Per noi non è il terremoto dell'irpinia; il complemento di specificazione è valido solo per chi non l'ha vissuto o per chi ne deve dare una descrizione universale.
Per noi è il terremoto e basta.
Oggi sono trent'anni.
Io avevo quattro anni e ho ricordi vaghi. Soprattutto i suoni.
I bicchieri che tintinnavano forte, i muri che facevano un rumore strano tipo come quando con la carta vetrata sfreghi sul cemento.
Poi una sensazione di vertigine.
Mio padre che correva verso la porta d'ingresso per aprirla ed evitare che eventuali cedimenti potessero bloccarla.
E poi le nottate passate nella 127 rossa; il freddo. gli ospiti e quelli che venivano ospitati.
E un sentimento di provvisorietà, come se fosse tutto senza riferimenti. La voglia di andare via e insieme quella di restare.
A distanza di trent'anni c'è ancora gente nei container, da qualche parte. I paesi rasi al suolo sono stati ricostruiti. Tanti sono morti, quasi 3000 cristiani, e tanti hanno mangiato sui loro cadaveri e lo fanno ancora.
qui le barracche - con due "r" - sono state sostituite da qualche anno (nemmeno troppi) da un piano di edilizia popolare. e via speculazioni pure lì.
Quelle lettere nere messe in fila mi sembrano sempre, tragicamente, attuali:
