eli Lilly; Charles Schwab;
Transamerica Corp.).
Un Governo di «comparse»
Per rendersene conto, basta dare una rapida «occhiata» alla composizione
dell'attuale staff dirigenziale statunitense: lo stesso Bush jr., in
passato, è stato direttore di una filiale del gruppo Carlyle ed - insieme al
padre - ha ricevuto onorari da questa società fino all'Ottobre del 2001,
data alla quale la famiglia Bin Laden (sic!) ha venduto le sue azioni.; il
Vice-Presidente Dick Cheney continua ad essere totalmente legato all'
industria militare del paese ed al gruppo petrolifero Halliburton Inc.; il
Segretario di Stato o Ministro degli Esteri Colin Powell è fortemente
«ancorato» alla General Dynamics, Gulfstream Aerospace e America Online; l'
Attorney General o Ministro della Giustizia John Ashcroft è la particolare
«emanazione» di AT&T, Microsoft, Schering-Plough, Monsanto ed Enterprise
Rent-A-Car; il Segretario di Stato alla Difesa Donald Rumsfeld la specifica
«persona di fiducia» di General Dynamics, Gulfstream Aerospace, Asea Brown
Boveri, Gilead Sciences, G.D. Searle/Pharmacia, General Instrument/Motorola,
Tribune Company, Amylin Pharmaceuticals, Sears, Roebuck & Co., Allstate e
Kellogg; la Segretaria di Stato agli Interni Gale Norton è strettamente
«infeudata» con Delta Petroleum, BP Amoco, NL Industries, Brownstein, Hyatt
& Farber, e Ford Motor Company; la Consigliera alla Sicurezza Nazionale
Condoleezza Rice è la diretta e fedele espressione di Chevron, Charles
Schwab e Transamerica Corp.; il Segretario di Stato al Tesoro Paul O'Neill è
l'interessato «factotum» di Alcoa, Lucent Technologies, International Paper
ed Eastman Kodak; il Segretario di Stato al Commercio Donald L. Evans è «l'
uomo di punta» di Tom Brown Inc. e di TMBR/Sharp Drilling; il Segretario di
Stato all'Energia Spencer Abraham è la «longa manus» di General Motors, Ford
Motor Company, Lear Corp. e DaimlerChrysler; il Segretario di Stato alla
Sanità ed ai Servizi Umani Tommy G. Thompson è apertamente «vincolato» a
Philip Morris (sic!), GeneralElectric, Merck, Amtrak, America Online, Time
Warner ed Abbott Laboratories; la Segretaria di Stato al Lavoro Elaine Chao
è «l'espressione semi-nascosta» di Bank of America, Northwest Airlines,
Clorox, C.R. Bard, HCA-The Healthcare Company e Dole Food; la Segretaria di
Stato all'Agricoltura Ann M. Veneman è il «pezzo da novanta» di Monsanto Co
e Pharmacia Co., (i principali produttori e propagatori di O.G.M. nel
mondo!); il Segretario di Stato ai Trasporti Norman Y. Mineta è lo speciale
«periscopio» di Lockheed Martin, Northwest Airlines, Greyhound, United
Airlines, Union Pacific e Boeing; il Segretario di Stato agli ex-combattenti
Anthony Principi è «l'informale» ed efficace «plenipotenziario» di Lockheed
Martin, Ford Motor Company, Microsoft, Schering-Plough Corp., Federal
Network, QTC Medical Services e Qualcomm Inc.; il Responsabile dello Staff
presidenziale Andrew H. Card Jr. è uno degli «uomini» di General Motors; il
Direttore dell'Amministrazione e del Budget della Casa Bianca, Mitch
Daniels, Jr. è uno dei «delegati» di General Electric, Citigroup, Eli Lilly
e Merck.
Inutile sbalordirsi
Tenuto conto di queste realtà, dobbiamo ancora domandarci il perché del
rifiuto, da parte dell'Amministrazione Bush, di ratificare il «Protocollo di
Kyoto» (relativo alla riduzione dei gas ad «effetto serra»)? Dobbiamo ancora
continuare a questionarci per conoscere le reali ragioni dell'atteggiamento
statunitense al «Summit della Terra» di Johannesburg o a quello di Durban,
sul «razzismo», sempre in Sud Africa? Abbiamo bisogno di comprendere il
motivo per cui, il «libero-scambismo» propagandato e selvaggiamente imposto
da Washington ai nostri paesi, rima quasi sempre - negli USA - con il più
egoistico ed arrogante «protezionismo» (ad esempio, i 100 miliardi di euro
ultimamente devoluti ai produttori agricoli statunitensi o l'iniqua tassa
del 30% recentemente introdotta sulle importazioni d'acciaio in provenienza
dall'Europa e dal Giappone)? In aggiunta, c'è ancora necessità di
sbalordirsi a proposito delle contraddizioni di fondo che emergono - ad
esempio - tra i discorsi ufficialmente «moralizzatori» di Bush jr. (come
quello del 9 Luglio 2002, alla Borsa di New York.) e le quotidiane e
costanti implicazioni della classe politica americana negli scandali
economici della maggior parte delle grandi imprese del paese, come Enron,
WorldCom, Merrill Lynch, Andersen, Global Crossing, Qwest Communications
International, Dynegy, Adelphia Communications, Xerox, Imclone, Tyco, ecc.?
Inoltre, dopo le invereconde e capillari «connections» che abbiamo potuto
