Codacons liberaci dal male Amen!

non sono affatto d'accordo.

vieni in friuli e scoprirai perchè
mi ospiti tu?


io non so quale sia la situazione i friuli, la situazione da tener presente comunque è quella nazionale.



triveneto ubriacone e bestemmioso


E tette e culi a tutte le ore, anche in fascia protetta.

Però per quelle il moige non dice nulla.
Ohe' , non scherziamo : tette e culi si lasciano dove sono


In pratica purtroppo in veneto e friuli si usa la bestemmia come intercalare e/o esclamazione.

Un po' labile definire il "sentirsi insultati" come prova di reato. Uno potrebbe sentirsi insultato da un peto o da un rutto, ma vorrei vedere quali sono le leggi che tutelano il perbenista in tali casi.


e qui ti rimando a http://www.diritto.it/articoli/penale/jasonni.html

la definizione di religione pare essere decisamente più fumosa a livello legale di come la presenti.


torniamo al problema di definizione di "religione", per l'appunto.


la parte in corsivo è stata definita incostituzionale, il che già di per sè è a parer mio un buon sintomo della dannosità attuale della legge.

Non si definisce il concetto di Divinità, e l'impostazione stessa (con il nome singolare e maiuscolo) pare suggerire un'ottica monoteistica, un ovvio retaggio dell'impostazione Cattolica sotto la quale la legge era stata scritta.


Per l'appunto, qui ti volevo. Anche ammettendo che la legge ci fornisse una definizione di religione (cosa che non fa) o di Divinità (neppure), avrebbe senso che fossero queste norme arbitrarie a stabilire se il credo di una persona possa essere leso o meno?
Una persona può credere in qualcosa che magari esulerebbe dalle rigide norme imposte, ma non per questo si sentirebbe meno offesa da quella che lei considera una bestemmia.

Tu riconosci che l'importante è la percezione interiore dell'offesa, un fatto totalmente aleatorio e personale, ma allo stesso tempo vuoi cristallizzata in una legge totalmente arbitraria la definizione di religione, di culto, di divinità. Un controsenso.



NU SEM FURLAN!!!
e se avesse bestemmiato un 'altra divinità?
sarebbe stato bannato lo stesso?
Il Grande Fratello andrebbe oscurato, sigillati gli studi, date alle fiamme le scenografie.

La più triste manifestazione della bassezza della cultura moderna.

E non mi venite a dire che i "programmi leggeri" devono esserci per rilassarsi...questo è puro e semplice voyeurismo, di una tristezza Maria De Filippica.

Oh tempora, oh mores!
son d'accordo, ma che cazzo c'entra?
siamo in uno stato tendezialmente bigotto

io mi trasferirò in olanda



Beh c'è un po' di differenza tra la religione ed un peto...la religione è lievemente più radicata nello spirito del cittadino piuttosto che un peto...






Beh qui non mi contraddici, se leggi tutto l'articolo ti rendi conto che la giustizia ha dato criteri più o meno definiti per valutare una religione, quelli che ti avevo postato prima è che rendevano fallacie il tuo discorso sulla "religione personale dell'amico invisibile"






E' il contrario si è eliminato il concetto "di religone di stato" per tutelare tutte le religioni, quindi al massimo il concetto di tutelabilità si è ampliato...
Touchè?





E' infatti il cittadino che denuncia la cosa, se un soggetto sente attaccato il proprio diritto alla religione con offese dirette in quello in cui crede ha diritto di essere tutelato; proprio perchè abbiamo uno stato laico che lascia la possibilità di aderire ad un culto, lo stato stesso deve anche difendere il diritto contro le offese di chi ne aderisce.





Io, come lo stato, non diamo definizione di "divinità" perchè l'argomento non ci compete, ci serve definire religione poichè è un elemento con cui lo stato deve interagire proprio per garantire la libertà di culto, è necessario che "religione" sia definito altrimenti lo stato chi dovrebbe tutelare? Come si difende un "culto" se non si sa cos'è un culto? Dio, la divinità èargomento che non interessa allo stato poichè l'organizzazione statale non si relaziona con Dio, ma con le religioni. Salta il tuo controsenso.

C'è gente a cui non da fastidio se uno appella la madre come "donnaccia" a me da fastidio, m'offende, lo stato mi deve tutelare o no?
Se qualcuno offende in maniera gratuita, perchè non si sta parlando di critica di contrasti e di idee (contrasti tutelati proprio dal tuo avversato libertà di culto) ma di volgare inutile offesa, quello in cui credo perchè non mi si deve tutelare?




la bestemmia non deve essere un reato. dato che non insulti direttamente nessuno. se dico "figlio di puttana" insulto direttamente la madre di colui con cui sto parlando..e certo dio non ti fa causa se gli imprechi dietro.

io me ne frego se ti offendi, sono cazzi tuoi dato che non ti ho insultato. ho insultato il tuo dio e, dato che la vendetta è sua....


