Discriminazione di genere: un problema anche maschile

quello neppure per me, è pacifico.

ma volevo dire che quel sistema, che sarà un limite se già non lo è, è stato fattualmente una spinta. vuoi anche come effetto collaterale

ancora prima delle guerre (faccio un copiaincolla per semplicità) e rimanendo all'italia


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Effettivamente la condizione socioeconomica delle donne fra fine ‘800 e primi del ‘900 era di drammatica disparità. [...], il lavoro femminile difficilmente veniva riconosciuto come tale: quasi tutte le donne occupate nell’agricoltura non venivano riconosciute come lavoratrici, a meno che non fossero titolari di una proprietà o di un contratto di affitto. In ogni caso lo stipendio delle lavoratrici era in genere poco più della metà di quello dei lavoratori di sesso maschile. Poiché anche il lavoro dei bambini era assai diffuso, e sottopagato, prima della prima guerra mondiale furono emanate alcune leggi per tutelare "donne e fanciulli", quali soggetti deboli e sfruttati. I salari più bassi delle donne venivano percepiti dagli altri lavoratori come una forma di concorrenza sleale, e quindi le prime proposte di legge cercavano di garantire un minimo salariale alle lavoratrici, anche per "mantenere sul mercato" la manodopera maschile. La legge sul lavoro femminile del 1902 finì per limitare ancora una volta i diritti delle donne: se da un lato essa concedeva quattro settimane di riposo - non pagato - alle puerpere, dall’altro vietava l’impiego di lavoratrici in alcuni lavori ritenuti "pericolosi". I lavori "pericolosi" contenuti nel decreto attuativo erano in realtà lavori ideologicamente ritenuti incompatibili con le attitudini femminili (attivazione di macchine, trattamenti di polveri e materiali "sconvenienti" o tali da richiedere una manipolazione complessa etc.). Lo Stato mostrava così di voler favorire al massimo il rientro delle donne in quella che riteneva essere la loro sede naturale: la casa. D’altronde nell’enciclica papale Rerum Novarum, uscita in quegli anni, era scritto: "Certi lavori non si confanno alle donne, fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l’onestà del debole sesso". La legge del 1902 tradiva anche la speranza di ridurre il divario salariale con gli uomini: le lavoratrici fra i 16 e i 21 anni, venivano equiparate in capacità e abilità (e quindi in stipendio) ai lavoratori con meno di 15 anni. E questa era l’unica prescrizione in materia di stipendi.
Nel frattempo era emersa chiaramente l’ostilità della maggioranza dei lavoratori di sesso maschile a qualunque norma a favore delle lavoratrici nel timore che potesse aumentare la concorrenza del lavoro femminile. Così anche il Partito Socialista e le sue organizzazioni sindacali non perorarono la causa della tutela del lavoro femminile, nonostante lo slogan socialista: "Le donne che lavorano come voi sono uomini" (sic!).
Sul versante dei diritti civili e politici, erano nate frattanto l’Associazione nazionale per la donna a Roma nel 1897, l’Unione femminile nazionale a Milano nel 1899 e nel 1903 il Consiglio nazionale delle donne italiane, aderente al Consiglio internazionale femminile.

http://www.storiaxxisecolo.it/larepubblica/repubblicadonne.htm




guarda il grassetto, di sistemi avversi ce ne son diversi.


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I socialisti però si scontrarono spesso con le femministe, accusate di essere portatrici di interessi borghesi. Bissolati affermò che "la proposta femminista ha lo scopo di attribuire maggiori diritti alla donna, entro la cerchia delle forme di proprietà e di famiglia borghese. Dunque il movimento femminista è un movimento conservatore. Quand’anche raggiungesse i suoi fini, non avrebbe ottenuto altro che interessare attivamente un maggior numero di persone alla conservazione degli attuali ordinamento sociali. All’opposto, la lotta di classe porta con sé una vera elevazione sociale della donna ... [Il femminismo] esiste in quanto non vede tale soluzione. Esso non è dunque altro che un fenomeno di incoscienza sociale". Dal lato femminista, Mozzoni invece sosteneva che: "L’emancipazione femminile è la suprema, la più vasta e radicale delle questioni sociali, capace di unire le donne di tutti i ceti per a causa della loro libertà e del loro riscatto".




era quello che era ma un saltino in su lo fecero. patenti, lauree e via dicendo.
Wtf che cos'è l immediato vissuto?


so it begins


Ci tieni al tuo account?
riuppo perché per caso (giuro ) ho trovato questo filmato di youtube



se non altro iniziano a parlarne anche nella tv pubblica

p.s. Qualcuno saprebbe spiegarmi la differenza di condanna che c'è stata tra la storia del filmato e quella della Annibali?


Pazzesco. Mostra tutti i limiti del femmisnimo e della presunta lotta sia per le donne che per gli uomini che il sedicente movimento porterebbe avanti, queste sono persone lasciate sole e derise, pure dai centri anti violenza.

C’è chi dirà “eh ma saranno pochi i casi” 5 milioni dì violenze da parte di donne su uomini, 3,5 di violenze sessuali 6 milioni di violenze psicologiche, 2,5 milioni di arti persecutori (stalking) Altro che il “femmincidio”. Purtroppo è un tema tabù tutte le volte se ne parla l’accusa è di essere misogini o fesserie simili e intanto le violenze continuano nell’ombra.