verificare tra la politica e l'economia negli USA, è tuttora lecito
stupirsi, se il traffico di droga (oppio, coca, cannabis), nel mondo - che
rappresenta all'incirca 700 miliardi di euro all'anno (più del 9% del
commercio mondiale!) - seguita ad essere principalmente alimentato dai
paesi (Pakistan, Turchia, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakhstan, Tagikistan,
Kirghisistan, Egitto, Laos, Nepal, Birmania, Thailandia, Guatemala,
Giamaica, Colombia, Bolivia, ecc.) che intrattengono delle strette relazioni
con Washington? E' ancora valido determinare i motivi che spingono la Casa
Bianca a rifiutare qualsiasi incontro al vertice con l'Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo di Parigi che si propone di smantellare i
«paradisi fiscali» e di reprimere il conseguente traffico e riciclaggio di
«denaro sporco?» E' ancora utile interrogarsi, per individuare le ragioni
che pressano gli Stati Uniti a volere assolutamente imporre al mondo i loro
O.G.M. (organismi geneticamente modificati) o le carni commestibili dei loro
allevamenti debitamente «doppate» con numerosi prodotti farmaceutici (tra i
più conosciuti: il 17 beta estradiolo, il progesterone, il testosterone, lo
zeramolo e l'acetato di trembolone e di melengesterolo)?
Conoscendo, tra l'altro, «chi» tira effettivamente «le fila» della politica
americana, è ancora sensato chiedersi il perché dell'«inattesa» e
«sbalorditiva» ricusazione statunitense del «Trattato sul bando totale dei
test nucleari» o degli «Accordi START» (riduzione dell'insieme degli
armamenti strategici); oppure, il loro antagonismo alla «Convenzione sulle
armi biologiche e chimiche» del 1972; o ancora, la loro opposizione al
«progetto onusiano» contro il «traffico illegale di armi leggere» nel mondo;
ovvero, il loro rifiuto di fornire una qualunque spiegazione ai responsabili
dell'Unione Europea a proposito di «Echelon» (il sofisticato sistema
americano ed anglosassone di sorveglianza elettronica dell'insieme delle
comunicazioni telefoniche, fax ed e-mail)??
Diciamocelo francamente: è ancora ragionevole lambiccarsi il cervello per
comprendere il significato ed il senso dell'insolente e sfrontata ostilità
dell'attuale Presidente americano nei confronti del «Tribunale Penale
Internazionale» (TPI)? E' ancora opportuno evocare l'incontrollabile ed
inarrestabile «spirale della violenza», per spiegare la rimessa in
discussione degli «Accordi di pace» israelo-palestinesi del 1994, l'arrivo
al potere di Sharon e la messa in pratica della tracotante e criminale
politica colonialista, vessatrice e massacratrice di Tel-Aviv, in Palestina?
E' ancora equilibrato parlare di «Attacco all'America», per scoprire la vera
origine degli «attentati» dell'11 Settembre 2001 e le reali ragioni dell'
«inevitabile» e consequenziale «guerra infinita» al terrorismo degli ex
freedom fighters filo-americani di al-Qa'ida?
In fine, sapendo come stanno davvero le cose negli USA, dobbiamo ancora
arrovellarci il cervello, per afferrare le ragioni del colossale e
farneticante aumento del budget americano della «Difesa» che è passato dai
297,7 miliardi di dollari del 1998 agli attuali 331 miliardi (all'incirca,
un miliardo di dollari al giorno! Quando, comparativamente, i quindici Paesi
membri dell'Unione Europea - su «consiglio disinteressato» dei loro
«padroni» USA - sono passati, per lo stesso genere di spese, dai loro
complessivi 180,5 miliardi di dollari del 1998, agli attuali 144,4
miliardi)? Dobbiamo ancora spremerci le meningi, per individuare e
circoscrivere i reali motivi che spingono la Casa Bianca a volere a tutti
costi demonizzare, aggredire ed eliminare Saddam Hussein, per intronizzare,
al suo posto, un qualunque Sharif 'Ali Bin Al-Hussein (finalizzato e
provvidenziale «pronipote» di terzo/quarto grado dell'ultimo Re d'Iraq e
classico «dandy di servizio» degli interessi USA, nonché strumentale ed
addomesticato duplicato dell'attuale «mescalero» afghano Hamid Karzai)?
Inutile, quindi, riferirsi al Lupus et Agnus di Fedro, per tentare di
spiegare i minacciosi e rivoltanti «venti di guerra» che sembrano, ancora
una volta, planare indisturbati sul malcapitato Iraq. Ugualmente vano ed
inefficace cercare di interpretare il cosiddetto «duello all'ultimo sangue»
tra Bush e Saddam, in chiave di semplice e programmato «regolamento di
conti» tra gangsters.
Il «nano» ed il «gigante»
La vera verità sul «conflitto» che oppone, da ormai 11 anni, gli Stati Uniti
all'Iraq, è da ricercarsi in tutt'altra direzione: quella - a mio giudizio -