Mi insulti e come perchè insulti ciò in cui credo, quindi insulti me.

Forse io e lo Stato Italiano abbiamo un idea più elevata della tua sul concetto di vita tra consociati.

Ti manca il rispetto. Secondo questa tua logica si può pisciare sul crocifisso in pubblica piazza, o cagare su un'corano fuori una moschea o ancora vietare agli ebrei lo shabat?

Come si rispetta e si difende la tua scelta di uomo laico si deve rispettare e difendere la scelta di cittadino aderenta ad una confessione religiosa.

Il problema delle bestemmie, secondo me, e' che manchi di rispetto a quelli che credono, piu' che il divino in persona, che quello, si sa difendere benissimo da solo
Ma insultare cosa significa? è sinonimo di offendere. Quando si offende si urta la sensibilità di qualcuno. Si dice che si "urta" ovviamente in senso figurato. Non c'è nessun urto materiale, come potrebbe esserci ad esempio nel caso di uno schiaffo. Se io dò un ceffone a qualcuno, è evidente che un urto c'è: quello tra la mia mano e la sua faccia. C'è una mano che urta una faccia e c'è il dolore che egli sente, provocato dall'urtare della mia mano contro la sua faccia, che è provvista di terminazioni nervose cioè, appunto, è sensibile.

Ma se io dico a qualcuno che è un gran figlio della mignotta, in che modo lo sto urtando? le sue terminazioni nervose infatti non vengono minimamente sfiorate dal significato della frase che ho pronunciato. Per il suo apparato uditivo se io avessi detto "ti voglio tanto bene, fratello mio caro" sarebbe stata la stessa identica cosa. Quindi, a meno che io non abbia urlato la frase con un altoparlante a diretto contatto con il suo orecchio provocandogli cosi, ad esempio, la frattura del timpano, non si capisce in che modo io posso avergli provocato un danno, cioè in che senso posso aver urtato la sua sensibilità.

A questo punto, siccome non sono un cretino, mi rendo perfettamente conto che si sta parlando di due diversi tipi di sensibilità. Banalmente potremmo distinguerle come a) sensibilità del corpo e b) sensibilità dell'animo. Rispettivamente distinguiamo anche tra danno materiale e danno morale.

Se il concetto di danno materiale è abbastanza chiaro ed evidente, quello di danno morale è invece molto più sfumato e sfuggente.

Bisogna considerare che spesso e volentieri quello che viene chiamato danno morale altro non è che un danno materiale indiretto. Ad esempio nel caso della calunnia. Se io dico in giro che Tizio, che fa il medico, è un pessimo medico e che a farsi curare da lui si rischia la vita, senza poterlo dimostrare, magari Tizio vedrà di giorno in giorno calare il numero delle persone che vanno da lui a farsi curare, con la ovvia conseguenza di un drastico calo delle entrate pecuniarie e quindi un danno tutto materiale.

Allo stesso modo anche l'insulto può essere spesso considerato come un danno materiale indiretto. Ad esempio fino ancora all'Ottocento non era raro che per un insulto ci si sfidasse a duello, duello che si risolveva con la morte di uno dei due duellanti. Il duello era un modo per recuperare o salvare l'onore e la rispettabilità compromessi dall'insulto.

Ma l'onore e la rispettabilità sono qualcosa di collettivo, non di personale. Qualcosa che esiste solo in relazione alla società. Un animale ad esempio non ha alcun onore. L'onore riguarda la considerazione che gli altri hanno di noi. Considerazione che si risolve in un certo atteggiamento nei nostri confronti, atteggiamento che facilita oppure complica il nostro vivere materiale in una certa società secondo certi codici.

Ad esempio un uomo che ha perduto l'onore, non verrà più rispettato, magari non avrà più diritto alla frequentazione di un certo ambiente o alla fruizione delle delizie che le signore custodiscono tra le cosce. E' questo è chiaramente un danno tutto materiale.

Ma tornando all'esempio di prima, se io dico a qualcuno che è un figlio di puttana, com'è che urto la sua sensibilità? non metto in dubbio che questo qualcuno sentendosi appellare in questo modo provi un "dolore" (nell'animo) , sinceramente. Ma perchè sente questo dolore, perchè si sente offeso?

