Ma insultare cosa significa? è sinonimo di offendere. Quando si offende si
urta la sensibilità di qualcuno. Si dice che si "urta" ovviamente in senso figurato. Non c'è nessun urto materiale, come potrebbe esserci ad esempio nel caso di uno schiaffo. Se io dò un ceffone a qualcuno, è evidente che un urto c'è: quello tra la mia mano e la sua faccia. C'è una mano che urta una faccia e c'è il dolore che egli sente, provocato dall'urtare della mia mano contro la sua faccia, che è provvista di terminazioni nervose cioè, appunto, è sensibile.
Ma se io dico a qualcuno che è un gran figlio della mignotta, in che modo lo sto urtando? le sue terminazioni nervose infatti non vengono minimamente sfiorate dal significato della frase che ho pronunciato. Per il suo apparato uditivo se io avessi detto "ti voglio tanto bene, fratello mio caro" sarebbe stata la stessa identica cosa. Quindi, a meno che io non abbia urlato la frase con un altoparlante a diretto contatto con il suo orecchio provocandogli cosi, ad esempio, la frattura del timpano, non si capisce in che modo io posso avergli provocato un danno, cioè in che senso posso aver urtato la sua sensibilità.
A questo punto, siccome non sono un cretino, mi rendo perfettamente conto che si sta parlando di due diversi tipi di sensibilità. Banalmente potremmo distinguerle come a) sensibilità del corpo e b) sensibilità dell'animo. Rispettivamente distinguiamo anche tra danno materiale e danno morale.
Se il concetto di danno materiale è abbastanza chiaro ed evidente, quello di danno morale è invece molto più sfumato e sfuggente.
Bisogna considerare che spesso e volentieri quello che viene chiamato danno morale altro non è che un danno materiale indiretto. Ad esempio nel caso della calunnia. Se io dico in giro che Tizio, che fa il medico, è un pessimo medico e che a farsi curare da lui si rischia la vita, senza poterlo dimostrare, magari Tizio vedrà di giorno in giorno calare il numero delle persone che vanno da lui a farsi curare, con la ovvia conseguenza di un drastico calo delle entrate pecuniarie e quindi un danno tutto materiale.
Allo stesso modo anche l'insulto può essere spesso considerato come un danno materiale indiretto. Ad esempio fino ancora all'Ottocento non era raro che per un insulto ci si sfidasse a duello, duello che si risolveva con la morte di uno dei due duellanti. Il duello era un modo per recuperare o salvare l'onore e la rispettabilità compromessi dall'insulto.
Ma l'onore e la rispettabilità sono qualcosa di collettivo, non di personale. Qualcosa che esiste solo in relazione alla società. Un animale ad esempio non ha alcun onore. L'onore riguarda la considerazione che gli altri hanno di noi. Considerazione che si risolve in un certo atteggiamento nei nostri confronti, atteggiamento che facilita oppure complica il nostro vivere materiale in una certa società secondo certi codici.
Ad esempio un uomo che ha perduto l'onore, non verrà più rispettato, magari non avrà più diritto alla frequentazione di un certo ambiente o alla fruizione delle delizie che le signore custodiscono tra le cosce. E' questo è chiaramente un danno tutto materiale.
Ma tornando all'esempio di prima, se io dico a qualcuno che è un figlio di puttana, com'è che urto la sua sensibilità? non metto in dubbio che questo qualcuno sentendosi appellare in questo modo provi un "dolore" (nell'animo) , sinceramente. Ma perchè sente questo dolore, perchè si sente offeso?
Potrebbe essere ad esempio perchè, avendolo io insultato in un luogo pubblico, davanti a tutti, questi vede il suo onore compromesso, ha paura di passare per un vigliacco. Non c'entra quindi niente il fatto che lui sia o non sia davvero un figlio di puttana, nel senso di uno che ha la madre che vende il suo corpo. Tant'è che avrei anche potuto dirgli invece "testa di cazzo" oppure "faccia da culo" ottenendo il medesimo risultato.
C'entra solo il fatto che io gli sto mancando di rispetto, con la conseguenza che, penserà lui, mi sto mettendo sopra di lui, che lo considero inferiore a me e che se non reagisce gli altri penseranno che è un vigliacco e un debole, con le ovvie conseguenze (del tutto materiali )del caso.
Oppure, costui è davvero un figlio di puttana, nel senso che la madre davvero fa o faceva la puttana, e allora si sente ferito perchè: 1) gli stiamo ricordando una situazione (reale) della quale soffre, poichè è considerato disdicevole nella nostra società fare la puttana ed esserne il figlio può effettivamente provocare un certo disagio interiore. Disagio che è ancora legato alla società e alla morale condivisa.
(d'altra parte non è proprio vero che la verità può far male più di ogni altra cosa? )
non si vede perchè, se le cose non stessero come in uno dei due casi suddetti, qualcuno dovrebbe offendersi. Infatti se io dico a tizio che è un gran figlio della mignotta, tizio potrebbe anche non incazzarsi ma considerare quanto sto dicendo e farmi notare che mi sbaglio, che sua madre non fa e non ha mai fatto la puttana, che invece fa la maestra elementare, è donna fedele al marito e va in chiesa tutte le domeniche.
E allora quando uno bestemmia in che modo urta la sensibilità del credente? è chiaro che colui che viene offeso, il credente, non pensa davvero che io abbia ragione quando dico quello che dico riguardo Dio.
Casomai, quello che ne consegue, è che ciò che per lui è sacro per me non lo è affatto, e glielo faccio notare. Ma in che modo la sua fede viene offesa in questo? è una questione di numero la fede? non credo proprio! se la fede è vera non ci importa che gli altri non abbiano fede, casomai li compatiamo o li disprezziamo come esseri inferiori, come bestie incapaci di sacralità e venerazione.
Oppure la rispettabilità del credente è messa in discussione? ma in che modo? la fede non c'entra niente con l'onore e non è il nostro onore ad essere sotto attacco quando qualcuno bestemmia, sopratutto per quanto riguarda quella religione della fratellanza che, come istituzione, esclude totalmente dai suoi codici il concetto di onore, che è troppo mondano e legato a residui di un paganesimo che si vorrebbe confutare. Dare peso al concetto di onore sarebbe dunque un'assurdità, ammissione di colpevolezza, di immoralità o ipocrisia e infine di ateismo.