della «strategia economica» per fini di «dominazione politica e militare»
del mondo.
Se abbiamo, infatti, la pazienza di dare uno sguardo ad un qualunque Atlante
e ci dilettiamo a paragonare le annesse tavole di sintesi demografica,
mineralogica, merceologica, tecnologica, finanziaria, industriale e
commerciale degli Stati Uniti e quelle del continente Euro-Asiatico, ci
accorgiamo che l'insieme dei paesi che compongono quest'ultima area
geopolitica, rappresentano cumulativamente una potenzialità generale che è
di gran lunga superiore a quella che è normalmente vantata o pretesa dagli
USA nei loro singoli confronti.
In altri termini, se la totalità dei paesi del vecchio continente
decidessero, un giorno, per pura ipotesi, di mettere in comune la globalità
delle loro risorse e delle loro potenzialità economiche (cioè, tutte le loro
materie prime, tutta la loro tecnologia, tutte le loro capacità finanziarie,
bancarie, industriali e commerciali, tutta la loro manodopera, l'
incommensurabile vastità e le infinite esigenze dei loro territori e l'
inesauribile mercato consumistico che è rappresentato dalla somma aritmetica
delle loro popolazioni) costituirebbero immediatamente il primo impero
politico, economico e militare del mondo. Una potenza tale che, a suo
confronto diretto, gli Stati Uniti - oltre a dovere immediatamente
rinunciare al ruolo di superpotenza che, fino ad ora, hanno infondatamente
ed indebitamente usurpato - apparirebbero, agli occhi dell'opinione pubblica
mondiale, come una potenza di secondo piano. Un «potenza», cioè, il cui
ruolo politico internazionale rassomiglierebbe rapidamente, come per
incanto, a quello che la Polonia o la Bulgaria, tra il 1945 ed il 1990,
esercitavano all'interno del «Patto di Varsavia» sovietico!
Conosciamo la situazione reale dell'economia statunitense. Dopo avere, negli
anni 1980-1990, scelleratamente delocalizzato la maggior parte della loro
industria di produzione consumistica in Estremo Oriente ed avere stoltamente
concentrato l'essenziale del loro avvenire economico all'interno di tre
regioni specifiche del paese (California = «nuove tecnologie»; Texas =
«industria petrolifera»; Florida = «complesso militare-indusriale»), gli
strateghi di Washington erano praticamente convinti che il problema della
crescita economica del paese sarebbe stato determinato dal dilagare nel
mondo delle loro «nuove tecnologie»; quello della disoccupazione autoctona,
sarebbe stato in gran parte risolto dal consequenziale potenziamento e
sviluppo dell'«economia virtuale» o «on-line»; quello dei consumi interni,
dall'importazione dei prodotti finiti, a basso costo, dalle loro aziende che
nel frattempo si erano trasferite in Asia.
I conti senza «l'oste»
Quella loro, a dir poco, azzardata e poco felice scelta di strategia
economica, però, era confortata dal fatto che, in quell'epoca, gli Stati
Uniti - oltre ad essere restati (dopo la caduta dell'URSS) la sola
superpotenza militare del mondo - potevano tranquillamente permettersi il
lusso (visti pure gli stretti legami che gli USA intrattenevano con l'Arabia
Saudita ed il Kuwait) di bruciare all'incirca 15 milioni di barili di
petrolio al giorno (di cui 9,5 milioni, importati dai paesi del Golfo e
pagati a prezzi «politici» irrisori. In tutti i casi, estremamente meno
esosi di quelli che allora pagava - ed oggi continua a pagare - l'Unione
Europea!), per alimentare e sostenere, al minor costo possibile, la totalità
del consumo energetico del paese.
Iniziata tra il Luglio del 1990 ed il Marzo 1991 (periodo della penultima
importante recessione economica USA che coincise - guarda caso! - con la
trappola tesa all'Iraq il 2 Agosto 1990 e la successiva "crociata"
statunitense per "liberare" il Kuwait in nome del diritto, dei principi e
della morale.) e rivelatasi fragorosamente e drammaticamente al gran
pubblico a partire dal Marzo 2001, la crisi economica statunitense
(notevolmente aggravata dalla situazione di bancarotta fraudolenta nella
quale continuano a operare la maggior parte degli istituti bancari
nord-americani che, da più di 20 anni, insistono a volere portare in attivo,
nei loro bilanci, i miliardi di dollari che, a suo tempo, furono
allegramente prestati all'URSS, al Messico, all'Argentina, al Brasile ed
alla maggior parte dei paesi del Terzo mondo, e che mai e poi mai saranno
loro restituiti!), ha un nome: quello delle «nuove tecnologie».
Queste ultime, infatti, lontano dall'ottenere i successi scontati che i loro
più quotati «guru» avevano spavaldamente preannunciato, si sono
inevitabilmente ed oggettivamente urtate a due ostacoli principali: quello