Potrebbe essere ad esempio perchè, avendolo io insultato in un luogo pubblico, davanti a tutti, questi vede il suo onore compromesso, ha paura di passare per un vigliacco. Non c'entra quindi niente il fatto che lui sia o non sia davvero un figlio di puttana, nel senso di uno che ha la madre che vende il suo corpo. Tant'è che avrei anche potuto dirgli invece "testa di cazzo" oppure "faccia da culo" ottenendo il medesimo risultato.

C'entra solo il fatto che io gli sto mancando di rispetto, con la conseguenza che, penserà lui, mi sto mettendo sopra di lui, che lo considero inferiore a me e che se non reagisce gli altri penseranno che è un vigliacco e un debole, con le ovvie conseguenze (del tutto materiali )del caso.

Oppure, costui è davvero un figlio di puttana, nel senso che la madre davvero fa o faceva la puttana, e allora si sente ferito perchè: 1) gli stiamo ricordando una situazione (reale) della quale soffre, poichè è considerato disdicevole nella nostra società fare la puttana ed esserne il figlio può effettivamente provocare un certo disagio interiore. Disagio che è ancora legato alla società e alla morale condivisa.

(d'altra parte non è proprio vero che la verità può far male più di ogni altra cosa? )

non si vede perchè, se le cose non stessero come in uno dei due casi suddetti, qualcuno dovrebbe offendersi. Infatti se io dico a tizio che è un gran figlio della mignotta, tizio potrebbe anche non incazzarsi ma considerare quanto sto dicendo e farmi notare che mi sbaglio, che sua madre non fa e non ha mai fatto la puttana, che invece fa la maestra elementare, è donna fedele al marito e va in chiesa tutte le domeniche.

E allora quando uno bestemmia in che modo urta la sensibilità del credente? è chiaro che colui che viene offeso, il credente, non pensa davvero che io abbia ragione quando dico quello che dico riguardo Dio.

Casomai, quello che ne consegue, è che ciò che per lui è sacro per me non lo è affatto, e glielo faccio notare. Ma in che modo la sua fede viene offesa in questo? è una questione di numero la fede? non credo proprio! se la fede è vera non ci importa che gli altri non abbiano fede, casomai li compatiamo o li disprezziamo come esseri inferiori, come bestie incapaci di sacralità e venerazione.

Oppure la rispettabilità del credente è messa in discussione? ma in che modo? la fede non c'entra niente con l'onore e non è il nostro onore ad essere sotto attacco quando qualcuno bestemmia, sopratutto per quanto riguarda quella religione della fratellanza che, come istituzione, esclude totalmente dai suoi codici il concetto di onore, che è troppo mondano e legato a residui di un paganesimo che si vorrebbe confutare. Dare peso al concetto di onore sarebbe dunque un'assurdità, ammissione di colpevolezza, di immoralità o ipocrisia e infine di ateismo.


a me da decisamente più fastidio un peto di una bestemmia

E comunque era un esempio per assurdo. Un benpensante può essere scandalizzato dalla maleducazione, ma non per questo il suo sconforto è tutelato. La religione non è che una delle tante cose per cui ci si può infastidire. Tu la consideri più importante.


Temo tu non abbia letto il link... Il punto è che non esistono norme precise per definire una religione, tant'è che la causa è rimbalzata da una corte all'altra per anni prima che venisse raffazzonata una decisione in merito ad una vicenda di possibile truffa. Altro che bestemmia.


Touchè un corno, la legge tutela "il divino". Prima sapevamo cos'era, la legge lo identificava col Dio cristiano. Poi, ripulita la legge nel nome della par condicio, non sappiamo più a cosa essa si riferisca.


Ribadisco, magari lo capisci: la legge tutela la "divinità", senza dire cosa essa sia. La religione è il braccio armato della divinità, non la divinità stessa. Non occorre aderire ad un culto o ad una religione ufficializzata per credere in una divinità. E tu tuteleresti solo quelle, in modo arbitrario e parziale.


La legge non fornisce una definizione di "religione".
La legge non è contro le diffamazioni alle istituzioni religiose, ma contro la percezione d'offesa del singolo. Toh, torna il controsenso.

Dio non interessa allo stato eh?

Io leggo divinità, tu?


...



A questa cretinata infantile ho già risposto io col mio post, guarda qualche pagina indietro.

E cresci. Impara il rispetto.
Devi offendere la gente solo perchè bestemmiare ti fa sentire "più figo"?

Per un credente, una bestemmia è PEGGIO che sentirsi dare del figlio di puttana, è umiliante, ferisce. PErchè devi farlo? Chi sei?

Cresci...