La differenza tra questo caso è quello di Annibali è che l’aggressore è donna quindi gode di una protezione sociale maggiore perché non si attribuisce la capacità di uccidere. All’uomo sono stati dati 20 anni alla donna solo 8 che non sconta perché si è fatta ingravidare. Bella l’uguaglianza.
A parte che vorrei capire quei numeri da dove vengono, non so in Italia ma in tantissimi paesi e' pieno ormai di campagne contro la violenza domestica che sono inclusive, e nelle pubblicita' spesso si vedono anche uomini che reportano.

Per cui al solito hai detto una fesseria, giusto per dire qualcosa che ti fa star bene contro ignote femministe da campus che ti hanno traumatizzato
È proprio per atteggiamenti ed approcci come il tuo che la situazione attuale è questa. Quello che hai fatto è esattamente quello descritto nel video: derisione, diffidenza, banalizzazione.

La prima cosa che hai fatto è stato mettere in dubbio che cose del genere succedono “eh ma i paperz”, poi sei passato a confronti inesistenti (cosa c’entrano gli altri paesi europei? Stiamo
Parlando dell’itali), infine ad attaccare la persona (me in questo caso). Poi hai ignorato (perché ti scoccia) I fatti. Due casi identici ma con due risultati diversi, una differenza? Il sesso della vittima e di chi ha commesso il reato.

In sostanza sti facendo victim blaming ed è esattamente la stessa cosa di cui biasimi altri.
Ultimamente si e' parlato di Angelo Izzo e si e' visto come anche quarant'anni fa quello schifo del femminismo cavalcava solo determinate questioni (stupro) oscurando tutto il resto, al punto da indignare anche Donatella Colasanti. Il suo avvocato dell'epoca, Tina Lagostena Bassi, ci racconta al minuto 8:18 un aneddoto interessante su quel "movimento":



Hai voglia a dire "leggete il vocabolario". Conta solo quello che si fa (o non si fa, che comunque si traduce in volonta' ben precise).

Ma io son nato con il pistolino quindi la mia vita e' stupendamente meravigliosissima, le Principesse vogliano scusare questa mia ingerenza, con il loro permesso tornerei a disquisire del maltempo con gli unicorni rosa nel giardino dell' Eden.
Hai presente le quote rosa? Ci sono anche per gli atti criminali, per poter equilibrare il numero di delitti comè è giusto che sia incentivano le donne abbassando le pene
che croccantezza
Invidiosone, tranquillo che col tempo arriveremo anche alle quote a pois e anche tu potrai commettere qualche peccatuccio senza troppi strascichi .
Io se succede mi sa prendo un po' di ferie e cambio aria finchè non hanno consumato i bonus .
ma erano gli anni dove era legale il diritto d'onore da parte dell'uomo tradito, ma di che stiamo parlando, ogni tanto dovreste un minimo contestualizzare ogni evento nel suo contesto storico prima di indignarsi in modalità facebook
A chi interessa la questione del bias ideologico alla base dei discorsi sul femminicidio e sulla violenza contro le donne, consiglio il seguente libro che ho letto qualche settimana fa:

Bandelli, Daniela. 2017. Femicide, Gender and Violence: Discourses and Counterdiscourses in Italy. Cham: Palgrave Macmillan.

E' uno studio di critical discourse analysis: se questo non è pane per i vostri denti, lasciate perdere. L'autrice è PhD della University of Queensland e Marie Curie Fellow presso l'Università LUMSA di Roma. Peraltro discute anche della questione della percezione differenziata della violenza contro gli uomini. Non è facile incontrare punti di vista competentemente critici in materia, visto che quello femminista è il discorso dominante, mentre le critiche sono per lo più avanzate da associazioni provviste di un imprint politico più che scientifico, o da personaggi di dubbia caratura scientifica come il Fabio Nestola del video, i cui numeri Pjem ha giustamente messo in dubbio.

Ovviamente NGI non è che pulluli di filosofi e di sociologi, quindi per lo più si limita a fare da cassa di risonanza del discorso dominante, mentre le voci contrarie sono quelle dei criptofascisti e dei cripto- male supremacists. Chi invece avrebbe gli strumenti intellettuali per analizzare il fenomeno, è semplicemente troppo perso fra le tette delle figlie dei capitalisti per avere interesse a guardare criticamente alla narrativa in questione. Quindi alla fine questo è un topic del cazzo e il dialogo è completamente ingessato.
Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente voluto
Anzi , tanto non si riesce a fare la combo.

Ascoltate Number Six ha ragione, ci vuole un Phd in Fisting per essere oggettivi . Io passo


insomma come al solito non sai un cazzo, non capisci un cazzo, e appena possibile fai la superbattuta che non fa ridere nessuno. Ok.
Saluti da Ibiza


Spoiler




Trolla




Insomma hai postato per te stesso l’autoreferenzialismo di n6 al massimo

A ciascuno il proprio ruolo; e quando con la teoria può anche darsi l'esempio pratico, perché no?