dell'impossibilità, da parte della maggior parte dei paesi del mondo
(eccetto l'Europa Occidentale, il Giappone e l'Australia), di poterle
finanziariamente acquistare e quello dell'impossibilità, per la maggioranza
dei cittadini delle singole nazioni del Globo, di poterle intellettualmente
«assorbire» e «maturare», in tempi brevi.
Quell'inattesa situazione, a sua volta, ha provocato negli USA una serie di
«contraccolpi» economici, come gli innumerevoli ed inarrestabili «tracolli
in borsa» dei principali titoli tecnologici del paese; l'accumulazione
impressionante degli invenduti nel campo elettronico e computeristico; la
riduzione considerevole dei profitti per le principali aziende del settore;
lo scadimento della produzione industriale; la caduta del PIL; la
diminuzione complessiva dei consumi; l'assottigliamento generale del volume
globale delle importazioni e delle esportazioni; un deficit commerciale
trimestrale di all'incirca 130 miliardi di dollari; la considerevole
diminuzione negli investimenti industriali; e, quindi, un ulteriore e
notevole incremento della disoccupazione.
Ed a nulla sono servite, fino ad ora, le successive decurtazioni dei tassi d
'interesse voluti dalla Federal Reserve (tassi passati, nel corso del solo
anno 2001, dal 6,5% all'1,75%: il tasso più basso registrato dal 1947!), per
tentare di rilanciare la «macchina economica» statunitense.
Per gli Stati Uniti, dunque, tra le ultime carte da «giocare», per non
essere costretti in breve tempo a dichiarare fallimento, rimanevano soltanto
quella del «petrolio» e quella dell'«armamento».
«L'uovo di Colombo» americano
La carta del «petrolio», però, era fortemente handicappata e resa insicura
dall'instabile situazione politica interna in Arabia Saudita e nel Kuwait, e
quella dell'«armamento» era momentaneamente inutilizzabile, in quanto - dopo
la fine della «Guerra fredda», la scomparsa dell'URSS e la
«spoliticizzazione» e «l'allineamento economico» della Cina - obiettivamente
non esistevano più «nemici», degni di questo nome. A meno che, di
inventarseli di sana pianta!
E per «inventarli» come si doveva, ecco, dunque, uno dietro l'altro - dopo
le puntuali «boccate di ossigeno» che gli USA, negli ultimi vent'anni,
avevano già potuto ottenere per la loro economia dai loro interventi
militari in Nicaragua, a Panama, a Grenada, ad Haiti, in Somalia, nel Sudan,
in Libia, nel Libano, in Iraq e nei differenti Stati dell'ex Iugoslavia -
spuntare, provvidenziali, dal «cappello del mago»: Sharon in Israele. per
provocare i Paesi arabi ed islamici e creare un artificiale ed incontenibile
«scontro di civiltà» tra Occidente e mondo musulmano; gli (auto?) attentati
dell'11 Settembre 2001. per scatenare una guerra contro l'Afghanistan,
occupare il paese e prendere piede, formalmente o informalmente, in Asia
centrale e, di conseguenza, soggiogare militarmente, senza colpo ferire., la
quasi totalità delle ex repubbliche musulmane sovietiche (dove, è noto a
tutti, esistono importantissime riserve di gas e di petrolio); e, dulcis in
fundo, il «pericolo» Saddam!
Ma per quale ragione - direte voi - proprio Saddam.? Quando, sappiamo
benissimo, che lo stesso padre di Bush jr., nel 1990-1991, 41° Presidente
degli Stati Uniti e capo della più importante coalizione militare messa in
piedi dall'epoca del Secondo conflitto mondiale, con i suoi carri armati a
pochissimi chilometri da Baghdad, alla fine della Guerra del Golfo (1991),
non solo (secondo la versione ufficiale.) lo lasciò in vita per non
«infierire». ma, affermando di averlo ormai militarmente «sgominato» e
politicamente reso «inoffensivo», lo mantenne addirittura al potere (quasi
sicuramente, per dare modo all'opinione pubblica mondiale di potere meglio
distinguere, con più spigliata facilità, i responsabili dei già citati
«regimi arabi moderati».), in Iraq?
Diversi «piccioni» con una «fava».
Rimettere dopo 11 anni, il «pericolo» Saddam sul «tappeto»., sembra - a
prima vista - una flagrante e grossolana contraddizione/impostura. Eppure,
non lo è!
Se prendiamo in conto, infatti, la terribile crisi economica che gli USA
stanno attraversando, i recenti e preoccupanti «attriti» e «dissapori» con l
'Arabia Saudita ed il pericolo mortale che rappresenterebbe - per la loro
economia e la loro sempre più contestata egemonia politica e militare - un
eventuale accordo (anche esclusivamente economico!) tra l'Unione Europea e
la CSI (Russia e paesi ex sovietici rimasti nel «girone» di Mosca), ci
accorgiamo immediatamente che il «pericolo» Saddam - per i reali detentori
del potere negli USA (e non certo, per i «parrocchetti» dell'Amministrazione
Bush jr.!) - era (ed è.) l'unico «pericolo» che il loro paese avrebbe potuto
agevolmente ed impunemente paventare, per togliersi momentaneamente e
sicuramente d'impaccio e, contemporaneamente, fare «bingo» su tutta la
linea!
Come fare altrimenti. per «distrarre» l'opinione pubblica americana, ridare
«spago» all'economia del paese, rimettere al «passo» l'Arabia Saudita ed
impedire a tutti i costi una qualsiasi intesa eurasiatica, avendo
simultaneamente una qualunque concreta speranza di continuare ad assicurarsi
il ruolo di superpotenza e, quindi, il dominio del mondo, per i prossimi
40/50 anni, senza per altro dovere, in nessun modo, rischiare alcunché?
E' semplice: prendendo diversi «piccioni» con la «fava» Saddam!
L' «arma» del petrolio
Non dimentichiamo, infatti, che un eventuale guerra statunitense contro l'
Iraq - dopo la tutela militare e politica che Washington ha imposto alla
maggior parte delle petro-monarchie del Golfo ed all'Afghanistan, ed i
«protettorati» formali o informali che è riuscita a realizzare sulle ex
Repubbliche musulmane sovietiche - farebbe immediatamente «rientrare nei
ranghi» Riyad e neutralizzerebbe definitivamente l'Iran. Inoltre, la diretta
o indiretta presa di possesso del petrolio iracheno (potenzialmente 3/4
milioni di barili al giorno) - insieme al WTI americano, al petrolio della
Penisola Arabica, quello delle Repubbliche musulmane dell'Asia centrale,
quello messicano, quello venezuelano (ed il Brent del mare del Nord?) -
metterebbe nelle mani degli USA, il «monopolio» di all'incirca i tre quarti
(circa 900 miliardi di barili) delle riserve d'idrocarburi attualmente
accertate e disponibili sul nostro pianeta. E con quella certezza energetica
nel «cassetto», gli Stati Uniti si assicurerebbero senz'altro la «parte del
leone» nel mondo, per almeno mezzo secolo: in particolare, avrebbero la
possibilità di concedere, alla loro malandata economia, la tanto attesa
«boccata d'ossigeno» che permetterebbe alla loro società di uscire
rapidamente dalla crisi; in secondo luogo, avrebbero l'occasione di
ricompattare la loro opinione pubblica e rinverdirebbero notevolmente, agli
occhi dei propri amministrati, il tradizionale sentimento di potenza e d'
invincibilità che caratterizza e tiene unita l'eterogenea e squinternata
società americana; in terzo luogo, giocando «l'ago della bilancia», in
materia energetica, con gli interessi mercantili divergenti dell'Unione
Europea (che ha assolutamente bisogno dell'energia petrolio) e della Russia
(che produce petrolio ed ha delle riserve accertate per all'incirca 65
miliardi di barili), ricatterebbero alternativamente i due blocchi di paesi
(in poche parole: facendo artatamente aumentare il prezzo del petrolio, gli
Stati Uniti sarebbero in grado di soffocare drasticamente l'economia
europea, mentre facendolo abilmente scendere, sarebbero in condizione di
creare delle serie difficoltà alla già vacillante e tuttora instabile
economia russa) e, mettendo commercialmente l'uno contro l'altro, ne
impedirebbero la possibile intesa; in fine, rendendo indispensabile la loro
presenza militare in Europa, nel Vicino Oriente ed in Asia Centrale
(soprattutto a causa dei possibili disordini generalizzati che la guerra
contro l'Iraq potrebbe scatenare all'interno del mondo arabo e musulmano),
darebbero la possibilità alla loro «macchina da guerra» di rinforzarsi
ulteriormente e di continuare ad imporre - manu militari e contro ogni umana
logica - il ruolo politico ed economico «guida» di Washington all'insieme
dei paesi del mondo.
Che le suddette congetture o eventualità rappresentassero (e continuino a
rappresentare.) le reali intenzioni di Washington nella sfrenata ed assurda
corsa alla guerra all'Iraq, sembra l'abbiano capito perfino il «satrapo»
Putin e il «valletto» Chirac. Ed è per quella ragione che - nonostante l'
attacco «terroristico» alla petroliera francese nello Yemen e la recente
«presa di ostaggi» filo-cecena al teatro di Mosca - i due hanno continuato
imperterriti ad ostacolare, con tutti i mezzi a loro disposizione, fino alla
«risoluzione 1441» del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, i frettolosi e
furbeschi progetti americani di guerra immediata all'Iraq.
Come avremo, però, ben presto, modo di constatare. il «piano Iraq», per gli
USA, ce n'est que partie remise.
PS: L'articolo completo, comprendente anche una piccola biografia su Saddam Hussein, lo trovate qui: http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=746
niko!? 


So che ai fascisti non piacciono molto gli USA...sbaglio??

Lo stesso dove hai trovato le notizie sulla signora Zingone?

No, mi pare di averla copia/incollata da TGCOM, ma essendo un trafiletto minimo non mi è riuscito di ritrovarla. Posso garantirti comunque che non me la sono inventata. Se la ritrovo la posto, non preoccuparti.
P.S. Non è però che cambiando discorso riesci a dimostrare (sempre che te ne interessi) che l'ennesimo post di Fr4nz è verità sacrosanta e non il SOLITO vaneggiamento di qualcuno

Guarda che i fatti citati nell'articolo sono tutti DIMOSTRATI e risaputi.
Se puoi dimostrare il contrario di ciò che è scritto nell'articolo sei il benvenuto e, ovviamente, tenuto anche a dircelo (e non solo a fare i soliti commentini vuoti)
Altrimenti confermi di essere solo "chiacchiere e distintivo" come si dice....

Guarda che sei tu che hai postato un resosonto dicendo "non ufficiale ma vero", non io.
Sei tu che dovresti postare le fonti di quanto dici (o meglio..di quanto dice l'autore del testo).
Altrimenti domani scrivo qualcosa di magnificente per il duce, lo metto su un sito, faccio un thread dicendo "La vera storia (non ufficiale ma vera) del duce" e linko (o meglio...copio/incollo) lo scritto.
Il fatto che ci sia qualcuno che lo ha detto o qualcuno che su un sito ha messo questo articolo non significa certo che corrisponda al vero...spero che questo, almeno, ti sia chiaro.
Inoltre se sono così RISAPUTI e DIMOSTRATI com'è che in USA, dove anche un pompino ti fa perdere il posto, sono tutti pacifici??
Sei tu che dovresti postare le fonti di quanto dici (o meglio..di quanto dice l'autore del testo).
Altrimenti domani scrivo qualcosa di magnificente per il duce, lo metto su un sito, faccio un thread dicendo "La vera storia (non ufficiale ma vera) del duce" e linko (o meglio...copio/incollo) lo scritto.
Il fatto che ci sia qualcuno che lo ha detto o qualcuno che su un sito ha messo questo articolo non significa certo che corrisponda al vero...spero che questo, almeno, ti sia chiaro.
Inoltre se sono così RISAPUTI e DIMOSTRATI com'è che in USA, dove anche un pompino ti fa perdere il posto, sono tutti pacifici??
Fermo restando che in USA non sono affatto pacifici...ma tutti gli americani con cui parlo sono incazzati come iene, quelle restano chiacchiere...
Da qualcuno i voti per essere eletto e, probabilmente, rieletto li avrà presi....forse sono dati non poi così RISAPUTI e DIMOSTRATI....
non sbagli

li avrà presi da qualcuno e messi nei suoi dici?

possibile.
Infatti in fondo all'articolo c'e' un link con la fonte e il relativo nome del giornalista che ha fatto l'articolo.
Hai ragione. Pero' i fatti citati sono facilmente verificabili poiche' veri...basta che fai qualche ricerca su internet o ti informi un po' sai

Allora io potrei dirti: com'e' possibile che qui in Italia sia al potere una persona con svariate condanne alle spalle che ha militato nella P2 e che ha avuto rapporti fruttuosi con la mafia??
Controllo dell'informazione caro Yuri

A riprova di cio', qualche giorno fa' i repubblicani hanno denunciato Michael Moore (famoso per il suo film-denuncia Fahrenheit 9/11) solo per aver invitato i suoi concittadini americani a iscriversi nelle liste delle elezioni in cambio di un paio di...mutande!

Link: http://www.michaelmoore.com/words/message/index.php?messageDate=2004-10-06
Incredibile vero?
Qualcuno negli USA si sta mettendo sotto i piedi il primo emendamento...inutile dire quale sia la parte che sta facendo cio'

Comunque Yuri, puoi benissimo credere alla propaganda. Puoi benissimo credere che Bush e' intelligente, che la guerra in Iraq e' stata giusta e va benissimo. Puoi persino credere che gli asini volano, che gli alberi parlano e che l'informazione e' libera. Ma facci il piacere, almeno, di risparmiarci le tue vuote critiche, poiche' sono PRIVE di qualsiasi dato che contesti in maniera oggettiva e fondata l'articolo (con il relativo link) che ho postato.
classiche notizie, ormai non dovrebbero piu' stupire nessuno credo.
peccato pero' dover scremare le cose interessanti dagli insulti gratuiti, e per il solito tono di Verita' Rivelata...
peccato pero' dover scremare le cose interessanti dagli insulti gratuiti, e per il solito tono di Verita' Rivelata...
Per Yuri quell'articolo rappresenta un po' una "verita' rivelata", visto che ha messo in dubbio le cose li' scritte (da cio' decudo che non le sapesse).

Si si, certo Fr4nz.....
Perché non ti leggi una biografia seria come quella di Molinari?
Di solito le tue fonti sono tutto tranne che...imparziali

Ecco, il tuo commento, come al solito, rappresenta il nulla, il vuoto pneumatico (non ha niente a che fare con le ruote, tranqui
